Resti umani mummificati sono presenti in tutti i continenti, databili a praticamente tutte le epoche della storia dell'umanità. Ma fra le mummie conosciute fino ad oggi, qual è la più antica in assoluto? Prima di tutto bisogna fare una distinzione fra i resti umani mummificati in maniera naturale e quelli trattati invece artificialmente. In entrambi i casi però, il record di antichità si trova nel continente americano. La mummia naturale più antica del mondo è la Mummia della Caverna dello Spirito, rinvenuta negli Stati Uniti, di 9400 anni fa, mentre le mummie artificiali più antiche sono le Mummie Chinchorro, ritrovate in Cile, e risalgono a circa 7000 anni fa. Un'altra mummia naturale molto antica e ritrovata nei ghiacciai italiani è quella di Ötzi.
La Mummia della Caverna dello Spirito (Nevada, 9400 anni fa)
La Mummia della Caverna dello Spirito venne trovata casualmente nel 1940 dai coniugi Wheeler all'interno di una grotta nei pressi di Fallon, nello stato del Nevada, negli Stati Uniti sudoccidentali. I due erano una coppia di archeologi incaricata dallo stato del Nevada di svolgere dei sopralluoghi all'interno delle caverne della zona per assicurarsi che non ci fossero resti archeologici che potessero essere danneggiati da eventuali attività estrattive.
Gli Wheeler notarono all'interno della grotta dei resti umani avvolti in una stuoia realizzata con delle canne palustri. Si trattava di due individui, i cui resti erano per la maggior parte allo stato scheletrico, fatta eccezione per la testa e la spalla di uno dei due. La scoperta fu subito sensazionale: l'aridità della grotta aveva permesso ad alcuni tessuti molli di preservarsi, ma non solo: l'individuo parzialmente mummificato, di sesso maschile, era stato deposto con alcuni oggetti in materiale deperibile che invece si erano conservati, come dei mocassini realizzati in pelle animale e una coperta in pelliccia di coniglio.
Inizialmente i due individui rinvenuti all'interno della Grotta dello Spirito vennero datati tra i 2000 e i 1500 anni fa. Tuttavia, a far luce definitivamente sulla vicenda ci si misero i nuovi metodi di datazione messi a punto negli ultimi anni, come il radiocarbonio (C-14). Nel 1996 grazie a questo metodo (i campioni usati furono dei capelli e del tessuto osseo), la mummia venne datata a ben 9400 anni fa (7420 a.C.).
Nel 2016, l'analisi del DNA dimostrò che il patrimonio genetico dell'individuo era compatibile con quello degli attuali nativi americani, segnando la fine di una controversia che andava avanti da anni a riguardo dell'origine etnica della mummia. Una volta concluse le analisi scientifiche, i resti umani sono stati restituiti alla tribù Paiute-Shoshone, il gruppo di nativi americani originario dell'area, che ha provveduto a seppellirli nuovamente secondo le proprie usanze, in ottemperanza al Native American Graves Protection and Repatriation Act, una legge federale degli Stati Uniti per la tutela e la salvaguardia dei resti umani e dei cimiteri nelle riserve dei Nativi Americani.
Le Mummie Chinchorro (Cile, 7000 anni fa)
Le mummie Chinchorro sono le mummie artificiali più antiche del mondo. Sono espressione della cultura Chinchorro, diffusa sulla costa tra il Cile settentrionale e il Perù meridionale tra il 7000 e il 1500 a.C. Le mummie più antiche conosciute di questa popolazione di pescatori risalgono a ben 7000 anni fa (5000 a.C.), e sono dunque più antiche di due millenni rispetto alle più famose mummie egizie. Le Mummie Chinchorro sono considerate dall'UNESCO un patrimonio dell'umanità.
A differenza degli Antichi Egizi però, che praticavano l'imbalsamazione unicamente per i membri più abbienti della società, i Chinchorro mummificavano tutti i loro morti, mettendo in evidenza l'esistenza di una società piuttosto egualitaria nella morte. La tecnica di mummificazione dei Chinchorro univa un processo artificiale a delle condizioni di conservazione favorevoli grazie al clima arido del loro territorio. Nel corso della sua lunghissima storia, questa popolazione sudamericana ha messo a punto tre tipi di imbalsamazione diversi: vediamoli dal più antico al più recente.
La tecnica più antica è quella nota come delle "mummie nere", così chiamata per via del colore che assumevano i corpi trattati, adoperata tra il 5000 e il 3000 a.C. Il corpo veniva inizialmente smembrato, separando la testa e gli arti dal tronco. La pelle veniva messa da parte. In questa maniera, tutti i tessuti molli venivano rimossi dalle ossa, con la pelle e lo scheletro che venivano fatti asciugare. Dopo questa prima fase, lo scheletro veniva riassemblato e ricoperto con un impasto composto da cenere e argilla soprattutto, ma anche da pelo animale (è attestato l'uso delle pelli dei leoni marini). Scopo di questo strato era di essere modellato per ricordare le fattezze del defunto in vita. Dopo che questo impasto si era asciugato, la pelle essiccata veniva sistemata sullo strato di argilla, assieme a una parrucca di cappelli umani. Infine la pelle veniva dipinta di nero con una sostanza a base di manganese.
La seconda tecnica è detta delle "mummie rosse", in uso nel corso del III millennio a.C., e quindi contemporanea alla pratica egiziana dell'imbalsamazione. Per realizzare una mummia con questa tecnica, il corpo del defunto non veniva smembrato, ma in una maniera simile agli Egizi, si praticavano dei tagli per rimuovere tutti gli organi interni. L'unica parte del corpo che veniva rimossa era la testa, per facilitare l'estrazione del cervello. Anche in questo caso si rimuoveva la pelle. A questo punto, l'interno del corpo veniva fatto essiccare. Una volta concluso il processo di disidratazione, nel corso del quale il corpo si era ridotto di volume, l'interno del defunto veniva imbottito con argilla e ramaglie, per tornare alle dimensioni originali. Le ossa venivano tenute in posizione con l'ausilio di stecche di legno. A questo punto la pelle veniva riapplicata, assieme alla testa e a una parrucca. Tutta la mummia veniva poi dipinta con ocra rossa, tranne la testa.
L'ultima tecnica, la più recente, è nota come del "fango", e si data tra il III millennio e la metà del II millennio a.C. In questo caso, il corpo del defunto non veniva intaccato. Per preservarli, i resti venivano avvolti da uno spesso strato di argilla e gesso, anche con l'ausilio di leganti naturali come l'albume d'uovo o colle a base di gelatine di origine animale. Anche in questo caso, prima che la mistura si asciugasse, l'argilla veniva modellata per ricordare le fattezze del defunto.