
Continuano da 6 giorni ormai gli incendi a Los Angeles in California iniziati lo scorso martedì: il numero di vittime è di almeno 24 persone, gli evacuati almeno 180.000 e sono andati bruciati – che si è distribuita in 5 gravi incendi – 163 km2 di suolo, un'area poco più grande della città di Palermo. I due roghi principale, Palisades e Eaton hanno raggiunto un'estensione di 9600 ettari e 5700 ettari rispettivamente, con percentuali di contenimento del 13% e 27% rispettivamente. La mappa dei roghi vede al momento anche Hurst (323 ettari), domato all'89%.
Cosa ha provocato i roghi a Los Angeles? L'ipotesi della rete elettrica
Un'ipotesi che si sta facendo strada riguardo la causa scatenante degli incendi a Los Angeles è quella dei malfunzionamenti nella rete elettrica della metropoli. Secondo Bob Marshall, amministratore delegato di Whisker Lab (società che si occupa del monitoraggio di forniture energetiche), i sensori di cui dispone l'azienda avrebbero inviduato un numero insolitamente alto di guasti e stress alle linee proprio nelle vicinanze dei luoghi in cui si sono formati i roghi, perdipiù a poche ore dal loro inizio, in particolare per l'incendio Hurst. Naturalmente questa è soltanto un'ipotesi che dovrà essere verificata o smentita dalle indagini.
Venti di Santa Ana, siccità e scarsità di acqua
Per quanto riguarda invece le condizioni che hanno reso gli incendi così estesi e difficili da spegnere meritano un approfondimento i venti di Santa Ana che stanno spirando in questi giorni sul territorio della California meridionale. Questi sono venti intensi, caldi e secchi tipici di queste zone, che si formano nell'entroterra desertico degli Stati Uniti occidentali e soffiano verso la costa, accelerando e riscaldandosi quando scendono dai rilievi che circondano Los Angeles: un comportamento non troppo diverso da quello dei venti di favonio (föhn) sulle nostre Alpi. Si vedono perfettamente nelle immagini da satellite, che mostrano i venti mentre spingono i fumi dei roghi nell'oceano:
Sono venti che spirano spesso in autunno-inverno, quando strutture anticicloniche si impongono sopra il deserto del Mojave o del Nevada.
Questi venti sono un ingrediente importantissimo nella formazione degli incendi nel sud della California, per diversi motivi:
- essendo caldi e secchi tolgono umidità alla vegetazione, che dunque diventa più propensa a infiammarsi;
- essendo veloci trasportano efficacemente le fiamme.
In questi giorni i venti di Santa Ana stanno soffiando con picchi anche di 120 km/h e un'umidità attorno al 10% durante il giorno. È esattamente quello che non vogliamo in presenza di incendi boschivi. Se a questo poi aggiungiamo un terreno estremamente siccitoso dopo sei mesi praticamente senza piogge e scarsità di acqua nei bacini idrici dovuti alla siccità stessa ecco che si crea la ricetta perfetta per dei vasti roghi nonostante siamo in pieno dell'inverno.