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6 Luglio 2025
11:00

Come invecchiamo, perché i 44 e i 60 anni sono le due età cruciali per il nostro corpo

Per l'invecchiamento del nostro copro, i 44 e 60 anni sono due punti di svolta: il nostro corpo infatti non invecchia in modo lento e costante ma, al contrario, subisce due vere e proprio ondate significative di cambiamenti molecolari associati all’invecchiamento. Resta comunque vero che gli individui invecchiano in modi differenti. Ma cosa fa la differenza? Genetica, alimentazione, attività fisica, qualità del sonno, stress e relazioni sociali.

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Come invecchiamo, perché i 44 e i 60 anni sono le due età cruciali per il nostro corpo
invecchiare

I 44 e i 60 anni sono due punti cruciali per l'invecchiamento del nostro corpo. Secondo la scienza, infatti, non si invecchia sempre con la stessa velocità. Gli studi più recenti suggeriscono che il nostro corpo non invecchia in modo lento e costante ma, al contrario, subisce due vere e proprio ondate significative di cambiamenti molecolari associati all’invecchiamento, con picchi evidenti attorno ai 44 ed ai 60 anni. Nonostante questi due snodi siano statisticamente significativi, la variabilità individuale resta altissima, alcuni individui presentano "profili" da ultracinquantenne già prima dei quarant'anni, altri mantengono profili "giovanili" fino ai 65 anni.

Cosa vuol dire "invecchiare"? Una parola, più definizioni

Che cosa vuol dire scientificamente invecchiare? L’Istat adotta una definizione anagrafica: sono considerati anziani i soggetti con età pari o superiore a 65 anni. Questa suddivisione è però più legata ad esigenze amministrative che ad evidenze biologiche. Per esempio, questa soglia viene usata per calcolare l’indice di vecchiaia (il rapporto tra popolazione over 65 e under 15), valutare la sostenibilità del sistema pensionistico e stimare l’invecchiamento della popolazione nel tempo.

Ma sempre più scienziati propongono di misurare l’età non solo in anni trascorsi dalla nascita, ma anche in età biologica. Due persone con la stessa età anagrafica potrebbero infatti avere differenti età biologiche. Questa seconda misurazione riflette lo stato di salute e di funzionamento del corpo di una persona in un certo momento, e ci indica quanto bene il nostro corpo sta invecchiando. Per esempio, un 65enne che corre maratone e non prende farmaci potrebbe essere biologicamente “più giovane” di un 50enne sedentario affetto da ipertensione. Le ricerche scientifiche ci dicono infatti che non invecchiamo tutti allo stesso modo, e nemmeno con la stessa velocità.

Tuttavia, quando parliamo di invecchiamento, spesso lo si immagina come un processo lineare, fatto di piccoli e continui cambiamenti accumulati nel tempo. Secondo studi recenti, l’invecchiamento però non è affatto un fenomeno così regolare.

I due punti di svolta dell'invecchiamento: i 44 e 60 anni

Nel 2024, uno studio sull’invecchiamento pubblicato su Nature Aging si è concentrato sul proteoma del sangue umano, ovvero l’insieme di tutte le proteine circolanti nel sangue . Analizzando più di 5000 campioni biologici provenienti da individui con età compresa tra i 25 e i 75 anni, i ricercatori hanno notato un fatto interessante: solo il 6,6% delle molecole mostrano cambiamenti lineari nel tempo. Ancora più sorprendentemente, hanno scoperto che l’invecchiamento assomiglia invece ad un percorso a scatti, scandito da due punti di svolta fondamentali. Il primo avviene intorno ai 44 anni, il secondo a circa 60 anni.

Il primo punto di rottura, attorno ai 44 anni, è il meno visibile esternamente, ma è tra i più intensi sul piano molecolare. In questa fase si osserva un cambiamento significativo relativo alle malattie cardiovascolari, ed al metabolismo di lipidi ed alcol.

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Tre grafici che mostrano come il numero di molecole e microbi vari con l’età. Si possono riscontrare due picchi a 44 (linea rosa) e 60 anni (linea blu). Credit: Nature Aging

I 60 anni rappresentano invece lo spartiacque tra mezza età e vera senescenza. I modelli statistici mostrano che i valori fisiologici (pressione, glicemia, forza muscolare, funzione polmonare, capacità aerobica) creano una curva e proprio a gomito intorno ai 60 anni, con un’accelerazione del declino dopo questa soglia. Anche a livello proteomico, si assiste a un secondo grande cambiamento: molte delle proteine antinfiammatorie diminuiscono, mentre aumentano quelle pro-infiammatorie, segnando l’inizio di una condizione cronica di infiammazione sistemica che è uno dei principali motori del decadimento cellulare. Un ulteriore dato notevole  è che più del 70% delle proteine plasmatiche analizzate cambia significativamente concentrazione a partire dai 60 anni, un dato che si riflette anche nella capacità fisica: calo della forza muscolare, ridotta densità ossea, rallentamento del metabolismo basale.

Un modello a fasi: verso una nuova definizione dell’età

Nonostante questi due snodi siano statisticamente significativi, la variabilità individuale resta altissima. Alcuni individui presentano profili proteomici da ultracinquantenne già prima dei quarant'anni, altri mantengono profili "giovanili" fino ai 65 anni.

Ma cosa fa la differenza? Genetica, alimentazione, attività fisica, qualità del sonno, stress e relazioni sociali. Insomma, invecchiare è inevitabile, ma non accade allo stesso modo per tutti. Questi studi infatti ci dicono che l’invecchiamento non è un lento declino, ma una serie di eventi dinamici e complessi, che possiamo imparare a conoscere e, in parte, a governare. Sapere che esistono dei momenti di svolta, come i 44 e i 60 anni, infatti ci può aiutare a monitorare meglio la nostra salute ed a intervenire con strategie mirate.

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