0 risultati
video suggerito
video suggerito
12 Marzo 2025
9:26

È vero che il colore nero veniva ottenuto dalle mummie bruciate? Sì, ecco la storia

Nel Medioevo, le mummie egizie venivano usate come medicinali e, sorprendentemente, anche per produrre un pigmento chiamato "nero" o "bruno di mummia", utilizzato in pittura fino al XX secolo. Quando si scoprì la sua origine umana, il pigmento fu progressivamente abbandonato.

2 condivisioni
È vero che il colore nero veniva ottenuto dalle mummie bruciate? Sì, ecco la storia
bruno di mummia
Credit: Alyssa Bivins, via Wikimedia Commons

Nel Medioevo, le mummie egizie non erano solo reperti archeologici, ma venivano utilizzate come medicinali. Un aspetto poco noto è che i resti mummificati venivano anche trasformati in un intenso pigmento bituminoso, noto come "nero" o "bruno di mummia", utilizzato in pittura fino al XX secolo, prima che la sua origine umana sollevasse preoccupazioni etiche. Noi oggi conosciamo questi corpi imbalsamati risalenti a diverse migliaia di anni fa, perlopiù come manufatti archeologici di grande importanza, conservati nei musei e studiati dai ricercatori. Eppure quando hanno iniziato a essere introdotte in Europa nel Medioevo non era questo il loro scopo principale: le mummie infatti cominciarono a essere messe in commercio in qualità di medicinali per trattare una vasta gamma di disturbi medici, dal mal di denti alla dissenteria – un'idea derivata secondo alcuni studiosi dall'uso medico della pece da parte degli antichi Greci.

Nel XVI secolo il commercio di carne umana derivata dalle mummie sbriciolate era fiorente: ci sono testimonianze dettagliate del processo di smembramento, macinazione e impacchettamento per il mercato europeo (e quando scarseggiarono, si cominciò a usare la carne dei criminali condannati, portando a investigazioni come quella lanciata dal medico del re di Navarra a metà ‘500). In parallelo, le mummie cominciarono a riscuotere interesse in sé e per sé, una fascinazione che sarebbe cresciuta molto nei secoli, in particolare a fine Settecento con la celebre spedizione di Napoleone in Egitto, portando alla conservazione museale e all'esposizione dei preziosi resti umani che conosciamo oggi.

napoleone egitto

Dato che gli europei mangiavano, bevevano e si strofinavano il corpo con i resti mummificati, non deve suonare troppo strano che questi fossero usati anche per dipingere. Il prodotto che si ricavava dalle mummie era chiamato "nero" o "bruno di mummia", un pigmento marrone intenso ricavato dalla carne mescolata a pece bianca e mirra. Questo pigmento aveva una composizione piuttosto variabile, motivo per cui è difficile trovare resoconti specifici del suo uso nelle opere d'arte: oggi possiamo ricorrere a tecniche come la spettrometria di massa che una volta erano sconosciute.

Sappiamo che era molto popolare, motivo per cui si trova anche sulla tavolozza di Eugène Delacroix nel 1854, quando dipinse il Salone de la Paix all'Hotel de Ville. Il colore sarebbe stato disponibile dal XVI secolo fino al XX secolo, raggiungendo la sua massima popolarità tra la metà del XVIII e il XIX secolo e divenendo progressivamente sempre meno usato e apprezzato. Il cambio di spirito ce lo conferma un episodio scritto dalla pittrice inglese Georgiana Burne-Jones nella biografia del marito e famoso artista preraffaellita Edward Burne-Jones: l'artista, avendo scoperto le vere origini "umane" del pigmento, lo aveva infatti seppellito con tutte le cerimonie.

Fonti
Sfondo autopromo
Cosa stai cercando?
api url views