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9 Dicembre 2024
6:00

Chi ha inventato il libro tascabile, quando e perché? È un’idea italiana!

Nel 1501 Aldo Manuzio, editore veneziano, inventò il libro tascabile: il formato piccolo ed economico dei grandi classici e dei manuali che ha reso i testi più accessibili, favorendo la democratizzazione e la diffusione del sapere.

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Chi ha inventato il libro tascabile, quando e perché? È un’idea italiana!
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Il libro tascabile, una delle più grandi rivoluzioni dell'editoria, nacque con l'obiettivo di rendere la lettura accessibile a un pubblico più vasto e di favorire la diffusione della cultura oltre i confini delle élite intellettuali. Questa innovazione si deve ad Aldo Manuzio, un umanista e tipografo veneziano che nel XVI secolo, durante il Rinascimento, trasformò l'idea del libro, rendendolo più economico, pratico e portatile. La storia del libro tascabile non solo testimonia un cambiamento tecnologico, ma riflette anche le trasformazioni culturali e sociali del tempo, che puntavano verso una maggiore democratizzazione del sapere.

Chi era Aldo Manuzio, inventore del libro tascabile

Aldo Manuzio (1449-1515), figura centrale dell'umanesimo rinascimentale, fu un tipografo ed editore che operava a Venezia, allora uno dei più importanti centri culturali e commerciali d’Europa. Manuzio ebbe la lungimiranza di affiancare alle sue sontuose e costose edizioni anche opere più economiche e portatili, da lui stesso definite nel 1503 “libelli portatiles in formam enchiridii” («enrichirìdion» significa «che si tiene in mano»). Questi volumi, realizzati nel formato in-ottavo, erano progettati con cura e rivolti a un pubblico più ampio, superando i confini della ristretta élite di letterati e studiosi.

Stampare in ottavo significava dividere ogni foglio in otto fogli più piccoli, e i vantaggi erano numerosi, fra cui i più importanti: risparmiare carta e permettere una modalità di lettura nuova, che rispondesse alle esigenze di un pubblico già presente ma mai riconosciuto, che cercava un approccio alla lettura distinto rispetto alle consuetudini del passato. La dimensione (circa 10,5 x 16 cm), permetteva di abbandonare i grandi e pesanti volumi manoscritti o stampati fino ad allora, rendendo i testi portatili e maneggevoli.

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Aldo Manuzio, inventore del libro tascabile.

La sua invenzione del libro tascabile risale al 1501, quando pubblicò le "Bucoliche" di Virgilio L’obiettivo del tipografo era duplice: da un lato, avvicinare i lettori alle opere classiche dell’antichità; dall’altro, promuovere un nuovo modo di leggere, libero dai vincoli dello studio accademico e degli spazi dedicati. A questo primo esperimento seguirono edizioni di altri grandi classici latini, come Giovenale, Ovidio e Cicerone, ma anche opere italiane come quelle di Dante e Petrarca.

Un altro aspetto cruciale del contributo di Manuzio fu l'adozione del carattere corsivo, che riduceva la quantità di spazio necessario per il testo, rendendo i libri ancora più compatti e leggibili. Le sue edizioni, conosciute come “aldine” – prendono quindi il nome da lui – erano pensate per un pubblico ampio: non solo studiosi, ma anche mercanti, viaggiatori e appassionati di letteratura. Questa intuizione rispondeva a un’esigenza culturale emergente in un’epoca in cui il sapere cominciava a diffondersi grazie alla stampa.

Il significato e l’eredità del libro tascabile

L’invenzione del libro tascabile segnò una svolta epocale per la diffusione del sapere. La sua praticità, unita a costi di produzione più bassi, rese i testi accessibili a fasce più ampie della popolazione. Non si trattava solo di un cambiamento tecnologico, ma anche di un atto politico e sociale: il libro tascabile contribuiva alla democratizzazione della cultura, ampliando la platea dei lettori.

Nei secoli successivi, il concetto venne ulteriormente sviluppato e perfezionato. Nel XIX secolo, editori come Sonzogno in Italia e Tauchnitz in Germania iniziarono a pubblicare collane economiche destinate a un pubblico di massa. La vera esplosione del libro tascabile, però, avvenne nel XX secolo: Allen Lane, fondatore della Penguin Books, nel 1935 introdusse i moderni “paperbacks”. il termine vero e proprio di "tascabile" deriva dall'inglese "pocket book", introdotto negli Stati Uniti nel 1939 dalla casa editrice Simon & Schuster. In Francia, i "Livres de Poche" apparvero nel 1952.

Questi libri economici, di alta qualità ma a basso costo, conquistarono il mercato globale, diventando uno strumento indispensabile per la lettura quotidiana. In Italia, un passaggio cruciale avvenne nel 1965 con gli Oscar Mondadori, descritti da Vittorio Sereni, poeta e responsabile editoriale della collana, come “libri transistor”. A loro si deve il merito di aver introdotto il libro tascabile anche nei canali delle edicole.

Oggi, il concetto di libro tascabile ha assunto caratteristiche più vicine a quelle del mercato editoriale di massa. Pur restando fedele ai principi di accessibilità e maneggevolezza, si è evoluto in una forma più strutturata, legata all’industria culturale moderna. Il tascabile contemporaneo si distingue non solo per il formato ridotto (11 x 18 cm in standard internazionale), ma anche per la brossura economica, il prezzo contenuto e l’inserimento in collane numerate. Questo modello, in gran parte consolidatosi grazie all’editoria anglo-americana, ha rappresentato un passo decisivo nell’evoluzione del libro tascabile, mantenendone vivi i principi fondanti pur adattandoli alle esigenze dell’industria moderna.

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