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12 Maggio 2025
18:30

Da cosa dipende il costo di un diamante: la classificazione secondo le “4 C”

Il prezzo di un diamante dipende dalle cosiddette “4 C”, cioè i fattori che compongono il sistema di valutazione internazionale da cui dipende il valore di queste pietre preziose. Si tratta delle iniziali dei termini inglesi carat (“caratura”), colour (“colore”), clarity (“purezza”) e cut (“taglio”).

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Da cosa dipende il costo di un diamante: la classificazione secondo le “4 C”
scienza diamanti

Se siete mai entrati in una gioielleria per acquistare un monile adornato da diamanti (il più duro dei minerali conosciuti con un valore di 10 sulla scala di Mohs), potrebbe esserci capitato di imbattervi nelle famigerate “quattro C”, cioè i fattori che compongono il sistema di valutazione internazionale da cui dipende il prezzo di queste pietre preziose. Si tratta di quattro “C” in lingua inglese: carat (“caratura”), colour (“colore”), clarity (“purezza”) e cut (“taglio”). Ma come si fa a stabilire il valore di un diamante? Vediamo come funzionano le “4 C”.

Carat (“caratura”)

Qui dobbiamo chiarire subito un punto fondamentale: quando parliamo di carati dei diamanti intendiamo una cosa diversa dai carati dell'oro. Per l'oro, infatti, il carato misura la purezza del metallo: 24 carati significa oro puro, 18 carati significa oro al 75% e così via. Per i diamanti, invece, come per la maggior parte delle pietre preziose, il carato è un'unità di misura della massa che corrisponde a circa 200 milligrammi. Per esempio, un diamante da 5 carati ha una massa di circa 1 grammo.

Va detto che il costo di un diamante – a parità di tutto il resto – non cresce linearmente con la sua massa: in altre parole, se un diamante ha il doppio dei carati di un altro diamante, non costerà il doppio ma un po' di più. Questo comportamento è leggermente controintuitivo rispetto a tanti altri prodotti che acquistiamo nel quotidiano (il flacone di detersivo da 1 kg costerà tendenzialmente un po' meno, in proporzione, dello stesso detersivo nel flacone da 0,5 kg) ed è dovuto al fatto che le pietre preziose più grandi sono anche più rare.

Colour (“colore”)

Immaginando un diamante ce lo figuriamo perfettamente trasparente. Questo è un caso ideale, ma non sempre i diamanti sono completamente incolori. Il colore di un diamante dipende essenzialmente dalla quantità di impurezze a livello atomico contenute nella sua struttura cristallina. Un diamante puro al 100% è composto infatti solamente da atomi di carbonio, ma all'interno della sua struttura cristallina possiamo trovare per esempio alcuni atomi di azoto, che tenderanno a conferire al cristallo una colorazione giallastra. Altri atomi possono dare origine a sfumature di colori diversi dal giallo, ma questa è la colorazione più diffusa.

La classificazione internazionale del colore di un diamante, stabilita dalla GIA (Gemological Institute Of America) prevede una scala che va dalla D alla Z, dove la D indica la trasparenza perfetta mentre la Z indica un diamante giallognolo. Come potete immaginare, più il diamante cade vicino alla “D” e più sarà prezioso, a parità di tutto il resto.

scala colori diamante
Scala dei colori di un diamante. Credit: GIA

Clarity (“purezza”)

Nei diamanti naturali – ma anche nei diamanti sintetici – non è infrequente trovare delle inclusioni, cioè delle piccole imperfezioni composte da altri materiali. In base al numero e alle dimensioni di tali inclusioni, un diamante si può classificare nel modo seguente:

  1. FL – Flawless (“Impeccabile”): il diamante non ha imperfezioni, quindi è quello più vicino alla perfezione;
  2. IF – Internally Flawless (“Internamente Impeccabile”): internamente non ci sono inclusioni, ma sulla superficie potrebbero esserci delle piccole imperfezioni;
  3. VVS1 e VVS2 – Very, Very Slightly Included (“Molto, Molto Leggermente Incluso”): le inclusioni ci sono ma sono piccolissime e quindi estremamente difficili da individuare;
  4. VS1 e VS2 – Very Slightly Included (“Molto Leggermente Incluso”): le inclusioni sono un po’ più grandi e quindi più facilmente individuabili;
  5. SI1 e SI2 – Slightly Included (“Leggermente Incluso”): le inclusioni ancora più grandi e quindi ancora più facili da notare;
  6. I1, I2, I3 – Included (“Incluso”): le inclusioni sono molto evidenti e possono influire sulla trasparenza e GIAsulla brillantezza del diamante.

Tanto più in alto un diamante si trova nella scala, quanto più sarà costoso.

Cut (“taglio”)

Il taglio influenza la brillantezza, la dispersione dei vari colori dello spettro visibile e il contrasto tra il bianco e il nero causato dai riflessi della luce sulle varie facce del diamante. Per valutare la fattura di un taglio si prende in considerazione non solo la forma del diamante ma anche il numero di facce, la loro simmetria, la lucidatura e altri aspetti che contribuiscono alla brillantezza caratteristica del cristallo.

Fonti
GIA
Sono un appassionato del mondo microscopico, a partire dalle molecole fino agli artropodi. La laurea magistrale in chimica mi ha permesso di avere gli strumenti necessari per comprendere il funzionamento del mondo, ma soprattutto ha saziato la mia fame di risposte. Curioso, creativo e con idee folli: date una videocamera, un drone o una chitarra al DeNa e lo renderete felice.
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