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Ogni anno il 12 febbraio si celebra il Darwin Day, una ricorrenza nata per ricordare e onorare la nascita e l’immensa opera del naturalista inglese Charles Darwin, noto soprattutto per aver formulato la teoria sull’evoluzione delle specie basata sul meccanismo della selezione naturale. La teoria fu esposta nel lontano 1859 con L'origine delle specie, eppure ancora oggi esistono svariati misconception sulla teoria di Darwin. In questo articolo esaminiamo i più emblematici.
1. L’evoluzione non è una “marcia del progresso”
Quale immagine vi viene subito alla mente, se pensate alla parola “evoluzione”? La risposta, in molti casi, potrebbe assomigliare a questa:

Se cercate “evoluzione” in un motore di ricerca, molte le immagini che vi si presenteranno mostreranno una fila ordinata, progressiva e lineare che va dagli scimpanzé a Homo sapiens, diretti e orientati verso la figura considerata più evoluta, cioè l’uomo moderno.
Si tratta di una delle rappresentazioni più comuni, utilizzate e immediatamente riconosciute da tutti, indistintamente. Eppure, la “marcia del progresso” – questa una delle sue definizioni – non ha nulla a che fare con la teoria dell’evoluzione proposta da Charles Darwin e, anzi, porta con sé un bagaglio di fraintendimenti sui quali è bene riflettere.
Questo tipo di concettualizzazione dell'evoluzione fa passare l’idea sbagliata che la nostra specie, Homo sapiens, sia un prodotto finito, il successo ultimo e perfetto dell’evoluzione. Secondo Charles Darwin, invece, la vita sul nostro pianeta va pensata come un albero pieno di ramificazioni diverse. Non una scala di progresso prevedibile, dunque, non una marcia verso la specie considerata più evoluta, ma una variazione continua delle specie, dettata da continue pressioni selettive.
A tal proposito, l’unica immagine inserita nel’Origine delle specie prende spunto proprio da questa rappresentazione della storia della vita secondo il naturalista inglese. Si legge dal basso verso l’alto e include antenati comuni, estinzioni e traiettorie di stabilità evolutiva, come nel caso della lettera F. Notate quanto sia differente e maestosa, rispetto all’immagine canonica che tutti conosciamo. Col tempo, la teoria dell’evoluzione di Darwin è stata rivista e aggiornata in base alle nuove scoperte e allo studio approfondito della genetica (oggi i diagrammi rappresentanti le relazioni e le divergenze tra le specie, si chiamano alberi filogenetici), ma il ragionamento di base resta invariato ormai da più di 150 anni.

2. L’evoluzione non interessa soltanto la nostra specie
Bisogna sempre tenere a mente che la teoria dell’evoluzione per selezione naturale riguarda tutte le specie, sia estinte che attualmente viventi. Potrebbe sembrare banale, e invece noi Homo sapiens cadiamo spesso in vari tranelli causati da secoli e secoli di antropocentrismo, la tendenza a considerare gli uomini come al centro dell’intero Universo. A causa di questo, per esempio, siamo soliti sovrastimare l’importanza della nostra specie per tutto ciò che riguarda il mondo biologico ed ecologico, oppure a non considerare interi regni, perché ritenuti troppo lontani o differenti da noi.
È il caso della “cecità alle piante”, dall’inglese plant blindness, un bias cognitivo che si traduce con l’incapacità di percepire le piante come veri e propri organismi viventi, presenti nell’ambiente, e a riconoscere il loro ruolo fondamentale per la nostra specie e per la biosfera. Quando pensiamo alla teoria dell’evoluzione, dunque, ricordiamo sempre che è universale, si applica a tutti gli organismi viventi (e anche ai virus).

3. L’evoluzione continua anche oggi
Questo è un discorso che potrebbe apparirvi banale, ma gli organismi viventi non hanno smesso di evolvere. Il meccanismo della selezione naturale, su cui si basa la teoria di Darwin, agisce ancora oggi, universalmente. All’interno della comunità scientifica esiste, tuttavia, un acceso dibattito riguardante il tasso di velocità dell’evoluzione umana negli ultimi millenni, e gli scienziati si interrogano sulla possibilità che il progresso tecnologico di Homo sapiens abbia ridotto la pressione selettiva sulla nostra specie. Questa è un’altra storia, però, avremo tempo per raccontarla. Intanto, teniamo a mente che l’evoluzione è un processo continuo.