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In questi giorni, sono stati confermati casi della malattia Chikungunya nell’hinterland bolognese e in provincia di Piacenza: quest'ultimo è stato definito caso “autoctono” in quanto il paziente è stato contagiato direttamente in Italia per puntura da una zanzara infetta. La malattia è già nota in Italia ed è trasmessa dalle zanzare del genere Aedes, soprattutto la zanzara della febbre gialla (Aedes aegypti) e la zanzara tigre (Aedes albopictus). Come Dengue, Zika e West Nile, anche la Chikungunya rientra nell’elenco delle arbovirosi, ossia quelle infezioni virali trasmesse da artropodi come zanzare, zecche e flebotomi, che in Italia sono soggette a sorveglianza speciale. I sintomi più comuni sono dolori articolari, che possono durare anche mesi, febbre e affaticamento. Al momento non esistono farmaci o vaccini approvati in Europa: l'Istituto Superiore di Sanità raccomanda di utilizzare repellenti antizanzare, zanzariere e protezioni meccaniche, come abiti lunghi per evitare di essere punti. Nelle aree interessate dal focolaio, in accordo con le indicazioni del Piano nazionale di sorveglianza delle arbovirosi, le amministrazioni possono predisporre interventi urgenti di disinfestazione delle zanzare.
Tutto quello che c’è da sapere sul virus della Chikungunya
Il virus della Chikungunya (CHIKV), è un arbovirus a RNA, del genere Alphavirus, isolato per la prima volta nel 1952 in Tanzania. Si tratta di un virus sensibile all'essiccamento e a temperature superiori a 58°C. La malattia è di origine africana, ma ormai è endemica nel sud-est asiatico, nel subcontinente indiano, nella regione del Pacifico e nelle regioni tropicali delle Americhe. In Europa si sono verificati focolai in più occasioni, in seguito a casi importati a causa di pazienti che avevano contratto la malattia all'estero, e in alcuni casi in seguito a infezioni autoctone.
Indagini genetiche hanno consentito di identificare nelle diverse macro-aree geografiche ceppi diversi del virus: una tipologia isolata nelle aree dell'Oceano Indiano è distinta da ceppi presenti in Africa orientale, centrale e meridionale, da quelli dell'Africa occidentale e dell’Asia.
Come si trasmette
I principali vettori del virus CHIKV sono le zanzare A. aegypti e A albopictus. In particolare la zanzara tigre (A.albopictus) è di difficile controllo in quanto è un insetto ad ampia distribuzione geografica, molto resistente e longevo, ben adattato anche agli ambienti urbani e punge anche di giorno.

Se un uomo viene punto da una zanzara infetta (che quindi ha già il virus in circolo), viene infettato, sviluppa la malattia e a sua volta può essere serbatoio di altri virus per un’altra zanzara che nel pungerlo entrerà in contatto con le particelle virali.
Non è possibile la trasmissione diretta da uomo a uomo. Ovviamente un individuo può contrarre la malattia all’estero e portarla involontariamente “a casa” dove in breve tempo, se ci sono le condizioni ambientali idonee (clima caldo umido e presenza di zanzare), potrebbe infettare altre persone. In pratica, si viene infettati da una zanzara e noi a nostra volta possiamo infettare altre zanzare che pungeranno e infetteranno nuove persone: ecco sviluppato un nuovo focolaio.
Interessante notare che in base a ricerche epidemiologiche la diffusione del virus in India, in Asia e in Europa segue un ciclo uomo-zanzara-uomo, mentre in Africa i così detti “serbatoi” dell’infezione sono anche scimmie, roditori, uccelli e altri vertebrati.
Quali sono i principali sintomi
L’incubazione della malattia dal momento del contagio va da 3 fino a un massimo di 12 giorni. In fase sintomatica si presentano febbre e dolori articolari, a volte si verificano anche dolori muscolari, mal di testa, affaticamento e in circa la metà dei pazienti sintomatici anche un'eruzione cutanea con papule. Proprio dai sintomi deriva il nome della malattia: il termine chikungunya, in alcuni dialetti africani significa "camminare piegati" o “ciò che fa contorcere”.
Molti casi sono asintomatici e quindi non rilevabili dalle statistiche epidemiologiche. Importante sottolineare che i dolori articolari possono persistere per giorni o anche per mesi, ma in genere la malattia non è mortale, salvo casi di soggetti fortemente debilitati. L'infezione può essere confermata solo da analisi del sangue per la ricerca del virus o degli anticorpi.
Come trattarla e prevenirla
Al momento non esistono farmaci antivirali specifici e un vaccino è stato sperimentato negli Stati Uniti, ma non ancora approvato in Europa; in ogni modo, l'infezione determina nei soggetti colpiti un’immunità di lunga durata. Come raccomanda anche l’Istituto Superiore di Sanità, le misure di prevenzione più efficaci consistono nel:
- limitare l'ingresso di zanzare in luoghi chiusi applicando zanzariere alle finestre;
- Indossare vestiti che di colore chiaro e che coprano il più possibile gambe e braccia se ci si trova all'aperto in probabile presenza di zanzare;
- applicare repellenti antizanzare;
- controllare le popolazioni di zanzare adulte e soprattutto degli stadi larvali con opportune campagne di disinfestazione, anche straordinarie nelle zone colpite dall'infezione;
- ai donatori di sangue, che abbiano soggiornato nelle aree dove si sono registrati casi autoctoni d’infezione viene applicato il criterio di sospensione temporanea dalla donazione di sangue
Quando è arrivato in Italia?
Il primo episodio di questa malattia tropicale si manifestò in Italia tra il 4 luglio e il 27 settembre 2007 quando furono identificati 205 casi probabilmente contagiati nel tempo a partire da un paziente di sesso maschile rientrato da un soggiorno in India. In seguito a questo episodio l'Italia ha istituito un piano nazionale per la sorveglianza e il controllo della malattia. L'obiettivo di questo sistema di sorveglianza è proprio monitorare i casi importati e la trasmissione locale. Una seconda epidemia si è verificata contemporaneamente in Italia, in aree del Lazio e della Calabria, e in Francia nel 2017.