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11 Giugno 2025
13:30

Cos’è l’architettura blob, perché si chiama così e dove si può vedere la blobitecture

Forme organiche, curve estreme e strutture complesse: l’architettura blob nasce negli anni '90 grazie ai primi software di modellazione 3D, dando vita ad alcuni degli edifici più insoliti del nostro tempo.

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Cos’è l’architettura blob, perché si chiama così e dove si può vedere la blobitecture
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Appartengono all’architettura blob (detta anche blobitettura o blobitecture) edifici dalle forme ondulate e curvilinee, privi di spigoli e di geometrie simmetriche tradizionali, simili ad amebe o bolle. Sul piano progettuale, queste forme dall’aspetto organico e biomorfo erano quasi impossibili da realizzare prima dell’era digitale, perché difficili da immaginare e disegnare a mano, ma soprattutto da calcolare strutturalmente. Con l’avvento dei primi software di modellazione 3D, alcune architetture blob riuscirono a essere realizzate, diventando vere e proprie icone del linguaggio sperimentale di fine '90 e inizio '00: un momento di cambiamento cruciale alla vigilia della rivoluzione digitale. Se però, da un lato, la tecnologia consentiva di immaginare forme mai viste prima, dall’altro, i limiti economici e costruttivi resero difficile il passaggio dal concept alla realtà. Fra gli edifici blob effettivamente costruiti e fra i più significativi, ricordiamo la Kunsthaus di Graz, progettata da Peter Cook e Colin Fournier, il Selfridges Building di Birmingham, realizzato da Future Systems, e il Sage Gateshead di Norman Foster.

Nascita ed evoluzione dell'architettura blob

Potremmo dire che la blobitecture sia stata lanciata, intorno alla metà degli anni ’90, dall’architetto americano Greg Lynn, pioniere del Computer Aided Design (CAD) e autore, nel 1996, dell'illuminante saggio Blobs, or Why Tectonics is Square and Topology is Groovy, pubblicato dalla rivista ANY. Il concetto di "blob" non è tuttavia un'invenzione tout-court, deriva bensì dall’acronimo informatico Binary Large Object, campo che in informatica è genericamente associato alla memorizzazione di dati di grandi dimensioni in formato binario non direttamente interpretabili dai database. Nel caso specifico dei software di modellazione tridimensionale, la stessa entità descrive delle sfere che possono essere raccolte per formare oggetti più estesi (e dunque "pesanti"). Nel programma 3D dell’epoca, Alias-Wavefront, esisteva infatti il modulo “blob” che permetteva di controllare queste particolari primitive sferiche, dette "metaball".

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Alias–Wavefront, software per la realizzazione di modelli 3D.

Lynn iniziò a sperimentare e intuì che i software di progettazione assistita al computer non sarebbero stati solo degli strumenti utili a velocizzare il lavoro, ma dei veri e propri alleati creativi. Ne esplorò a fondo le potenzialità, interrogandosi sulla relazione tra calcolo digitale, composizione architettonica e strutturale, e tra il 1995 e il 1999, con Douglas Garofaloe e Michael McInturf, costruì la Korean Presbyterian Church nel Queens a New York: uno dei primissimi edifici – complessi ma non blob, benché l'intento iniziale fosse quello – realizzati con l’ausilio di software nella fase di concezione del design. Sebbene la tecnologia non mancasse – il settore della computer grafica impazzava, le macchine a controllo numerico erano già diffusissime e i sistemi di digitalizzazione sempre più all’avanguardia – costruire edifici amorfi, dal profilo organico e dall'estetica talvolta discutibile, poneva sfide tecniche notevoli. In particolare, gli alti costi di realizzazione portavano spesso a risultati sulla carta, e furono dunque in pochi a realizzare nel concreto architetture blob.

Gli edifici blob più famosi al mondo

A seguire alcuni tra risultati più significativi nel mondo – tutti in Europa.

Kunsthaus Graz a Graz, in Austria

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Kunsthaus Graz

Impegnati negli anni Sessanta nell’avanguardistico progetto di applicare la tecnologia alla realizzazione di edifici biomorfi, pneumatici e capaci di muoversi nello spazio, gli ex Archigram (ora Spacelab) Peter Cook e Colin Fournier, inaugurano a Graz nel 2003 – anno in cui la cittadina austriaca era la capitale europea della cultura – la bizzarra Kunsthaus Graz. L’edificio, adibito a museo d'arte e soprannominato “friendly alien” per la sua forma organica, è ricoperto da una pelle multimediale di 1.066 elementi di plexiglas blu e 930 lampade fluorescenti che la sera si illuminano creando giochi di luce ed effetti diversi. All’interno la luce naturale passa attraverso dei lucernari posti in copertura, questi sono rivolti tutti verso nord tranne uno che guarda ad est in direzione della Torre dell’Orologio, simbolo storico di Graz.

Selfridges Building a Birmingham, Regno Unito: un esempio di blobitettura

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Completato nel 2003 e progettato dallo studio Future Systems, fondato da Jan Kaplický e Amanda Levete, il Selfridges Building di Birmingham è noto per la sua facciata curva, ricoperta da 15.000 dischi di alluminio anodizzato ispirati al celebre abito a maglia metallica disegnato da Paco Rabanne negli anni Sessanta. Mentre l’interno segue logiche funzionali, l’esterno è concepito come un guscio scultoreo indipendente. L’involucro è costituito da una struttura portante in acciaio, rivestita da uno strato continuo di cemento a proiezione che ha permesso di ottenere superfici morbide e continue. I dischi sono poi stati modellati digitalmente e prodotti su misura per seguire con precisione, punto per punto, la silhouette del volume. Il Selfridges è uno degli edifici più fotografati del Regno Unito – lo si trova persino fra gli sfondi predefiniti di Windows – e ha contribuito alla trasformazione dell’immagine urbana della città.

Tre edifici blob firmati da Norman Foster

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Anche il famoso architetto britannico Norman Foster ha realizzato degli edifici dalle forme bloboidali nei primi anni Duemila. La libreria filologica dell'Università di Berlino, detta “The Berlin Brain” (2006), ha una forma ellissoidale e una doppia pelle composta esternamente da dei pannelli trasparenti e metallici alternati, e internamente da un tessuto in fibre di vetro bianche che diffonde la luce entrante. The Glasshouse International Centre for Music (ex Sage Gateshead, 2004), a Gateshead in Regno Unito, ricorda invece una conchiglia e condivide con il primo un sistema di pannellizzazione ad elementi rettangolari piani: risultato facilmente ottenibile su superfici derivate da operazioni di rivoluzione. Un terzo edificio dalla forma bloboidale, ma completamente realizzato in legno, è il Chesa Futura (2003), un complesso residenziale a St. Moritz, in Svizzera

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