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12 Maggio 2024
6:00

Breve storia della scuola italiana: com’è cambiata dal Medioevo a oggi

A scuola formiamo la nostra personalità e impariamo a diventare cittadini a tutti gli effetti. Il sistema di istruzione italiano è in continua evoluzione e negli ultimi anni è stato oggetto di nuove (e contestate) riforme. Vediamo in sintesi la storia della scuola in Italia, dal Medioevo alla "scuola azienda" passando per la riforma Gentile del 1923.

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Breve storia della scuola italiana: com’è cambiata dal Medioevo a oggi
breve storia della scuola italiana

La storia della scuola è un elemento importante della storia sociale e culturale del nostro Paese. Attraverso il sistema di istruzione, infatti, gli abitanti della Penisola diventano cittadini e sviluppano le loro competenze e la loro personalità. Nel corso degli anni, il sistema scolastico italiano è cambiato molte volte. Le prime leggi sulla scuola, miranti a debellare l’analfabetismo, furono introdotte subito dopo l’Unità d’Italia, ma per molti anni l’istruzione, in particolare quella di livello superiore, restò di fatto riservata ai cittadini benestanti. Negli anni ’60 e ’70 del Novecento furono emanate alcune riforme e, anche grazie ai miglioramenti della situazione economica, quasi tutte le famiglie guadagnarono la possibilità di mandare i propri figli a scuola e all’università. In tempi recenti il sistema scolastico è stato riformato secondo il principio della “scuola azienda”, apprezzato da una parte della classe dirigente, ma criticato da vari studenti e docenti. Vediamo in sintesi l'evoluzione della scuola italiana.

La scuola in Italia dal Medioevo all’Illuminismo

In età medievale la scuola era gestita prevalentemente dalle istituzioni religiose. Il "predominio" della Chiesa durò per tutta l’età moderna, sebbene sin dal Medioevo esistessero anche istituti di istruzione promossi dagli Stati, che divennero più numerosi nel ‘700.

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Studenti dell’università di Bologna in un bassorilievo

Dopo la Rivoluzione francese e l’arrivo delle armate napoleoniche, giunse anche in Italia il principio dell’istruzione laica, gratuita e obbligatoria per tutti. Il sistema non si affermò immediatamente in tutta la Penisola, ma rappresentò ugualmente un’importante innovazione. Dopo la Restaurazione, le innovazioni introdotte dai francesi furono eliminate o applicate meno intensamente.

L’Unità d’Italia e le leggi Casati e Coppino

Al momento dell’Unità d’Italia, gli Stati preunitari erano dotati di sistemi di istruzione eterogenei. Il più avanzato era quello del Regno di Sardegna, che nel 1859 aveva introdotto la legge Casati, in base alla quale l’istruzione elementare era gratuita e obbligatoria per due anni. Dopo l’Unità la legge fu estesa all’intero Regno d’Italia e nel 1877 fu riformata con la legge Coppino, che, oltre a innalzare l’obbligo scolastico al quarto anno della scuola elementare, introdusse le sanzioni per i genitori inadempienti, fino ad allora non previste.

La legge Coppino mirava a combattere la piaga dell’analfabetismo, che era molto diffuso (in alcune aree rurali raggiungeva il 90% della popolazione). L’applicazione era limitata dal fatto che non tutte le famiglie potevano permettersi di mandare i figli a scuola e privarsi del loro lavoro nei campi, ma ciò nonostante la legge rappresentò un punto di svolta fondamentale e, gradualmente, consentì di ridurre l’analfabetismo.

Il dettato (dipinto del 1891)
Il dettato (dipinto del 1891)

I livelli superiori di istruzione era invece frequentati solo da una piccola minoranza di cittadini. Il sistema in vigore dopo l’Unità prevedeva un ginnasio, che si frequentava per cinque anni dopo le elementari, e un liceo, che durava tre anni e dava accesso all’università. Esistevano anche istituti tecnici con vari indirizzi, che però non consentivano di accedere agli studi universitari. 

Il Novecento e la riforma Gentile

Nei primi decenni del Novecento furono introdotte nuove riforme, tra le quali quella promossa nel 1923 da Giovanni Gentile, ministro dell’istruzione del governo Mussolini. La riforma Gentile istituì un sistema scolastico elitario e classista: ai cittadini benestanti era riservata l’istruzione classica, basata sul ginnasio e sul liceo; per i cittadini dei ceti più umili, dopo le elementari esisteva la scuola di avviamento al lavoro, nelle quali si imparava un mestiere.

Negli anni seguenti, il regime fascista introdusse nuove misure, come la Carta della scuola del 1939, per trasformare il sistema di istruzione in uno strumento per la creazione del consenso politico e la fascistizzazione dei giovani.

Gioco per l'insegnamento della geografia, basato sulle conquiste coloniale italiane (credits Mattia Luigi Nappi)
Gioco per l’insegnamento della geografia, basato sulle conquiste coloniale italiane (credits: Mattia Luigi Nappi)

Le riforme degli anni ’60 e ‘70

La Costituzione della Repubblica liberò la scuola dalla fascistizzazione e garantì la libertà di insegnamento ai docenti, ma non cambiò le caratteristiche principali del sistema. Innovazioni significative giunsero solo negli anni ’60 e ‘70. Dal 1963 fu introdotta la scuola media unificata e fu abolita la scuola di avviamento al lavoro. Inoltre, la vasta protesta studentesca del Sessantotto rese più democratico il sistema di istruzione e fece sì che gli studenti e i loro genitori ottenessero il diritto di essere rappresentati nell’amministrazione delle scuole e delle università.

Negli anni ’70 furono introdotte anche le prime misure per favorire l’inclusione degli alunni con disabilità, che fino ad allora erano discriminati e relegati nelle classi differenziali loro riservate. Più in generale, grazie anche al miglioramento delle condizioni economiche del Paese, dagli anni del miracolo economico (‘50-’60)la scuola è diventata accessibile a un numero sempre maggiore di famiglie.

Proteste del Sessantotto
Proteste del Sessantotto

Le riforme recenti e la “scuola azienda”

In tempi più recenti, la scuola è andata incontro a nuovi cambiamenti con le riforme Berlinguer (1997), Moratti (2003), Gelmini (2008), della “Buona Scuola” (2016) e altre. Le riforme hanno modificato molti aspetti del sistema di istruzione: sono cambiati gli indirizzi della scuola superiore, si è affermato il principio dell’autonomia scolastica, sono state introdotte nuove misure per gli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali. Inoltre, i presidi sono stati assimilati alla figura dei manager, secondo il principio della “scuola azienda”, ed è stata introdotta l’alternanza scuola-lavoro per far compiere esperienze professionali agli studenti. Alcuni osservatori hanno notato che oggi l’istruzione riserva poca importanza ai saperi di base (italiano, matematica, storia, scienze, ecc.), che sono indispensabili per la formazione del cittadino, e privilegia le discipline che hanno una immediata applicazione pratica e che sono richieste dal mercato del lavoro. Anche per questa ragione, le riforme sono state oggetto di proteste da parte degli studenti e di una componente importante del personale docente.

Fonti
Roberto Renzetti, Le riforme della scuola dal 1969 a oggi
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