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29 Luglio 2025
10:42

I dati dell’ISS sul virus Chikungunya in Italia, cosa c’è da sapere senza allarmismo

In Italia, nel 2025, si contano 30 casi confermati di infezione da virus Chikungunya, una malattia virale trasmessa da zanzare Aedes quasi tutti legati a viaggi all’estero. Come per il virus West Nile, è sotto sorveglianza sanitaria e il rischio di nuovi focolai, specie nelle zone costiere e urbane, aumenta nei mesi estivi secondo studi ISS.

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I dati dell’ISS sul virus Chikungunya in Italia, cosa c’è da sapere senza allarmismo
zanzara tigre chikungunya

Nelle ultime settimane, in provincia di Piacenza è stato segnalato il primo caso autoctono, cioè l'infezione è avvenuta direttamente in Italia, di virus Chikungunya (CHIKV): si va così ad aggiungere ai 29 casi già segnalati da inizio anno, collegati però a viaggi all'estero. La CHIKV è un'arbovirosi, cioè una malattia causata da un virus trasmessa da punture di artropodi (di solito, zanzare, ma anche zecche e flebotomi) a uomini e altri animali. È trasmessa da zanzare del genere Aedes, in particolare Aedes aegypti e Aedes albopictus (meglio conosciuta come zanzara tigre) presente in molte zone del nostro territorio e, come il West Nile virus, non può essere diffuso da persona a persona. Senza allarmismi, il rischio di infezione è concreto soprattutto per chi viaggia in zone a rischio e la guarigione è quasi sempre completa, salvo rari casi.

Insieme a Dengue e virus Zika, la Chikungunya è oggetto di sorveglianza da parte del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), ma come riportato dal Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dai dati epidemiologici dell’ISS, la malattia in Europa non è endemica, cioè non è radicata e specifica dei nostri territori. Anche la Francia sta monitorando la situazione CHIKV, dove tra maggio e luglio 2025 sono stati identificati circa 800 casi di cui l'80% derivanti da rientri dall'estero. Uno studio pubblicato su Nature communications ha analizzato l’andamento dei focolai negli anni per prevedere quelli futuri: ne è emerso che sarà possibile un aumento dei casi registrati soprattutto in zone costiere e nelle periferie.

Com'è la situazione in Italia: la mappa dei casi confermati 

La Chikungunya in Italia e in Europa rientra tra le arbovirosi presenti nella rete di sorveglianza epidemiologica comunitaria, insieme a Dengue, Zika e West Nile: pertanto è inserita nel Piano Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi (PNA) 2020-2025 e sono disponibili bollettini settimanali che ne monitorano la diffusione.

Secondo l’aggiornamento pubblicato il 17 Luglio 2025, da inizio anno risultano 30 casi confermati di Chikungunya, nessuno dei quali letale, con un età mediana di 47 anni. Come riportato dall'ISS, solo un caso è autoctono, ossia la trasmissione è avvenuta in Italia, in provincia di Piacenza. I restanti 29 casi, sempre maggiormente concentrati nell’Italia settentrionale, sono da ricollegarsi a viaggi all’estero. In particolare, sono stati segnalati:

  • 1 caso in Piemonte
  • 9 casi in Lombardia
  • 4 casi in Veneto
  • 3 casi (oltre a quello autoctono) in Emilia Romagna
  • 6 casi in Toscana
  • 5 casi nel Lazio
  • 1 caso in Campania
Diffusione Chikungunya Italia Luglio 25
Casi confermati di infezione da Chikunguya in Italia. Credit: ISS

L’analisi degli esperti sui possibili scenari futuri

Non è il caso di fare allarmismi: al momento, il rischio maggiore, come evidenziato dai report delle autorità sanitarie, è legato a viaggi in zone in cui il virus è endemico. Nonostante possa dare dolori articolari che durano anche mesi, si tratta di casi rari e la maggior parte dei pazienti si riprende completamente dall’infezione in pochi giorni. In futuro però, le infezioni da CHIKVD, sia legate ai viaggi che autoctone, potrebbero aumentare, come rilevato da uno studio di recente pubblicazione condotto dalla Fondazione Bruno Kessler e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in collaborazione con il Ministero della Salute e le Regioni.

I ricercatori hanno analizzato i dati delle infezioni di Chikungunya registrati nel nostro Paese dal 2006 al 2023, con lo scopo di valutare il rischio di nuovi focolai. Dei 235 casi di CHIKVD confermati sul territorio, 93 erano autoctoni e ben 142 derivanti da viaggi all’estero in zone a rischio come Thailandia, Brasile, India e Repubblica Dominicana, confermando la natura non endemica del virus sul nostro territorio. Anche negli scorsi anni infatti, le infezioni da Chiunguya erano prevalentemente di importazione: nel 2023 e 2024 per esempio sono stati riportati rispettivamente 8 e 17 casi, tutti dall’estero, mentre nel 2022 non era stato riportato nessun caso. Questo trend in salita è uno dei dati emersi dallo studio, con possibile ulteriore aumento dei focolai e dei casi di infezione negli anni a venire.

Ne è emerso inoltre che, tenendo in considerazione la densità di popolazione e i dati climatici, a essere maggiormente a rischio di nuovi focolai sono le zone costiere e le periferie urbane. Secondo lo studio, la trasmissione avviene da luglio a fine settembre, periodo di maggiore diffusione delle Aedes albopictus, le zanzare tigre che in Italia sono i principali vettori del virus. Date le condizioni climatiche favorevoli alla sopravvivenza di queste zanzare, le aree costiere del Sud e Centro Italia potrebbero però essere a rischio anche fino a novembre.

La situazione nel mondo e in Europa

Secondo l’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS) è stata identificata la prima volta in Tanzania nel 1952 e successivamente in altri Paesi dell’Africa e dell’Asia. A Dicembre 2024, l’OMS riporta un totale di 119 Paesi e territori in cui è stata documentata la presenza di questa malattia, anche se evidenzia la difficoltà di avere una reale fotografia della diffusione mondiale a causa della mancanza di strumentazioni e tecnologie per la sua rilevazione in alcune aree del mondo. Inoltre, i sintomi iniziali (febbre, dolore agli arti e arrossamenti cutanei) possono essere confusi con Dengue e Zika, rendendo ulteriormente complicata la diagnosi differenziale.

Infezioni da Chikungunya sono state registrate in Europa fin dal 2007, soprattutto in Italia e in Francia: il focolaio più grande si è registrato proprio in Italia nel 2007 con 334 casi sospetti, di cui 204 sono poi stati confermati come infezioni da CHIKV. In Francia, tra il 1° maggio e il 22 luglio 2025, il bollettino ufficiale della Sanità Pubblica francese riporta 833 casi importati di Chikungunya; a questi si aggiungono alcuni focolai autoctoni in alcune regioni come Occitania, Provenza, Corsica, Nuova Aquitania e Grand Est.

Secondo l’ECDC, dall’inizio del 2025 fino a inizio giugno, nel mondo sono stati riportati circa 220.000 casi di CHIKVD e 80 decessi correlati in oltre 40 Paesi.

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