
La riforma sull'esame di maturità 2026 è stata ufficialmente approvata dalla Camera dei Deputati, con 138 voti a favore e 91 contrari: tra le novità per il prossimo Esame di Stato (che torna a chiamarsi ufficialmente “Esame di Maturità”) la riduzione delle materie per il colloquio orale, che scendono da 6 a 4, e l'obbligo di sostenere la prova orale per essere promossi. L'obiettivo della riforma, secondo il Ministero dell'Istruzione e del Merito, è quello di valutare la crescita complessiva dello studente, valorizzando anche la sua capacità argomentativa.
Ma com'è cambiata questa prova scolastica nel corso degli anni e quante riforme ha subito in questi 102 anni di storia? L'esame di maturità, infatti, è stato istituito nel 1923 dal ministro Giovanni Gentile e in più di un secolo è cambiato strutturalmente sia in termini di modalità che di materie considerate, con l'obiettivo di adeguarsi alle esigenze della scuola contemporanea.
Cosa cambia per gli studenti con la riforma dell'esame di maturità 2026
Le novità previste per il 2026 sono diverse, a partire dal nome: la prova conclusiva del ciclo di istruzione secondaria superiore torna a chiamarsi “Esame di Maturità”, esattamente come avveniva prima della riforma del 1997, a seguito della quale fu ribattezzato “Esame di Stato”.
In generale, i principali cambiamenti riguarderanno il colloquio orale: le materie da portare alla prova orale scenderanno da 6 a 4 — individuate dal Ministero dell'Istruzione e comunicate nel mese di gennaio — che dovranno essere discusse davanti a due commissari esterni e due interni. A queste, andrà comunque integrata la valutazione del percorso formativo complessivo, che terrà conto anche dell'educazione civica e della formazione scuola-lavoro (ex Pcto).
Si confermano, invece, le due prove scritte: la prima dedicata alla lingua italiana e la seconda incentrata sulle materie caratterizzanti dell'indirizzo scolastico. Per superare l'esame finale, tra l'altro, sarà obbligatorio presentarsi sia agli scritti che all'orale: il colloquio finale «non sarà valido se lo studente sceglierà deliberatamente il silenzio». Guardando invece ai voti per il comportamento, un 5 in condotta comporterà la bocciatura automatica, mentre con il 6 lo studente sarà chiamato a sostenere una “prova di cittadinanza attiva”. Alle valutazioni finali, il punteggio massimo sarà riservato a chi avrà conseguito almeno 9 in condotta.
Come confermato anche dal Ministero dell'Istruzione e del Merito, l'obiettivo di questa riforma è quello di «valutare la crescita complessiva dello studente, il suo grado di autonomia e responsabilità, valorizzando non solo le conoscenze, ma anche la capacità argomentativa e la maturazione personale degli studenti».
Com'era l'esame di maturità in passato: dal 1923 a oggi
Oggi l'esame di maturità non rappresenta solo una prova scolastica da superare per concludere le scuole superiori, ma costituisce anche un rito simbolico di passaggio, dall'età adolescenziale a quella adulta. Come accennato, l'esame di Stato è stato introdotto nel 1923, all'inizio del regime fascista, attraverso la riforma dell'allora ministro Giovanni Gentile. Nel corso di 102 anni ha subito numerose riforme: vediamo le principali.
Il primo esame di maturità con la riforma Gentile
Il primissimo esame di maturità era in vigore esclusivamente per i licei e includeva materie classiche come latino, greco, filosofia, matematica e storia: era composto da 4 prove scritte e un colloquio orale, che si svolgeva su tutte le materie del corso e sui programmi nazionali degli ultimi 3 anni di liceo. La Commissione esaminatrice era composta esclusivamente da docenti esterni, in gran parte professori universitari, mentre la votazione non prevedeva un punteggio unico finale, ma tanti quanti erano le materie d'esame.
L'esame di Stato nel secondo dopoguerra
Durante la Seconda Guerra Mondiale, l'esame di maturità fu semplificato sia nelle modalità che nei contenuti. Una volta terminato il conflitto, il ministro Guido Gonella ripristinò la versione originale dell'esame di maturità, apportando solo due piccole modifiche: la Commissione venne integrati con due docenti interni, mentre il programma d'esame venne limitato agli argomenti affrontati durante l‘ultimo anno scolastico.
La riforma del 1969 e i successivi 30 anni
La riforma dell'esame di maturità del 1969 è una delle più importanti nella storia di questa prova scolastica, che conserverà queste caratteristiche per i successivi 30 anni. In particolare, il decreto proposto dall'allora ministro Fiorentino Sullo (poi convertito in legge nel 1971) stabilì:
- L'estensione dell'esame di maturità a tutti i corsi di studio dei cicli quadriennali e quinquennali di istruzione secondaria superiore.
- La riduzione a due prove scritte e due materie per il colloquio orale, di cui una a scelta dello studente.
- Un punteggio unico finale espresso in sessantesimi.
Le novità dell'esame di maturità in vigore dal 1999
Per adeguarsi alle nuove esigenze scolastiche, nel 1999 la maturità venne riformata nuovamente: il nome ufficiale venne cambiato in “Esame di Stato”, nell'ottica di non basarsi più sul concetto di maturità, ma sulla «verifica e certificazione delle conoscenze, competenze e capacità». Nello specifico:
- L'esame venne ampliato con l'aggiunta di una terza prova scritta, predisposta dalla Commissione, a cui seguiva un colloquio orale su tutte le discipline dell'ultimo anno.
- La Commissione fu riorganizzata e composta per il 50% da membri interni e per il 50% da esterni, più un Presidente di Commissione, sempre esterno all'Istituto.
- La valutazione finale iniziò a essere espressa in centesimi e così ripartita: 45 punti massimi dalle prove scritte, 35 punti massimi dal colloquio orale e 20 punti massimi dal credito scolastico, accumulato negli ultimi 3 anni.
L'esame di Stato dopo il 2019
L'ultima riforma strutturale dell'esame di maturità è arrivata con il decreto legislativo 62/2017, in vigore dal 2019 e quindi valida per tutti i maturandi nati dal 2000 in poi. Tra i cambiamenti più importanti ci sono stati:
- L'abolizione della terza prova scritta dopo 20 anni dalla sua introduzione, con l'obiettivo di ridurre il carico di lavoro per gli studenti e rendere la valutazione più standardizzata a livello nazionale.
- L'introduzione delle “buste” per il colloquio orale, da usare come materiali di partenza per la prova.
- La modifica del sistema di valutazione, con 40 punti massimi assegnati come credito scolastico e 20 punti massimi per ciascuna prova (due scritte e una orale).
- L'introduzione dell'obbligatorietà del PCTO (Percorso per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento), la cosiddetta alternanza scuola-lavoro.
Nel 2020 e nel 2021, a causa della pandemia da Covid-19, l'esame di maturità è stato ridotto a una maxi prova orale, più lunga e articolata e in grado di sostituire in parte anche gli scritti.