0 risultati
video suggerito
video suggerito
14 Novembre 2024
7:00

Cosa sono i culti del cargo, la credenza dei popoli indigeni e cosa c’entra il principe Filippo

I culti del cargo sono credenze religiose emerse tra le popolazioni indigene del Pacifico, soprattutto in Melanesia, a seguito del contatto con i colonizzatori occidentali, credendo nell'arrivo di merci tramite navi o aerei. Questi culti sono aumentati durante la Seconda Guerra Mondiale, coinvolgendo anche figure occidentali come il Principe Filippo e il "soldato" John Frum.

1 condivisione
Cosa sono i culti del cargo, la credenza dei popoli indigeni e cosa c’entra il principe Filippo
culti del cargo cosa sono

I culti del cargo sono una forma di credenza religiosa che si è sviluppata tra diverse popolazioni indigene delle isole del Pacifico, come la Nuova Guinea, la Micronesia e la Melanesia, in seguito al contatto con i colonizzatori occidentali. Questi culti si basarono (e in parte tuttora si basano) sulla fede nell'arrivo di navi o aerei da trasporto (in inglese "cargo") carichi di merci e prodotti destinati agli indigeni. Questi culti hanno avuto un incremento nel corso della Seconda Guerra Mondiale e hanno inoltre cominciato a riguardare direttamente alcune personalità occidentali, reali (come il Principe Filippo, consorte deceduto della Regina Elisabetta II d'Inghilterra) o generiche (il soldato John Frum). Approfondiamo l'origine di questi culti e alcune forme religiose specifiche.

Le origini dei culti del cargo 

Il termine "cargo" si riferisce soprattutto ai beni materiali — cibo, vestiti, utensili, armi e tecnologie avanzate — che i colonizzatori portavano con sé o gettavano dagli aerei e dalle navi che passavano vicino alle isole del Pacifico. Questi oggetti, estranei alla culture indigene locali (che spesso non avevano mai avuto contatti con il mondo esterno), vennero interpretati come manifestazioni divine. I popoli indigeni furono infatti anche influenzati dall’osservazione dei combattimenti aerei e navali nel Pacifico. È infatti proprio durante la Seconda Guerra Mondiale, in cui diversi veicoli si schiantavano nei pressi delle isole o lasciavano cadere le proprie merci, che nacque l'illusione tra le popolazioni locali che tali beni giungessero direttamente dal cielo o dal mare per volere divino.

Con la fine del conflitto mondiale e l'abbandono delle basi militari, l'afflusso di queste merci si interruppe, causando un ulteriore sconvolgimento per la quotidianità delle comunità del Pacifico. Ed è proprio in questa fase, di assenza di doni divini, che emersero narrazioni e credenze che diedero vita ai culti del cargo, riflettendo il tentativo delle popolazioni indigene di dare senso alla loro nuova realtà, nella speranza che un giorno i "cargo" sarebbero tornati a portar loro doni.

Le caratteristiche dei culti del cargo

I culti del cargo si caratterizzano per l’elaborazione di riti e cerimonie con lo scopo di far tornare o moltiplicare il “cargo”, ovvero le merci. Le popolazioni indigene erano quindi solite costruire piste d'atterraggio in attesa di nuovi aerei americani, fabbricavano radio con bambù e inscenavano marce e parate militari, imitazioni di comportamenti osservati nei colonizzatori. Questi riti simbolizzavano l’idea che, attraverso la riproduzione accurata delle azioni occidentali, si potessero richiamare nuovamente le navi e gli aerei che portavano il cargo.

Alla guida dei culti si trovavano spesso figure carismatiche, leader religiosi o profetici che affermavano di essere in contatto con spiriti o antenati capaci di far tornare il cargo. Questi leader millantavano di essere gli interpreti del mondo coloniale. Il culto del cargo non è stato quindi solo un tentativo di ottenere beni materiali, ma una reinterpretazione del potere occidentale e coloniale e della sua presenza destabilizzante per una popolazione lontana dalla modernità tecnologica.

Immagine
Simulazione dell’alzata della bandiera americana – Vanuatu, Polinesia

Il culto di John Frum sull'isola di Tanna

Uno degli esempi più conosciuti di culto del cargo è quello di John Frum, una figura mitica venerata sull’isola di Tanna, appartenente all'arcipelago Vanuatu. Il culto emerse negli anni ‘40, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i soldati americani arrivarono sulle isole del Pacifico portando con sé un’abbondanza di rifornimenti.

Secondo la leggenda, John Frum era un messaggero che avrebbe riportato ricchezza e prosperità all’isola, portando con sé il cargo. La sua figura divenne centrale per la popolazione di Tanna, che continuò a celebrare rituali in suo nome anche dopo la fine della guerra. Feste, parate e l’imitazione degli eserciti americani divennero parte delle celebrazioni del culto, nel tentativo di richiamare i beni materiali sull'isola.

Culti simili emersero anche in altre parti del Pacifico, come in Papua Nuova Guinea e nelle Figi, dove le comunità locali elaborarono storie e credenze intorno ai colonizzatori e ai loro beni, in un contesto di rapida trasformazione sociale ed economica.

Il movimento del principe Filippo

Un altro esempio emblematico dei culti del cargo è rappresentato dal movimento del Principe Filippo, conosciuto anche come il culto di Filippo, un fenomeno religioso nato anch'esso nell'isola di Tanna negli anni '50. La leggenda diffusa nell'isola narra che il figlio generato dallo spirito delle montagne locali partì per l'Occidente e sposò una donna di grande potere. Si considera quindi che quel figlio fosse il Principe Filippo, il marito di Elisabetta II, regina d'Inghilterra.

I membri del movimento veneravano e in parte venerano ancora (nonostante il suo decesso) il Principe Filippo, considerandolo una figura divina e un messaggero di prosperità. La loro devozione si fonda sulla credenza che un giorno Filippo tornerà a Tanna per portare abbondanza e risorse materiali. Per queste ragioni, in suo onore vengono organizzati riti e celebrazioni religiose in cui si espongono le sue foto in vista del suo ritorno.

Immagine
Abitanti dell’isola di Tanna che espongono delle foto del Principi Filippo. Credits: Christopher Hogue Thompson

Come interpretare i culti del cargo? 

Una modalità per interpretare i culti del cargo è riflettere sulla misura in cui il colonialismo introdusse profondi squilibri economici e sociali nelle isole del Pacifico. Le popolazioni indigene, che fino ad allora vivevano di economie locali basate sulla sussistenza, infatti si trovarono improvvisamente esposte a un sistema globale che portava beni materiali prima sconosciuti e/o inaccessibili.

L’arrivo improvviso di colonizzatori con tecnologie avanzate e beni materiali in abbondanza, in contrasto con le risorse limitate delle popolazioni locali, generò non solo stupore, ma anche un profondo senso di smarrimento. Di fronte a disuguaglianze così evidenti, i popoli indigeni reinterpretarono la situazione attraverso le loro categorie religiose e simboliche.

Questi culti, quindi, non erano solo il frutto di un malinteso culturale, ma una strategia di resistenza simbolica. Trasformare i colonizzatori in figure divine e i loro beni in doni soprannaturali significava, in un certo senso, recuperare il controllo e restituire un senso di equilibrio alle proprie comunità. Le pratiche rituali permettevano ai popoli indigeni di affrontare le trasformazioni imposte dal colonialismo, cercando di rielaborare e comprendere un potere esterno apparentemente inarrivabile. I culti del cargo sarebbero quindi una risposta culturale e psicologica al trauma del colonialismo.

Evoluzione contemporanea dei culti del cargo

Oggi, molti culti del cargo sono scomparsi o si sono trasformati con il tempo. Tuttavia, il culto di John Frum è ancora vivo nell'arcipelago di Vanuatu, dove ogni anno si svolgono celebrazioni in suo onore, sebbene in forme più simboliche e meno legate al richiamo del cargo.

La globalizzazione e la maggiore diffusione di informazioni hanno infatti ridotto l’aura di mistero attorno ai beni materiali occidentali, rendendo più comprensibili i processi che li producevano. Nonostante ciò, l’eredità coloniale resta una ferita aperta, e in alcuni casi la fede nei culti del cargo persiste come un modo per far fronte alla memoria di un passato segnato da disuguaglianze e ingiustizie.

Fonti
Sfondo autopromo
Cosa stai cercando?
api url views