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28 Luglio 2025
10:34

Come una scimmia e una bambola di pezza hanno dimostrato “La natura dell’amore”: l’esperimento di Harlow

L’esperimento dello psicologo statunitense Harry Harlow condotto su cuccioli di scimmia Rhesus dimostrò per la prima volta quanto il contatto fisico fosse fondamentale nello sviluppo del legame madre-figlio.

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Come una scimmia e una bambola di pezza hanno dimostrato “La natura dell’amore”: l’esperimento di Harlow
Scimmia rhesus esperiemento Harlow

Nel 1958, lo psicologo statunitense Harry Harlow pubblicò un articolo intitolato “La natura dell’amore”, frutto di anni di studio trascorsi a indagare i fenomeni dell’attaccamento e dell’affettività. Nei suoi celebri esperimenti, divenuti una pietra miliare della storia della psicologia, lo scienziato utilizzò cuccioli di scimmia rhesus, separati dalla madre poche ore dopo la nascita e allevati da “madri fantoccio”. Grazie ai suoi controversi studi, Harlow mise in luce l’importanza del contatto fisico nello sviluppo dell’affetto nei piccoli di scimmia e le conseguenze che la sua assenza può avere sul futuro sviluppo psicologico.

Qual è l’origine del nostro primo legame d’amore

La prima metà del ‘900 ha rappresentato un periodo di grande fermento per lo studio della mente, caratterizzato dal tentativo di psicologi e ricercatori di tutto il mondo di rispondere, in maniera scientifica e rigorosa, a dilemmi apparentemente irrisolvibili: che cos’è la mente? Cosa ci rende ciò che siamo? Cosa modella il nostro comportamento?

Tra queste domande, una in particolare mancava ancora di una risposta supportata da prove sperimentali: perché i piccoli si legano così tanto alle loro madri e, più in generale, a coloro che si prendono cura di loro (i cosiddetti caregivers)? E soprattutto, cosa scatena questo rapporto d’affetto? Insomma, qual è la radice del nostro primo legame di amore.

Un filone di psicologi e sociologi aveva le idee chiare: ogni animale è mosso da bisogni primari di natura biologica – come fame, sete, protezione – che una madre  (o un caregiver) può soddisfare. Il piccolo, col tempo, impara ad associare la madre al sollievo dei suoi bisogni fondamentali, sviluppando un sentimento d’affetto nei suoi confronti.

Eppure, rispetto ad altri fenomeni di apprendimento simili, l’affetto nei confronti della madre ha una caratteristica quasi unica: è in grado di persistere nel tempo, anche dopo che i piccoli, diventati maturi, sono in grado di soddisfare i loro bisogni autonomamente. Un’altra interpretazione era quindi possibile, e fu formulata dallo psicologo americano Harry Harlow utilizzando una bambola di pezza e i cuccioli di una particolare specie di scimmia, chiamata macaco rhesus.

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Esemplare di macaco Rhesus. Credit: Wikimedia Commons

Gli esperimenti di Harlow con le bambole fantoccio

Negli anni ’50, Harry Harlow era un ricercatore di psicologia dell’Università del Wisconsin, dove si occupava dello studio del comportamento delle scimmie. Proprio durante uno dei suoi studi, lo psicologo notò un dettaglio singolare: i cuccioli separati dalle madri poche ore dopo la nascita e cresciuti in isolamento erano diversi dagli altri. Non erano in grado di comunicare con i loro coetanei, erano solitari, ansiosi e mostravano segni evidenti di disturbi emotivi. Eppure, i ricercatori fornivano ai piccoli tutto il necessario per soddisfare i loro bisogni primari: acqua, una dieta equilibrata e cure mediche. L'unico ingrediente che mancava era il contatto con la loro madre. Partendo da quest’osservazione, Harlow ideò un esperimento che avrebbe cambiato per sempre la storia della psicologia.

Lo scienziato inserì all’interno delle gabbie due “madri surrogate”, a cui affidò i cuccioli di scimmia separati dalla madre poche ore dopo la nascita. La prima era una “madre di ferro”, un fantoccio costruito con fil di ferro, che portava con sé un biberon con cui i cuccioli potevano nutrirsi; la seconda era invece una “madre di pezza”, un fantoccio con le sembianze di una scimmia, ricoperta da una soffice stoffa che simulava il contatto fisico, ma senza alcun biberon per nutrire i piccoli.

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L’immagine mostra la chiara preferenza dei cuccioli di scimmia per la "madre di pezza". Credit: Wikimedia Commons.

Secondo le teorie predominanti, le scimmie avrebbero dovuto trascorrere tutto il tempo con la madre in grado di sfamarle. Sorprendentemente, invece, i cuccioli si aggrappavano con forza alla “madre di pezza”, avvicinandosi a quella di ferro solo il tempo necessario per nutrirsi. Questa preferenza dimostrava che cibo e acqua da soli non sono sufficienti per stabilire un legame di attaccamento e di affetto con la propria mamma (o caregiver). "La natura dell’amore", titolo che Harlow diede alla pubblicazione contenente i suoi studi, era diversa e passava attraverso un bisogno primario non meno importante: il contatto fisico.

L'impatto degli studi di Harlow

Harlow non si fermò. Dopo aver dimostrato che il contatto fisico era fondamentale per stabilire un legame affettivo tra madre e cucciolo, una nuova domanda sorse spontanea: quanto contava quel contatto nello sviluppo emotivo e comportamentale delle scimmie?

Per scoprirlo, mise i cuccioli nuovamente alla prova osservando le loro reazioni di fronte a situazioni sconosciute o spaventose. In presenza di una bambola dall'aspetto minaccioso o portati all'interno di un nuovo ambiente, se la gabbia era vuota o conteneva solo la “madre di ferro”,  i cuccioli si rannicchiavano a terra paralizzati dalla paura, incapaci di reagire. Ma quando era presente la “mamma di pezza”, dopo un primo spavento, i piccoli correvano dal fantoccio cercando il suo conforto e, una volta tranquillizzati dal contatto materno, affrontavano con coraggio e sicurezza la situazione avversa.

Questi studi, per quanto controversi, misero in luce un aspetto in completo disaccordo con le teorie pedagogiche predominanti: in un’epoca in cui si pensava che l’affetto e il contatto fisico fossero dannosi per lo sviluppo dei bambini, gli studi di Harlow dimostrarono per la prima volta che queste attenzioni sono bisogni biologici primari, non meno importanti di cibo e cure mediche. D’altronde, come affermato dallo stesso Harlow:

Se le scimmie ci hanno insegnato qualcosa, è che devi imparare ad amare prima di imparare a vivere.

Alcuni degli esperimenti di Harlow sono stati ripresi in un documentario dell’epoca, che potete osservare nel video sottostante:

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