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31 Dicembre 2023
12:35

I cognomi: cosa significano, da quando li usiamo e come vengono attribuiti nel mondo

Sin dalla nascita siamo tutti abituati a identificarci con un cognome, che rappresenta il nome della famiglia di appartenenza e viene tramandato alle generazioni successive. Ma quali sono le origini dei cognomi, cosa significano e come sono distribuiti in Italia e nel resto del mondo?

A cura di Erminio Fonzo
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I cognomi: cosa significano, da quando li usiamo e come vengono attribuiti nel mondo
origine cognomi

Quasi tutte le società complesse usano i cognomi: poiché i nomi personali sono limitati, per evitare le omonimie è necessario identificare le persone anche con una parola che indichi la famiglia di appartenenza. Il cognome in genere si trasmette da padre a figlio, ma nel mondo sono in uso sistemi diversi ed esistono persino Paesi nei quali i cognomi mancano del tutto. In Occidente, l’uso del cognome in forma moderna è attestato dai secoli XI-XII, ma si è diffuso in tutta la popolazione solo nel Cinquecento. Le origini dei singoli cognomi sono molto eterogenee: possono derivare da caratteristiche fisiche, luogo di provenienza, professione esercitata e altre condizioni.

Cosa sono i cognomi e cosa rappresentano in Occidente

Il cognome, o nome di famiglia, è la parte del nome proprio di una persona che serve a distinguere l'individuo all'interno della collettività. Si trasmette, come sappiamo, dai genitori ai figli. In genere la trasmissione è patrilineare (il figlio prende il cognome del padre), ma nel mondo sono in uso sistemi diversi. In Italia fino al 2022 il figlio prendeva il cognome del padre, ma in seguito la Corte costituzionale ha stabilito che i genitori possono scegliere quale dei loro cognomi attribuire ai figli. Nei Paesi di lingua spagnola, ogni individuo ha due cognomi, quello del padre e quello della madre, e trasmette il primo ai suoi discendenti. Nel mondo anglosassone il figlio prende il cognome del padre, ma negli Stati Uniti e in Canada si aggiunge spesso un middle name, un secondo nome, che serve a evitare le omonimie e può essere il cognome della madre o un altro nome di battesimo. Per esempio, nel caso di John Fitzgerald Kennedy, il middle name Fitzgerald era il cognome della madre.

John Fitzgerald Kennedy
John Fitzgerald Kennedy

L'origine dei cognomi: il mondo antico

L’uso del cognome era già presente in alcune civiltà antiche. In Cina, un nome di famiglia distinto dal nome personale era forse usato già alla fine III millennio a. C. In Occidente, per identificare le persone si usavano diversi sistemi. In Grecia si indicavano il nome, la provenienza e, talvolta, il patronimico: Talete di Mileto (o Talete il milesio), perché nato nella città di Mileto, ma vi erano differenze a seconda delle diverse città-stato. A Roma si usava un sistema basato su tre nomi: pranomen (nome personale), nomen (che indicava la gens, cioè il gruppo di famiglie discendenti da un antenato comune), cognomen (che indicava un ramo della gens). Esempio: Caio (praenomen) Giulio (nomen, perché appartenente alla gens Iulia) Cesare (cognomen del suo ramo della gens Iulia).

Perché abbiamo un cognome: l'affermazione dei cognomi moderni

Nei Paesi cattolici l’uso del cognome divenne obbligatorio nel 1564, quando il Concilio di Trento impose a tutte le parrocchie di registrare i battezzati con nome e cognome. Infatti con la caduta dell’impero romano e la conseguente decrescita della popolazione si affermò la prassi di usare il solo nome personale. Talvolta si aggiungeva un soprannome, non trasmesso ai figli, derivato dalle caratteristiche fisiche, dalla provenienza o dal mestiere praticato. L’esigenza di identificare gli individui con più precisione si manifestò nel Basso Medioevo, a causa dell’aumento della popolazione. Verso l’XI-XII secolo i soprannomi iniziarono a “cristallizzarsi” e passarono a indicare intere famiglie, trasmettendosi da padre a figlio. Il sistema si affermò lentamente e interessò prima le famiglie aristocratiche e poi il resto della popolazione.

Il concilio di Trento in un dipinto di Elia Naurizio
Il concilio di Trento in un dipinto di Elia Naurizio

Il significato e la distribuzione dei cognomi italiani

I cognomi hanno origini molto diverse tra loro. Le più comuni sono le seguenti:

  • Caratteristiche fisiche: Rossi, Russo, Rossetti e simili indicavano famiglie con i capelli rossi; Ricci o Rizzo quelle dai capelli crespi; Basso, Bassetti, ecc., le persone di bassa statura; Bruno e simili la carnagione scura.
  • Professione esercitata: Ferrari, Ferrero, Fabbri e simili per chi lavorava il ferro; Barbieri, Barbero e simili per i barbieri; Serra per i falegnami (serra significa sega in latino).
  • Origine geografica: Romano, Lombardi, Genovese, Franzese o Francese, Padoan (originario di Padova).
  • Nome di un genitore: De Marco, Di Vincenzo. Tuttavia i cognomi di questo tipo possono anche indicare devozione per un determinato santo: Di Maria, assegnato ai devoti della Vergine Maria.
  • Altre condizioni personali: origini nobiliari (Conte, Conti, Marchesi, ecc.); l’essere stato “esposto”, cioè abbandonato dalla madre dopo il parto (Esposito, ma anche Colombo e derivati, perché il colombo era un simbolo di innocenza e perché a Milano l’Ospedale maggiore, dove veniva lasciata gran parte dei bambini abbandonati, aveva per simbolo una colomba).
La Ca' Granda, sede dell'Ospedale Maggiore di Milano
La Ca’ Granda, sede dell’Ospedale Maggiore di Milano

Molti cognomi terminano con la desinenza plurale –i perché in origine indicavano la famiglia: Ricci, per esempio, significa appartenente alla famiglia dei Ricci. In alcuni casi si è conservata la forma latina: De Angelis, cioè della famiglia conosciuta come gli angeli.

Alcuni cognomi, pur essendo identici, possono avere origini diverse: ad esempio, Gallo, Galli e simili sono stati attribuiti a famiglie appartenenti al popolo gallico e a famiglie che allevavano galli; Bianchi e simili indicavano la carnagione chiara o la purezza dell’animo; Rossi, oltre che dal colore dei capelli, può derivare dal tedesco ross, che significa cavallo. Tuttavia, le origini di molti cognomi non sono oggi comprensibili, perché derivano da parole dialettali di cui si è perso il significato.

Casi particolari e Paesi senza cognome

Non in tutto il mondo si usa la formula nome e cognome, per noi abituale. Nei Paesi arabi per identificare una persona si usano il nome proprio, il nome del padre introdotto da ibn o bin (figlio di) e bint (figlia di), un aggettivo che indica la provenienza geografica e/o un soprannome o titolo onorifico. Per esempio, Muhammad (nome proprio) ibn Omar (figlio di Omar) al-Farsi (provenienza geografica, in questo caso “il persiano”). Il sistema, però, non è lo stesso in tutto il mondo arabo.

In alcuni Paesi i cognomi non sono usati. In Islanda le persone sono identificate con il nome e con un patronimico formato con la desinenza –son (figlio di) o –dóttir (figlia di). L’attuale presidente del consiglio, per esempio, si chiama Katrín Jakobsdóttir, cioè Katrín figlia di Jakobs. In alcune etnie indonesiane gli individui sono identificati solo con il nome ed eventuali titoli. Personaggi come Sukarno e Suharto, entrambi ex presidenti dell’Indonesia, non avevano il cognome.

Katrin Jakobsdottir
Katrin Jakobsdottir
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