
La diga di Belo Monte in Brasile, situata lungo il fiume Xingu (uno dei maggiori affluenti dell’Amazzonia), è uno degli interventi infrastrutturali più ambiziosi mai realizzati nel Paese. Costruita tra il 2011 e il 2016, conta una capacità di 11.233 megawatt ed è il secondo impianto idroelettrico più grande del Brasile e il quinto al mondo, preceduto soltanto da tre grandi dighe cinesi (quella delle Tre Gole sul fiume Yangtze e i complessi di Baihetan e Xiluodu sul Jinsha) e, appunto, dalla diga di Itaipu sul fiume Paraná, al confine con il Paraguay.
L’obiettivo del progetto è quello di contribuire al potenziamento della rete elettrica su scala nazionale dopo la crisi energetica del 2001, sfruttando il grande potenziale del bacino del fiume Xingu. Questo obiettivo, però, si è scontrato con un costo altissimo per l'ecosistema fluviale, per le popolazioni indigene locali e per la fauna. Così, quella che doveva essere una grande opera, simbolo di progresso, è finita al centro di accese polemiche, ricordata più per le controversie che per la sua portata.
Il progetto della diga di Belo Monte in Brasile
Con una diga principale alta più di 90 metri e un bacino idrico di 516 km2, il complesso di Belo Monte produce energia sufficiente per circa 60 milioni di persone. Per renderne tuttavia possibile il funzionamento, è stato necessario intervenire direttamente sul corso del fiume Xingu: un’opera di deviazione di grande interesse ingegneristico, indispensabile per convogliare l’acqua verso la centrale, che conta in tutto 24 turbine. A tal fine sono stati realizzati due imponenti canali artificiali, larghi circa 500 metri e lunghi 75 km, che consentono all'impianto di operare con un rendimento medio di 4.571 megawatt, stima che tiene conto delle naturali variazioni stagionali della portata del fiume e che, però, risulta inferiore al 30% della capacità installata. Tale prestazione evidenzia una certa discrepanza tra aspettative e risultati, ottenuta per di più attraverso un progetto considerato estremamente controverso per il suo impatto ambientale e sociale.
L’impatto della diga sulle popolazioni indigene e sull’ambiente
La costruzione dei due canali di deviazione ha avuto pesanti ricadute, in particolare in prossimità della cosiddetta Volta Grande, l'ansa del fiume Xingu, dove il flusso d’acqua si è drasticamente ridotto: oltre l’80% viene indirizzato infatti verso la centrale, lasciando le comunità locali con quantità insufficienti per vivere e lavorare.

Popoli indigeni come i Kayapó, gli Arara e i Juruna, i quali dipendono dal fiume per la pesca, l’approvvigionamento idrico e le attività quotidiane, si sono improvvisamente ritrovati con una disponibilità d’acqua quasi nulla – soprattutto durante la stagione secca – subendo conseguenze gravissime per le loro comunità sul piano economico e sociale. Di fronte a condizioni divenute insostenibili, decine di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare la propria terra natia, migrando altrove in cerca di nuovi mezzi di sussistenza.
L'11 marzo 2025, una sentenza preliminare della Supreme Federal Court (STF) ha stabilito che le comunità indigene della Volta Grande do Xingu debbano ricevere una quota delle royalties generate dall’impianto idroelettrico; tale diritto è stato riconosciuto in seguito a una petizione promossa da sette associazioni indigene.