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29 Giugno 2025
6:00

Cosa vuol dire essere “fisicamente attivi” e perché tanti italiani non lo sono ma pensano di sì?

Essere fisicamente attivi significa svolgere almeno 150 minuti di attività fisica moderata a settimana. Più della metà degli italiani non lo sono, eppure molti tra i sedentari e parzialmente attvi pensano di fare abbastanza esercizio. Da dove nasce questo fraintendimento?

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Cosa vuol dire essere “fisicamente attivi” e perché tanti italiani non lo sono ma pensano di sì?
essere fisicamente attivi

Essere fisicamente attivi significa svolgere regolarmente attività fisica, ed è importante per migliorare salute e stile di vita. In Italia, circa il 48% degli adulti si può considerare fisicamente attivo secondo gli standard dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Non sempre la percezione del livello di attività fisica praticata corrisponde però a quella effettivamente svolta: tra i sedentari, 1 persona su 4 pensa di fare abbastanza esercizio anche se non è così. Ma da dove nasce questo fraintendimento? E che cosa significa, davvero, essere “attivi”?

Essere fisicamente attivi significa fare sport? Non proprio

Quando si parla di salute e benessere, uno degli indicatori più importanti è il livello di attività fisica. Attenzione, però: essere fisicamente attivi non vuol dire per forza andare in palestra o allenarsi tutti i giorni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’attività fisica come:

qualsiasi movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che richiede un dispendio energetico

Non si parla quindi solo di sport, ma anche di camminate, lavori manuali, ballare e pulire casa.  Ma quanta attività serve davvero?

Secondo le linee guida dell’OMS, per restare in salute un adulto (compresi gli over 65) dovrebbe fare almeno 150 minuti a settimana di attività moderata, oppure 75 minuti di attività intensa, o combinazioni equivalenti tra le due (per esempio 100 minuti moderati e 25 intensi).

Qual'è la differenza tra attività fisica “moderata” e “intensa”?

Per attività fisica intensa si intende quella che per quantità, durata e intensità fa aumentare di molto il respiro e il battito cardiaco, spesso facendoci sudare parecchio. Esempi? Correre, pedalare veloce, fare ginnastica aerobica o sport a livello agonistico.

L’attività fisica moderata fa invece aumentare solo leggermente battito e respiro. Rientrano in questa categoria: camminare a passo sostenuto, andare in bicicletta con andatura tranquilla, fare ginnastica dolce, ballare, fare giardinaggio e svolgere lavori in casa come lavare finestre o pavimenti.

I tre livelli di attività fisica secondo l’Istat

L’Istat, seguendo le indicazioni dell’OMS, divide la popolazione italiana tra i 18 e i 69 anni in tre categorie, in base all’attività fisica svolta (sia nel tempo libero che sul lavoro) nei 30 giorni precedenti l’intervista:

  • Fisicamente attivi: chi nel tempo libero fa almeno 150 minuti a settimana di attività fisica moderata, oppure 75 di attività intensa, o combinazioni equivalenti. Rientra in questa categoria anche chi fa un lavoro fisicamente impegnativo e continuativo, come muratori, agricoltori, manovali.
  • Parzialmente attivi: chi nel tempo libero fa attività fisica, ma non regolarmente oppure senza raggiungere livelli raccomandati dall’OMS. In questo gruppo rientrano anche le persone che svolgono lavori regolari e moderatamente impegnativi, come camerieri, operai in catena di montaggio, addetti alle pulizie.
  • Sedentari: chi non fa attività fisica nel tempo libero e ha un lavoro sedentario o fisicamente discontinuo. Ad esempio, chi lavora alla scrivania, alla guida, o svolge lavori manuali saltuari, come imbianchini o magazzinieri occasionali.

Quanti italiani sono davvero fisicamente attivi

I dati Istat relativi al biennio 2022-2023 ci dicono che solo il 48% degli adulti italiani è fisicamente attivo, il 24% è parzialmente attivo ed il rimanente 28% è sedentario. Sommando le ultime due categorie, scopriamo che più della metà della popolazione adulta italiana non raggiunge i livelli minimi di attività fisica raccomandati dall’OMS. Eppure, molti pensano di farcela: 1 adulto su 3 tra i parzialmente attivi e quasi 1 su 4 tra i sedentari ritiene di svolgere un’attività sufficiente per mantenersi in salute. Da cosa nasce questa illusione?

Perché i dati sono auto dichiarati: le persone raccontano quanto si muovono, ma spesso sovrastimano. Colpa del cosiddetto effetto di “desiderabilità sociale”: inconsciamente, tendiamo a presentarci sotto una luce migliore, soprattutto se si parla di salute e stili di vita. In un mondo dove le app che contano i passi e i social di mostrano reel con workout da pochi minuti, è facile sentirsi attivi. Ma non basta muoversi un po’: le linee guida dicono che non serve essere atleti, ma sono necessarie costanza e intensità adeguata.

Praticare regolarmente attività fisica riduce la mortalità del 20-35% e aiuta a prevenire numerose patologie: cardiovascolari, metaboliche, neoplastiche. Migliora pressione, colesterolo, glicemia, riduce il rischio di diabete di tipo 2, artrosi e perfino depressione e solitudine. Ed essere consapevoli del proprio livello di attività è già un atto di prevenzione. La distinzione tra attività moderata e intensa, o tra lavoro fisico continuativo o saltuario, è più di una classificazione statistica: è una bussola per interpretare correttamente i dati e per valutare il proprio stile di vita.

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