
Salvador Dalí, genio dei sogni e delle visioni distorte dell’immaginazione, è oggi anche l'artista più falsificato al mondo. Lo dimostrano i recenti sequestri a Parma di ventuno opere ritenute false. La sua fama immensa e la forte richiesta sul mercato hanno reso le sue creazioni terreno fertile per i falsari, che sfruttano firme dubbie e un sistema di controlli spesso lacunoso.
Chi era Salvador Dalí
All'anagrafe Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalí i Domènech (Figueres, 1904 – 1989), Salvador Dalí è stato un artista catalano a tutto tondo, ha lavorato come pittore, scultore, scrittore, fotografo, cineasta, designer, sceneggiatore (e mistico). È tuttavia famoso principalmente per le immagini bizzarre delle sue opere surrealiste e dadaiste, la cui ispirazione risaliva ai maestri del Rinascimento. Dotato di fervida immaginazione e grande creatività, catturò spesso l'attenzione del pubblico anche per i suoi modi eccentrici e le sue bizzarrie, come il fatto di portare al guinzaglio un formichiere addomesticato.
Malgrado sia solo uno di molti artisti del Movimento surrealista, Dalì è spesso visto come l'esponente più riconoscibile e famoso presso il grande pubblico: l'elevata domanda di mercato per le sue opere d'arte, che quindi mantengono un alto valore e una ampia appetibilità, causa un'ampia richiesta che apre la strada alle contraffazioni.

Le falsificazioni di Dalí
Il caso della falsificazione di Dalì non è però del tipo che spesso immaginiamo: non si tratta di uno o più esempi di famosi quadri contraffatti, quanto piuttosto di una sequenza di copie di originali e sostituzioni di firme. Questo è possibile soprattutto perché il mercato di Dalì non è associato tanto alla pittura quanto alla litografia, che è quel procedimento per cui un disegno o un'incisione fatta su pietra viene trasposto (per via chimica o meccanica) su carta o altro supporto: basta avere una matrice per fare quante copie si vogliono.

Un procedimento che ha portato lo stesso Dalí a offuscare i confini dell'autenticità. Negli anni '70 e '80, come riporta l'investigatrice ed esperta in frodi artistiche Colette Loll, l'artista – accusato al tempo di essere molto venale – firmò preventivamente migliaia di fogli bianchi da utilizzare per le successive stampe in edizione limitata. Molti di questi fogli furono usati impropriamente e sfruttati da altri artisti o falsari per vendere dei "Dalí" fatti da terzi. Altre opere invece sembrano essere state firmate in circostanze discutibili, quando la sua salute stava peggiorando, prima della morte nel 1989. Questa ondata di firme autentiche su opere dubbie ha creato un terreno davvero fertile per la contraffazione, fenomeno ancora oggi molto diffuso.
Per fare un esempio dell'entità del problema: già a metà degli anni '80, cioè mentre l'artista era ancora in vita, un avvocato newyorkese che lo rappresentava stimò che in quegli anni fossero state vendute negli Stati Uniti litografie false di Dalí per un valore di 625 milioni di dollari (del tempo).

Paradossalmente, il maestro del Surrealismo rischia così di diventare il simbolo stesso dell’inganno: un caso emblematico di quanto sia fragile il confine tra autentico e contraffatto, tra arte e frode. Tocca a esperti e collezionisti districarsi in questo labirinto di speculazioni e illusioni, nel tentativo di distinguere ciò che è davvero nato dalla mente visionaria di Dalí da ciò che ne è soltanto un riflesso ingannevole.