Per digital divide si intende un vero e proprio “divario digitale” tra chi ha accesso a internet e chi invece non può accedervi (in modo totale o parziale). In realtà, oggi non si tratta più di una semplice questione di accesso alla rete, ma anche della sua qualità e della sua modalità di accesso e fruizione. Molti di noi hanno iniziato a conoscere il fenomeno con l’avvento della pandemia di Covid-19, quando in Italia erano all’ordine del giorno le notizie di chi non poteva usufruire dell’istruzione a distanza, del telelavoro o dell’assistenza sanitaria digitale. La pandemia, però, ha solamente messo in luce una disparità esistente già da molto tempo e che ha delle serie ripercussioni socio-economiche e culturali.
Secondo l’ONU 3,7 miliardi di persone, quasi la metà degli abitanti del Pianeta, sono ancora offline e, se non arginato, il digital divide diventerà un nuovo volto della disuguaglianza. Vediamo le tipologie, le cause e le conseguenze del divario digitale e capiamo se e come può essere ridotto.
Le 3 tipologie di digital divide
Per gli studiosi si può parlare di 3 tipi di divario digitale:
- globale, quando ci focalizziamo sulle differenze di accesso e utilizzo di internet tra Paesi più e meno sviluppati economicamente;
- sociale, quando ci riferiamo alle disuguaglianze di accesso e utilizzo esistenti all’interno di un singolo Paese, in base alle caratteristiche demografiche della popolazione;
- democratico, in riferimento alla partecipazione alla vita politica e sociale grazie all’uso (o meno) delle nuove tecnologie.
Le cause del divario digitale
Le cause del divario digitale possono essere una carenza di tipo infrastrutturale (quando mancano le dotazioni e gli strumenti necessari alla navigazione, ad esempio i computer o le linee di accesso a internet) o l'assenza di conoscenze informatiche che permettano lo svolgimento di semplici attività virtuali (cioè, i mezzi e gli strumenti ci sono, ma non c'è una formazione adeguata a utilizzarli).
L’accesso alla rete e in generale a tutte le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) non è soltanto legato a fattori di tipo geografico e geopolitico, ma anche a fattori “umani” come l’età, il sesso, il titolo di studio e il reddito. In questo senso, si può dire che il digital divide riproduce disuguaglianze sociali già esistenti offline, talvolta rafforzandole. Alcuni studi hanno infatti dimostrato che le persone con un reddito alto e un grado d’istruzione elevato hanno maggiore facilità di accesso alla rete, così come sono facilitati coloro che abitano in città sviluppate e all’avanguardia.
Le conseguenze del digital divide
Chi è escluso dal mondo digitale subisce sia un danno socio-economico che culturale. Analizzare le conseguenze del fenomeno è complesso perché il digital divide impatta sulla sfera relazionale e comunitaria delle persone e sul godimento di alcuni diritti inalienabili, come la libertà d’espressione e l’acceso facilitato alle informazioni. Non solo, si pensi a tutte quelle attività che con il tempo sono state digitalizzate e che sono inarrivabili per chi non sa o non può usare gli strumenti digitali (il pagamento delle bollette, i rapporti con la pubblica amministrazione, i fascicoli sanitari e tanti altri). Questa è a tutti gli effetti una nuova forma di disuguaglianza e un grave fattore di discriminazione culturale ed esclusione sociale.
Sul versante economico, uno studio della Boston Consulting Group (BCG) ha dimostrato, per esempio, che in Paesi con ridotto divario digitale (Svezia e Svizzera), i cittadini possono godere di maggiori opportunità lavorative e questo si traduce, spesso, in effetti positivi anche su PIL e reddito nazionale.
Le categorie sociali più colpite
Il digital divide riguarda soprattutto alcune categorie di persone:
- gli anziani,
- le donne,
- gli immigrati,
- le persone con disabilità,
- coloro che appartengono a un ceto sociale più svantaggiato.
Cosa si può fare per ridurlo?
Internet sta diventando a tutti gli effetti un bene comune, e l’ONU stesso si sta impegnando affinché si adottino delle politiche inclusive. Come per tutti i problemi complessi, la soluzione non è mai una. Proviamo quindi a enunciare alcune azioni che possono contribuire a superare il problema:
- servizio Internet a prezzi accessibili e veloce anche nelle zone rurali;
- supporto tecnico di qualità;
- percorsi educativi e di aggiornamento per l’uso di internet e dei dispositivi digitali;
- promozione dell’utilizzo consapevole del digitale;
- studio del fenomeno: sembra un punto banale ma non lo è. Senza dati e ricerche sulla diffusione del fenomeno, sui soggetti maggiormente colpiti e sui fattori che maggiormente incidono, si rischia di mettere in atto sforzi che non portano a risultati.
Dal momento che abbiamo visto che il divario è spesso legato a condizioni di svantaggio “iniziale” delle persone, non bisogna dimenticarsi che si può agire anche partendo dalla radice: aumentando i livelli di educazione, democrazia, mobilità sociale e uguaglianza economica della popolazione.