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2 Maggio 2024
9:34

C’è davvero un ananas americano in un mosaico dell’antica Roma?

Sembra proprio un ananas il presunto frutto realizzato in un mosaico romano del I secolo d.C. esposto al Museo del Palazzo Massimo alle Terme di Roma: com'è possibile, visto che l'ananas è arrivato in Europa dalle Americhe dopo il 1492? È tutta questione di prospettiva culturale.

A cura di Giulia Giaume
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C’è davvero un ananas americano in un mosaico dell’antica Roma?
ananas mosaico antica roma

Capita che, guardando opere d'arte del passato, si aprano nuove finestre sulla storia e, addirittura, si debba andare a riscriverla. Che sia questo il caso del mosaico romano pavimentale in cui sembra sia raffigurato un ananas? In effetti il presunto frutto piazzato in un grande cesto di frutta, accanto a uva, melagrane, fichi e mele, che si trova sul pavimento del secondo piano del Museo del Palazzo Massimo alle Terme di Roma sembra proprio un ananas. Ma questi frutti non sono arrivati in Occidente dalle Americhe dopo i viaggi di Cristoforo Colombo del 1492?

Effettivamente la pianta di ananas, della famiglia delle Bromeliacee, arrivò in Europa solo dopo le prime conquiste europee oltreoceano alla fine del XV secolo e deve il suo nome alla denominazione xanananas nella lingua indigena Guaraní. Dopo il ritorno delle prime spedizioni europee in America è infatti comune vedere delle rappresentazioni di questo frutto, soprattutto in contesti nobiliari e reali, visto il pregio e l'esotismo della pianta. È parte di un processo chiamato scambio colombiano.

La natura morta del mosaico romano, però, risale all'inizio del I secolo d.C. e anche in un affresco all'interno della Casa dell'Efebo a Pompei c'è qualcosa di simile a un ananas incluso tra le offerte votive. Com'è possibile che allora gli artigiani conoscessero l'aspetto di questo frutto tropicale? Gli antichi Romani avevano già raggiunto l'America prima di Colombo?

Non è impossibile, ma è molto improbabile. La risposta dovrebbe essere molto più semplice. Nel libro Storia Naturale di Pompei della studiosa americana Wilhelmina Feemster Jashemsk si contesta che quello ritrovato sia un ananas: l'accostamento del presunto frutto con l'ananas, avanzato nel 1950 dal botanico Domenico Casella, viene qui smentito da altri botanici che hanno identificato l'oggetto come una pigna del pino marittimo, originario del Mediterraneo. La somiglianza tra ananas e pigne è ricordata anche nella denominazione inglese della pianta, pineapple, cioè letteralmente mela-pigna.

Quanto al ciuffo di foglie, si tratterebbe di una licenza poetica (magari degli aghi di pino) per enfatizzare in modo ornamentale le caratteristiche dell'oggetto.

pigna pino silvestre
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