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15 Giugno 2024
6:00

Cosa sono menhir e dolmen e che differenza c’è tra i due tipi di struttura megalitica?

I menhir e i dolmen sono esempi di architettura megalitica del Neolitico. I primi sono pietre infisse verticalmente nel terreno, i secondi sono costituiti da almeno tre pietre: due infisse nel terreno e una appoggiata orizzontalmente come architrave. Probabilmente la loro funzione era religiosa e funeraria.

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Cosa sono menhir e dolmen e che differenza c’è tra i due tipi di struttura megalitica?
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I menhir e i dolmen sono fra i monumenti megalitici più caratteristici del Neolitico europeo (VII-III millennio a.C.) e appartengono quindi alla fase finale della Preistoria, compresa fra l’affermarsi dell’agricoltura e dell’allevamento e l’inizio della lavorazione dei metalli. Mentre i menhir sono semplici monoliti, cioè pietre infisse verticalmente nel terreno, spesso di dimensioni e peso ragguardevoli, nel caso dei dolmen si hanno due o più grosse pietre verticali sormontate orizzontalmente da un'ulteriore pietra con funzione di architrave. Quando menhir e dolmen formano strutture complesse (a cerchio o allineate) si parla di cromlech e l'esempio più noto è Stonehenge, in Inghilterra. Fatta questa breve sintesi, approfondiamo la questione e vediamo anche la diffusione di dolmen e menhir nel mondo.

Cosa sono i menhir e cosa significa il loro nome

I menhir sono dei monoliti (pietre singole) infisse verticalmente nel terreno. Il termine deriva dalla lingua bretone (una lingua celtica parlata in Bretagna, nella Francia nordoccidentale) e venne impiegato dagli archeologi a partire dal XIX secolo. Vuol dire “pietra lunga”: men (pietra), e hir (lunga).

Pur essendo diffusi in moltissime parti del mondo, i menhir sono particolarmente concentrati nell’Europa atlantica, dove nel Neolitico fiorì una grande cultura megalitica. La maggior parte infatti si trova in Francia e nelle isole britanniche. La realizzazione di questi monumenti cominciò a partire dall’epoca neolitica, ma in Europa proseguì almeno fino all’età del bronzo (III-II millennio a. C.).

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Allineamento di menhir a Goni, in Sardegna. Credit: Hans Peter Schaefer

I menhir più semplici vedono semplicemente la presenza della pietra infissa nel terreno, mentre altri sono stati decorati con incisioni. Alcuni esempi piuttosto noti sono le statue-menhir, con decorazioni antropomorfe.

I gruppi di menhir, allineati oppure disposti in cerchio, prendono il nome di cromlech (come ad esempio Stonehenge in Inghilterra, che vede la presenza sia di menhir che di dolmen). Questo termine, derivante dal gallese (altra lingua celtica parlata in Galles), significa letteralmente “pietra curva”: crwm (pronunciato crum, significa “curvo”) e llech (pronunciato sheh, “pietra”).

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Statua–menhir raffigurante una figura umana con un pugnale, Lunigiana (Toscana), III–II millennio a. C. Credit: Sailko

Gli archeologi pensano che questi monumenti servissero per delimitare zone sacre, oppure che costituissero dei simboli fallici legati alla fertilità della terra, o ancora che fossero il fulcro del culto degli antenati. Quest’ultima teoria trova particolare riscontro proprio nelle raffigurazioni antropomorfe delle statue-menhir, diffuse in Sardegna, Corsica, Trentino, Toscana, penisola iberica, Bretagna e in alcuni luoghi dell’Europa centro-orientale.

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Cromlech di Sept–Bonnettes, Francia settentrionale. Credit: Selbymay

Cosa sono i dolmen e cosa significa il loro nome

I dolmen sono caratterizzati dalla presenza di almeno due pietre infisse verticalmente nel terreno che reggono una terza pietra posta orizzontalmente alla maniera di architrave. Il termine con cui vengono designate queste strutture (letteralmente “pietra piatta”) è anche in questo caso proveniente da una lingua celtica, ma non è chiaro se sia il bretone, il gallese, l’irlandese o il cornico (parlato in Cornovaglia, nell’Inghilterra sud-occidentale).

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Dolmen di Bisceglie, Puglia. Credit: Geppi Simone

Queste costruzioni, più complesse dei menhir a livello architettonico, dimostrano il grado di coesione e organizzazione delle società neolitiche che le realizzarono. Per spostare e collocare i grandi massi di pietra era necessario infatti il lavoro coordinato di centinaia di persone (basta pensare alla magnificenza del cromlech di Stonehenge, composto da una successione di dolmen). Tutto ciò potrebbe essere legato alla crescita della popolazione dovuta alla formazione della società agricola. Un tale impegno di manodopera e lavoro sarebbe stato impensabile per le società del paleolitico, composte da bande di cacciatori-raccoglitori di poche decine di membri.

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Dolmen sull’isola di Ganghwa, Corea del Sud. Credit: Taewangkorea

Probabilmente anche i dolmen avevano una funzione religiosa, forse legata ai culti naturali, ma alcune strutture sono state sicuramente impiegate come tombe. Alcuni dolmen infatti costituivano semplicemente la camera centrale di un tumulo sepolcrale, destinato a contenere i resti di membri particolarmente importanti delle antiche società preistoriche. Una volta rimossa la terra del tumulo (o a causa di modificazione successive o dello scavo archeologico), la struttura in pietra del dolmen rimaneva visibile.

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Il dolmen di Kit’s Coty House, Inghilterra sudorientale. Si trattava in realtà della camera centrale di un tumulo sepolcrale. La terra è stata rimossa dalle intemperie e dai lavori agricoli. Credit: Simon Burchell
Fonti
Menhir, Encyclopedia Britannica Dolmen, Encyclopedia Britannica
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