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28 Agosto 2022
7:30

L’invenzione dell’agricoltura è all’origine della civiltà

L’agricoltura è alla base della nostra civiltà: se non avessimo scoperto come coltivare la terra, infatti, probabilmente non avremmo dato vita a società complesse. Ma quando e come è stata scoperta l’agricoltura?

A cura di Erminio Fonzo
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L’invenzione dell’agricoltura è all’origine della civiltà
Invenzione agricoltura

Per gran parte della loro storia, gli esseri umani sono stati cacciatori e raccoglitori: l’Homo sapiens (cioè l’uomo moderno), emerso in un tempo stimato tra 300 e 200 mila anni fa, per gran parte della sua storia si è accontentato di prendere i prodotti che la natura gli offriva. Solo in epoca più “recente” abbiamo imparato a coltivare la terra e a produrre il cibo che consumiamo. A quanto ci risulta attualmente, le prime forme di agricoltura, infatti, nacquero circa 11.000 anni fa nell’area dell’attuale Medio Oriente.

La scoperta dell’agricoltura coincise con l’inizio del periodo neolitico, cioè "nuova età della pietra", e in seguito al lunghissimo paleolitico ("antica età della pietra"), iniziato circa due milioni e mezzo di anni fa, quando le specie del genere Homo precedenti al sapiens iniziarono a usare rudimentali oggetti in pietra (un’età intermedia, il mesolitico, interessò solo alcune aree geografiche).

Ricostruzione di insediamento neolitico (credit S. Murray)
Ricostruzione di insediamento neolitico (credit S. Murray)

 Le origini nella Mezzaluna Fertile

Non è facile determinare con precisione il periodo, i luoghi e le ragioni del passaggio dall’economia di caccia e raccolta all’agricoltura. È abbastanza sicuro però che gli uomini abbiano imparato a coltivare la terra in vari punti del Pianeta, in maniera indipendente gli uni dagli altri. Inoltre, è certo che il processo di diffusione dell’agricoltura sia stato molto lento, tanto che l’espressione “rivoluzione agricola”, coniata nel 1936 dall’archeologo Gordon Childe e usata per molti anni, oggi è messa in discussione. Lo sviluppo dell’agricoltura, infatti, più che una rivoluzione fu una graduale evoluzione e per molti secoli la coltivazione delle piante affiancò la caccia e la raccolta.

Secondo le teorie più accreditate, la prima area del Pianeta nella quale gli uomini impararono a coltivare la terra fu la Mezzaluna fertile, situata negli attuali territori dell’Iraq, della Siria e della Turchia, dove le coltivazioni furono introdotte circa 11.000 anni fa (quindi 9.000 anni prima di Cristo). Le prime piante a essere coltivate furono alcuni cereali, come l’orzo e il farro, ai quali seguirono legumi come i piselli e i ceci.

La Mezzaluna Fertile (credit GFDL)
La Mezzaluna Fertile (credit GFDL)

All’agricoltura si associò la domesticazione degli animali. Già prima della "rivoluzione agricola" l’uomo era stato in grado di addomesticare il cane e in seguito lo fece con ovini, suini e bovini, che erano utili non solo per la carne, ma anche per i loro prodotti secondari: pellame, lana, latte, letame.

Dalla Mezzaluna Fertile all’Europa

Dalla Mezzaluna fertile l’agricoltura “viaggiò” molto lentamente. La capacità di coltivare avanzò di circa un chilometro all’anno e, di conseguenza, impiegò millenni per raggiungere l’Europa. La prima area del continente a essere interessata fu quella del Mar Egeo, alla quale fece seguito, lentamente, il resto del territorio. Per esempio, in Gran Bretagna l’agricoltura arrivò solo tra 6.500 e 4.000 anni fa.

Allo stesso tempo, però, dalla Mezzaluna fertile l’agricoltura raggiunse anche l’Egitto, dove le coltivazioni iniziarono probabilmente prima di 7.000 anni fa.

Pietra neolitica per la macinazione (credit J.M.B. Alvarez)
Pietra neolitica per la macinazione (credit J.M.B. Alvarez)

Il resto del mondo

L’agricoltura nacque in maniera indipendente, senza contatto con la Mezzaluna fertile, in altre aree geografiche.

  • In Cina intorno a 8.000 anni fa si svilupparono la coltivazione del miglio e del riso.
  • Nell’Africa subsahariana le culle dell’agricoltura furono probabilmente l’altopiano etiopico, la regione del Sahel e il Golfo di Guinea, ma i dati sono troppo scarsi per aver certezze.
  • In America l’agricoltura si sviluppò prima nell’attuale Messico e nella Cordigliera delle Ande, dove intorno a 6.000 anni fa fu introdotta la cucurbita (un genere al quale appartengono zucche e zucchine), seguita secoli dopo da fagioli e mais; in America settentrionale la “rivoluzione agricola” non ebbe luogo prima di 4000 anni fa.

Probabilmente gli uomini impararono a coltivare in modo indipendente anche in altre aree del Pianeta, come la Nuova Guinea, ma i riscontri sono troppo scarsi per poterlo affermare con certezza.

Possibile origine delle prime coltivazioni e loro diffusione (credit Joe Roe)
Possibile origine delle prime coltivazioni e loro diffusione (credit Joe Roe)

Le ragioni della “rivoluzione agricola”

Ma perché l’Homo sapiens, che aveva vissuto per decine di migliaia di anni come cacciatore e raccoglitore, si trasformò in agricoltore? Gli studiosi hanno avanzato teorie molto diverse tra loro. Sono state proposte ipotesi demografiche, come l’aumento della popolazione e la conseguente necessità di avere più cibo; teorie sociali, secondo le quali il desiderio di ostentare potere e ricchezza avrebbe reso necessario produrre quantità maggiori di alimenti; addirittura eventi astronomici, come il possibile impatto di un meteorite, che avrebbe ridotto la fauna disponibile e potenzialmente cacciabile.

Secondo altre teorie lo sviluppo agricolo sarebbe connesso alle mutazioni climatiche. La scoperta dell’agricoltura si colloca, infatti, verso la fine del periodo freddo noto come Dryas recente, avvenuta intorno a 11.700 anni fa, e l’inizio dell’Olocene, cioè l’epoca geologica che continua ancora oggi. Secondo alcuni studiosi, l’innalzamento delle temperature avrebbe favorito la nascita e lo sviluppo delle coltivazioni; secondo un’altra teoria, le prime forme di coltivazione si svilupparono durante il Dryas recente perché il freddo aveva fatto diminuire le risorse forestali che potevano essere raccolte.

origini agricoltura

In ogni caso, probabilmente, la "rivoluzione agricola" potè innescarsi non solo in funzione di un singolo fattore, ma grazie al verificarsi di più condizioni favorevoli e magari diverse in una specifica area geografica rispetto ad un'altra. Quindi tutte le ipotesi che abbiamo elencato potrebbero essere totalmente o parzialmente valide.

Le conseguenze dello sviluppo dell’agricoltura

A medio termine la scoperta dell’agricoltura rappresentò un progresso inestimabile per il genere umano, ma nell’immediato non tutti i suoi effetti furono positivi. Essa, infatti, provocò la diffusione delle malattie infettive, perché il contatto più stretto con gli animali consentì a virus e batteri di origine animale di effettuare il salto di specie e infettare gli esseri umani. Alcuni studiosi hanno ipotizzato anche che nei primi tempi l’agricoltura abbia comportato un peggioramento dell’alimentazione (perché meno varia e meno ricca di proteine rispetto a quella derivante da caccia e raccolta), ma l’ipotesi è discussa.

Nonostante questi effetti negativi l’invenzione dell’agricoltura è alla base della nascita della civiltà. Gli esseri umani, infatti, passarono dal nomadismo alla sedentarietà: mentre in un’economia di caccia e raccolta è necessario spostarsi man mano che si esauriscono le risorse di una zona, se si coltiva la terra si diventa stanziali perché bisogna attendere che la semina dia i suoi frutti. Nacquero così i primi insediamenti permanenti e, con il passare dei secoli, le prime città, tra le quali Gerico, in Palestina, e Çatalhöyük, nella Penisola anatolica.

Rovine a Gerico
Rovine a Gerico

L’agricoltura, inoltre, consentì di aumentare la quantità di cibo a disposizione: un ettaro di terra coltivato rende molto di più (fino a 100 volte in più) rispetto a un ettaro di foresta usato per cacciare e raccogliere. Perciò le coltivazioni permisero di “liberare” alcuni uomini dalla ricerca del cibo e lasciare che si dedicassero ad altre occupazioni. Nacque così la divisione del lavoro: se la grande maggioranza degli uomini continuava a raccogliere o produrre cibo, una minoranza poté specializzarsi in altri mestieri, come la fabbricazione di vasellame e utensili. In origine la divisione non era netta, ma gradualmente consentì di creare società complesse e sviluppate.

La capacità di coltivare la terra comportò anche l’inizio di un diverso rapporto tra l’uomo e la natura: gli esseri umani iniziarono a modificare gli ambienti naturali per adeguarli alle loro necessità. Con l’agricoltura, insomma, iniziò l’evoluzione che ha prodotto la civiltà umana come oggi la conosciamo.

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