ChatGPT, il chatbot di OpenAI basato sull'intelligenza artificiale, è uno strumento quasi quotidiano per molti di noi. E come tutti gli strumenti ha degli specifici punti di forza e degli specifici limiti. Lo utilizziamo per fare compiti, scrivere email o tradurre testi, ma spesso lo usiamo in modo improprio. Ci fidiamo delle sue risposte senza verificarle o gli diamo comandi troppo vaghi, rimanendo delusi quando il risultato non è quello che ci aspettavamo.
Per imparare ad utilizzarlo meglio è importante ricordarci che ChatGPT non è un motore di ricerca – come per esempio Google – e non può essere trattato come tale. I modelli di linguaggio come ChatGPT, Claude o Gemini generano risposte plausibili basandosi sui dati di addestramento, ma non sempre queste sono accurate. Per ottenere informazioni affidabili o quanto meno verificabili, è meglio utilizzare strumenti come Perplexity, che cita le fonti, o la funzione Search di ChatGPT Plus.
In più, per ottenere risposte utili, è fondamentale scrivere istruzioni chiare, dettagliate e contestualizzate. Domande generiche producono risposte vaghe. Chiarire l'obiettivo, definire il contesto e, se possibile, fornire esempi, aiuta ChatGPT a comprendere meglio la richiesta e a generare risposte più accurate e utili. Quando interagiamo con ChatGPT ricordiamoci di trattarlo come un assistente, non come un oracolo.
ChatGPT non è Google, non usiamolo (ancora) come motore di ricerca
Un errore che facciamo comunemente nell’usare ChatGPT è quello di trattarlo come se fosse Google.
Gli poniamo domande sugli argomenti più disparati e ci attendiamo che le risposte siano accurate. Purtroppo, non è detto che lo siano. ChatGPT, come Claude, Gemini e Copilot, genera frasi plausibili basandosi sui dati su cui è stato addestrato, ripetendo sequenze di parole probabili, un po' come un pappagallo. Questo non significa, però, che le frasi create siano necessariamente vere e che non siano allucinazioni.
Per avere risposte affidabili alle nostre domande, quindi, abbiamo un paio di opzioni (oltre ad usare Google, chiaramente):
- La migliore è usare Perplexity, un altro modello di linguaggio, ottimizzato proprio per dare informazioni recuperando e citando le fonti dal web, così da permetterci sempre di controllare da dove arrivano;
- Se abbiamo a disposizione ChatGPT plus, possiamo usare la funzione Search cliccando sull'icona del web. Search è in grado di fare ricerche sul web usando le informazioni provenienti da Bing, motore di ricerca di Microsoft, ma non è ancora al livello di Perplexity. Questa funzione non è attualmente disponibile con ChatGPT nella versione gratuita, ma può essere già usata se si ha l'abbonamento;
- Se abbiamo un file con le informazioni che ci servono a disposizione (ad esempio: un libro, un manuale di istruzioni, un articolo scientifico) possiamo caricare il file su ChatGPT o su NotebookLM, un altro tool AI, e usarlo come fonte principale per le risposte alle nostre domande. In questo modo minimizziamo il rischio di informazioni inventate.
Se scriviamo le istruzioni in maniera generica, la risposta sarà insoddisfacente
Spesso ci rivolgiamo a ChatGPT con istruzioni molto generiche e prive di contesto, ottenendo di conseguenza risposte altrettanto generiche che possono risultare poco soddisfacenti. Ad esempio, se proviamo a scrivere: “Spiegami com'è nato l'universo in parole semplici”, non otterremo la risposta che ci serve. Se, invece, chiediamo: “Spiegami com'è nato l'universo, in particolare la teoria del Big Bang. Sono un bambino di 10 anni e lo sto studiando a scuola. Domani ho la verifica e mi serve che mi aiuti a studiare” la risposta sarà più utile e accurata.
Esiste moltissima ricerca su come si debba scrivere bene un’istruzione, in termini tecnici “prompt”, per un modello di linguaggio. A volte è più un'arte che una scienza, ma queste linee guida possono essere un buon punto di partenza:
- Chiariamo bene l'obiettivo: più riusciamo a spiegare in maniera chiara cosa ci serve, meglio è. Nell'esempio di prima, aver aggiunto che ci interessa la teoria del Big Bang e che abbiamo bisogno di un supporto nello studio aiuta a restringere il campo.
- Definiamo il contesto: se approfondiamo il contesto, aiutiamo ChatGPT a generare le frasi scegliendo le parole corrette. Dire l'età dell'interlocutore e spiegare che la risposta ci serve per studiare permetterà al modello di scegliere le parole tra quelle più adatte. Potrebbe essere utile anche chiedere a ChatGPT di parlare come Neil deGrass Tyson, noto astrofisico e divulgatore.
- Forniamo degli esempi: i modelli di linguaggio sono bravissimi a copiare lo stile di qualcun altro. Se possiamo, aggiungiamo un esempio da cui ChatGPT possa prendere spunto. Se dobbiamo scrivere una mail al nostro capo e ne abbiamo un'altra già pronta, togliamo tutte le informazioni sensibili e poi mettiamola come esempio in fondo al nostro prompt dicendo di scriverla nello stesso stile.
E se proprio non sappiamo da dove partire, Anthropic, l'azienda che ha creato Claude, ha messo a disposizione un’intera libreria di prompt da cui prendere spunto.
Se carichiamo dati sensibili, potrebbe usarli per i prossimi allenamenti
Se usiamo ChatGPT per scrivere il curriculum, analizzare le nostre finanze o anche solo pianificare le prossime vacanze, dobbiamo stare molto attenti ai dati che inseriamo, perché OpenAI raccoglie dati dagli utenti per perfezionare le prestazioni del modello. Per fortuna, è possibile controllare come vengono utilizzati i propri dati: cliccando sull'icona del proprio profilo su ChatGpt, sepezionando "Impostazioni" e cliccando su "Controllo dati" vediamo l'opzione "Migliora il modello per tutti". Disattivandola, possiamo impedire l'uso delle nostre conversazioni per l'addestramento del modello, tutelando così eventuali dati sensibili.