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Chi ha inventato il galateo e chi decide oggi cosa si dovrebbe o non dovrebbe fare?

Il galateo è comunemente inteso come l'insieme delle regole comportamentali del vivere civile e della buona educazione e si può applicare nelle più svariate situazioni: dalla tavola alla conversazione. Il nome comune deriva dal trattato del 1558 "Galateo overo de' costumi", scritto da Giovanni della Casa in onore del vescovo Galeazzo (in latino "Galatheus") Florimonte, ispiratore dell'opera.

23 Dicembre 2024
7:06
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Chi ha inventato il galateo e chi decide oggi cosa si dovrebbe o non dovrebbe fare?
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Secondo il galateo durante i pasti non si dovrebbe mai augurare "buon appetito", il tovagliolo andrebbe tenuto sulle ginocchia e i gomiti non si dovrebbero mai appoggiare sulla tavola. Ma chi ha deciso queste "regole"? Chi ha inventato, insomma, il galateo, cioè l'insieme delle norme di comportamento comunemente accettate per quanto riguarda il vivere civile e la buona educazione? A occuparsi per primo di "buone maniere" dando loro il nome di "galateo" fu il monsignor Giovanni Della Casa (1503-1556) che tra 1551 e 1555 scrisse un breve trattato in italiano, pubblicato postumo, nel 1558, intitolato Galateo overo de' costumi (il titolo completo è molto più lungo). Il termine "Galateo" deriva dall'ispiratore dell'opera, cioè Galeazzo Florimonte (in latino Galatheus), vescovo di Aquino (1543-1552) e poi di Sessa Aurunca (1552-1565), a cui Giovanni della Casa dedicò il trattato.

Il Galateo overo de' costumi è impostato come un dialogo platonico tra un anziano (dietro cui si cela l'autore e che in realtà è l'unico personaggio che parla) e un ragazzino (probabilmente il nipote prediletto di Della Casa, di nome Annibale). L'anziano enumera e descrive le diverse maniere di comportarsi che ha appreso nel corso della sua attività come Arcivescovo di Benevento, Nunzio apostolico a Venezia e Segretario di Stato di papa Paolo IV. Contiene così suggerimenti e indicazioni rispetto a moltissimi ambiti e situazioni, dallo stare a tavola al conversare, dal tenere o partecipare a ricevimenti e feste al modo di vestire.

Il volume ebbe un enorme successo e fu ristampato innumerevoli volte nel corso dei secoli (anche con leggere modifiche e con una struttura più leggibile, divisa in capitoli). Stimolò inoltre la realizzazione e stampa in tutta Europa di trattati simili, aggiornati agli usi e costumi dei periodi storici di riferimento e alcuni dei quali ebbero a loro volta grande diffusione.

Oggigiorno non esiste un riferimento principale o un'unica autorità in materia di galateo ed etichetta. Da un lato la globalizzazione e il contatto continuo con usi e costumi diversi da quelli europei e occidentali ha determinato una certa difficoltà a sistematizzare in modo univoco i comportamenti sociali; dall'altro varie forme di galanteria (parlando dal punto di vista della tradizione) sono sempre più state classificate come forme di maschilismo e sessismo. Inoltre l'importanza crescente dei social network nelle vite delle persone produce continuamente mode e stili momentanei. Nonostante questo, soprattutto in contesti formali e ambienti altolocati, le regole del galateo vengono spesso mantenute in vita e rispettate.

Classe ‘88, sono laureato in Scienze Geografiche e prima di Geopop ho lavorato per lo sviluppo di progetti socio-ambientali, scritto un romanzo di viaggio, insegnato Geografia, Storia e Lettere alle superiori e fatto divulgazione su YouTube e RaiGulp. Viaggiare e raccontare il mondo è la mia passione: geopolitica, luoghi, usi e costumi, storie… Da bambino adoravo Piero Angela e Indiana Jones.
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