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5 Novembre 2023
16:00

Chi erano i gladiatori, i lottatori acclamati che combattevano nelle arene di Roma antica

Abbiamo visto tutti “Il gladiatore”, il famoso film del 2000 interpretato da Russell Crowe, pieno però di incongruenze ed errori. La storia dei gladiatori, infatti, è molto diversa e più complessa di quella raccontata nel film.

A cura di Erminio Fonzo
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Chi erano i gladiatori, i lottatori acclamati che combattevano nelle arene di Roma antica
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I gladiatori (in latino gladiatores) erano lottatori armati, che al tempo di Roma antica si battevano nelle arene in combattimenti veri” e senza esclusione di colpi. In casi frequenti, gli incontri terminavano con la morte di uno dei due contendenti. Tale pratica era definita giochi gladiatori e in epoca romana rappresentava un vero e proprio spettacolo.

La parola gladiatore deriva da gladio, la spada corta che era una delle armi usate più frequentemente nelle arene. I combattimenti, derivati da precedenti tradizioni italiche, ebbero inizio nel III secolo a.C. e raggiunsero l’apogeo in età imperiale. I gladiatori erano spesso prigionieri di guerra, ma tra loro vi erano anche uomini condannati dai tribunali e persino cittadini liberi, che sceglievano volontariamente di combattere. Tutti i gladiatori rischiavano la vita e alcuni di loro, come il celebre Spartaco, si ribellarono contro Roma, non accettando la loro condizione.

Le origini e l’evoluzione dei combattimenti tra gladiatori

La tradizione romana dei gladiatori trasse origine dalle usanze di altre popolazioni italiche: gli etruschi secondo alcuni studiosi e i campani secondo altri. Nei primi tempi i combattimenti erano organizzati dalle famiglie ricche in occasione della morte di uno dei loro membri. Il primo combattimento in assoluto è attestato nel 264 a. C.,quando nel Foro boario di Roma si scontrarono tre coppie di gladiatori per i riti funebri del patrizio Bruto Pera. Con il passare degli anni i combattimenti divennero sempre più popolari e gradualmente si diffusero in tutte le città dell’impero. Inoltre, da evento “privato” si trasformarono in un affare di Stato: in genere erano inseriti in celebrazioni più ampie ed erano finanziati dagli esponenti politici che intendevano guadagnare il consenso della popolazione. Si diceva che per tenere buona la plebe romana fosse necessario offrirle panem et circenses, pane e spettacoli. In età imperiale (iniziata, come sappiamo, nel 27 a. C.) il ruolo dello Stato e degli imperatori nell’organizzazione dei giochi gladiatori divenne ancora più importante.

I combattimenti avevano luogo nelle arene (o anfiteatri), presenti in numerose città romane. La più grande fu inaugurata a Roma nell’anno 80 d. C.: l’anfiteatro Flavio, oggi meglio noto come Colosseo.

L'arena di Arles
L’arena di Arles.

Come si diventava gladiatore

In origine i gladiatori erano prigionieri di guerra, costretti a combattere nell’arena dietro minaccia di morte. Con il passare degli anni, però, entrarono nel novero dei lottatori anche schiavi condannati dai tribunali (la condanna ai giochi nell’arena equivaleva quasi a una condanna a morte) e uomini liberi che sceglievano volontariamente di partecipare ai combattimenti.

I gladiatori rischiavano la vita, ma se dimostravano valore erano ricompensati con il prestigio e, talvolta, con la ricchezza, un po’ come gli attuali campioni sportivi. Persino alcuni imperatori vollero cimentarsi nei combattimenti, in parte per spirito di avventura e in parte per acquisire popolarità, ma in genere i loro incontri erano “addomesticati” e il rischio per l’incolumità era ridotto al minimo.

Per addestrare i gladiatori esistevano apposite scuole, la più famosa delle quali aveva sede a Capua.

raffigurazione di gladiatori in un mosaico del I secolo d. C.
Raffigurazione di gladiatori in un mosaico del I secolo d. C.

Come si svolgevano i giochi nell’arena

Ogni spettacolo includeva diversi combattimenti, ciascuno dei quali durava in media 10-15 minuti e terminava quando uno dei due combattenti era neutralizzato o ucciso. La sorte dello sconfitto dipendeva dall’organizzatore/finanziatore dei giochi (editor), che poteva decidere per la morte o per la salvezza, spesso seguendo gli umori della folla. L’editor esprimeva la sua decisione con un gesto, ma non è certo che per decretare la morte volgesse il pollice verso il basso, come in genere si ritiene. Il gesto esatto, infatti, non è noto.

Pollice verso, quadro di J-L- Gerome, all'origine dell'equivoco
Pollice verso, quadro di J.L. Gerome, all’origine dell’equivoco.

I vincitori erano ricompensati con un premio messo in palio dall’editor e con un ramo di palma. Nel caso dei prigionieri di guerra, la vittoria (più spesso una serie di vittorie) poteva essere ripagata anche con la liberazione.

In genere i combattimenti dei gladiatori erano il momento “clou” di celebrazioni più ampie, che prevedevano anche altri spettacoli, tra i quali le venationes, cioè il combattimento tra uomini, detti bestiarii, e animali feroci (soprattutto leoni e tigri, ma anche orsi, lupi, leopardi). Spesso nelle arene avevano luogo anche le esecuzioni dei condannati a morte mediante sbranamento. A differenza degli altri bestiarii, i condannati erano privi di armi e talvolta persino legati a un palo, in modo che non potessero difendersi dagli animali. I bestiarii, sia combattenti, sia condannati, non rientravano tra i gladiatori.

Tipi di gladiatori

I gladiatori erano suddivisi in varie categorie, ognuna equipaggiata con uno specifico armamento. In origine, erano classificati su base etnica: sanniti, celti, traci, ecc., ma con il passare del tempo furono definite altre categorie, non legate solo all’origine “nazionale” dei combattenti. Tra i gladiatori più diffusi in età imperiale vi erano:

  • Reziario, armato con un tridente, un pugnale e una rete da pesca per immobilizzare l’avversario, ma privo di armature pesanti.
  • Mirmillone, armato con il gladio e protetto da uno scudo rettangolare, da parabraccia e schinieri.
  • Secutor, un mirmillone specializzato nel combattimento contro i reziari, che portava un elmo rotondo, per non offrire appigli alla rete dell’avversario.
  • Oplomaco, armato con lancia e gladio, protetto da uno scudo rotondo, dall’elmo, da parabraccia e da schinieri.
Un reziario trafigge un secutor col suo tridente. Mosaico del II-III secolo d. C.
Un reziario colpisce un secutor col suo tridente. Mosaico del II–III secolo d. C.

Esistevano, però, anche altre categorie e in età imperiale sono attestati persino gladiatori a cavallo o su carri da guerra. In alcune occasioni furono organizzati anche combattimenti femminili, sui quali le fonti sono molto scarse.

La rivolta di Spartaco

Le condizioni dei gladiatori non liberi erano assai dure e il rischio di perdere la vita era costante, al punto che solo pochi lottatori sopravvivevano a più di dieci combattimenti.

La maggior parte dei condannati aspirava a ottenere la liberazione individuale e non a promuovere rivolte. Almeno in un’occasione, però, i gladiatori si misero alla testa di una vasta ribellione di schiavi. Nel 73 a.C. circa ottanta lottatori della scuola di Capua presero le armi contro Roma e, al comando del trace Spartaco, riuscirono a costituire un esercito di migliaia di schiavi. Le legioni romane, sconfitte più volte, riuscirono a reprimere la rivolta solo nell’anno 71.

Statua moderna di Spartaco al museo del Louvre
Statua moderna di Spartaco al museo del Louvre.

Declino e fine degli spettacoli dei gladiatori

Gli spettacoli dei gladiatori raggiunsero la massima popolarità durante l’età imperiale. Il declino iniziò nel III secolo d. C. quando, a causa della crisi dell’impero, la classe politica aveva a disposizione meno fondi da destinare ai giochi. Inoltre l’avvento del cristianesimo (religione ufficiale dell’impero dall’anno 380) mise fine alle feste pagane, al cui interno si tenevano spesso gli spettacoli nelle arene, e in due occasioni, nel 399 e nel 438, gli imperatori emisero divieti di organizzare combattimenti tra gladiatori. L’ultimo combattimento conosciuto ebbe luogo nel 439, quando l’interesse del pubblico era ormai scemato in tutto il mondo romano.

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