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25 Dicembre 2025
16:30

Com’è cambiato il fotoritocco e come si è evoluto nel tempo: dalle origini a Photoshop

Il fotoritocco esiste dall’Ottocento: ripercorriamo la storia di una pratica che da sempre accompagna chi cerca di rappresentare il mondo che ci circonda.

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Com’è cambiato il fotoritocco e come si è evoluto nel tempo: dalle origini a Photoshop
fotoritocco

Il fotoritocco accompagna la fotografia fin dai primissimi esperimenti dell’Ottocento. Già a pochi anni dalle prime immagini fissate su lastra, ci siamo accorti che la fotografia non era soltanto cattura del reale ma anche costruzione: un terreno in cui intervenire per correggere, enfatizzare o reinventare la scena. Dalle manipolazioni manuali su vetro e pellicola ai moderni software che automatizzano operazioni complesse grazie ad algoritmi e deep learning (un insieme di tecniche di intelligenza artificiale che addestrano reti neurali a riconoscere e trasformare contenuti visivi), in questo approfondimento ripercorreremo la storia del fotoritocco analizzando quando e come è nato e come si è evoluto nel tempo. Vedremo come si ritoccavano i negativi nel XIX secolo, perché la stampa fotografica su carta alogeno-argento fu una svolta, in che modo l'avvento della fotografia a colori ampliò le possibilità di intervento e quali sviluppi abbia concesso la fotografia digitale. Iniziamo questo viaggio!

Quando nasce il fotoritocco: i primi approcci

Se vogliamo individuare un punto di partenza per il fotoritocco, dobbiamo tornare alle prime fotografie su lastra del XIX secolo. Subito dopo la realizzazione pionieristica di Joseph Nicéphore Niépce, che fissò la prima immagine stabile nel 1826 (a onor del vero alcune fonti indicano anche il 1825 e altre ancora il 1826), si iniziò a intervenire sia sulle stampe sia sui negativi. In camera oscura si ricorreva a doppie esposizioni, combinazioni di lastre e tecniche come lo “sbiancamento”, utile a schiarire aree specifiche; sulla stampa, invece, si aggiungevano inchiostri, vernici o aerografo. Perfino le Polaroid potevano essere graffiate durante lo sviluppo per ottenere effetti creativi.

Il primo ritocco “documentato” arrivò nel 1846, quando Calvert Richard Jones eliminò a pennino un frate indesiderato da una scena di gruppo, creando una vera e propria cancellazione sul negativo. Negli stessi decenni si affermarono processi fondamentali per il fotoritocco, come il collodio umido e poi la carta fotografica alogeno-argento a base di gelatina, che offrivano negativi più resistenti e adatti a manipolazioni lente e meticolose. Nei manuali di fine Ottocento si consigliava di posizionare il banco da lavoro davanti a una finestra esposta a nord, perché la luce più stabile permetteva di incidere e ritoccare con precisione millimetrica. I ritoccatori usavano polveri abrasive, vernici rimovibili e strumenti simili a bisturi per scolpire luci e ombre sui volti: un lavoro da veri artigiani dell'immagine.

Immagine
Nel 1846 Calvert Richard Jones, che aveva appreso l’arte della fotografia direttamente dal suo inventore inglese, William Henry Fox Talbot, intraprese un lungo viaggio fotografico nel Mediterraneo. Durante la sua sosta a Malta, immortalò anche questo gruppo di frati cappuccini barbuti e incappucciati. La stampa mostra solo quattro frati; nel negativo se ne intravede un quinto, nascosto dietro agli altri. Per farlo scomparire (forse per rendere più pulita l’immagine) Jones usò un tocco di inchiostro di china direttamente sul negativo. Credit: National Media Museum.

La fotografia, nel frattempo, evolveva velocemente. L'introduzione della pellicola a rullo alla fine dell'Ottocento, le prime fotocamere portatili Kodak e, nel 1925, il lancio della Leica I resero più semplice scattare molte immagini; questo alimentò ulteriormente la necessità di intervenire su esposizione e resa tonale. Nel 1948 comparve la Polaroid Land 95, in grado di scattare foto istantanee, mentre nel 1975 un certo Steven Sassoon sviluppò per Kodak la prima fotocamera digitale. La qualità inizialmente bassa frenò l'adozione di questa nuova tecnologia, ma nel giro di pochi decenni l'evoluzione dei sensori e la riduzione delle dimensioni trasformarono il digitale in standard dominante.

Da Photoshop a GIMP, il fotoritocco nell’era digitale

Con l'avvento del digitale emersero nuovi strumenti professionali: sistemi come Quantel Paintbox permisero i primi ritocchi digitali complessi, poi soppiantati da software ben più complessi come Photoshop e GIMP. Nel fotogiornalismo e nella comunicazione, questo rese più semplice ciò che già si faceva da decenni con tecniche analogiche: rimuovere persone, cambiare cieli, unire scatti diversi o adattare un'immagine a esigenze editoriali. Da ritratti “abbelliti” a manipolazioni politiche, la storia del fotoritocco è costellata di esempi in cui la fotografia veniva modellata per motivi ideologici, estetici o pratici.

Nel XXI secolo, la novità più significativa è la progressiva automazione del ritocco. Filtri estetici applicabili in tempo reale tramite app per smartphone sfruttano algoritmi avanzati per modificare pelle, proporzioni del viso, espressioni o persino età e genere con un solo tocco. L’emergere dei cosiddetti deepfake (immagini e video generati da modelli di apprendimento profondo) con la corsa irrefrenabile dell'intelligenza artificiale ha ampliato ulteriormente il ventaglio delle possibilità, dall’intrattenimento alle applicazioni meno etiche.

Eppure, non tutto ciò che appare manipolato mira a cambiare la realtà. In campo astronomico, per esempio, gli scatti grezzi provenienti da strumenti come il telescopio Webb devono essere “tradotti” in colori visibili, perché contengono dati a infrarosso o ultravioletti. Scienziati e tecnici combinano filtri, aumentano il contrasto e uniscono dati di strumenti diversi per creare immagini fedeli ai fenomeni fisici e al tempo stesso comprensibili per il pubblico.

Da questo veloce recap di alcuni momenti salienti della storia della fotografia si evince, quindi, che il fotoritocco non è un fenomeno recente e non va nemmeno considerato come una sorta di tradimento della fotografia: è una parte essenziale del modo in cui, da quasi due secoli, cerchiamo di dare forma visiva al mondo che ci circonda, unendo tecnica, estetica e tecnologia.

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