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24 Ottobre 2025
7:00

Esistono luoghi dove è vietato morire: i motivi dietro questa legge stravagante

A Longyearbyen e Itsukushima si parla di un “divieto di morire”: nel primo per il permafrost che blocca la decomposizione, nel secondo per tradizione religiosa che preserva la purezza del luogo. In realtà non esistono leggi, ma misure sanitarie e rituali diventate curiosità virale.

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Esistono luoghi dove è vietato morire: i motivi dietro questa legge stravagante
vietato morire
Immagine generata da IA

Nel mondo esistono divieti curiosi e quasi surreali (come quello delle gomme da masticare), ma pochi sono così singolari come il divieto di morire a Longyearbyen, in Norvegia, e sull’isola di Itsukushima, in Giappone. A Longyearbyen, la legge impedisce la sepoltura a causa del permafrost, che conserva i corpi e può favorire patogeni, mentre a Itsukushima la tradizione religiosa vieta nascita e morte per preservare la purezza spirituale. In entrambi i casi, però, non esiste un vero divieto legale: si tratta più di misure sanitarie o rituali, trasformate nel tempo in curiosità virale, che hanno dato origine a meme e racconti affascinanti sul bizzarro “divieto di morire”.

Longyearbyen, Norvegia

La città di Longyearbyen, situata a oltre 78° di latitudine nord, è la più popolosa delle celebri Isole Svalbard ed è conosciuta principalmente per essere uno dei centri abitati più a nord dell'intero Pianeta. La città comprende poco più di 2000 abitanti ed è stata fondata come avamposto per lo sfruttamento dei ricchi giacimenti di carbone locali il territorio è prevalentemente caratterizzato dal permafrost, quella condizione per cui il suolo resta congelato tutto l’anno (o buona parte di esso) a causa del clima estremamente rigido.

Longyearbyen
Longyearbyen, la città più popolosa delle Isole Svalbard.

Il "divieto di morire" si ricollega a questa condizione per via dell’impossibilità dei corpi di decomporsi: le bassissime temperature e il suolo congelato, oltre a rendere certamente complessa la sepoltura, attenuano il metabolismo batterico e impediscono la proliferazione microbica, rallentando in modo drastico il processo di decomposizione organica e conservando per lungo tempo eventuali patogeni.
Questo ha portato l’amministrazione locale a optare per il trasferimento dei defunti verso la terraferma, in modo da scongiurare l’insorgere di epidemie e altri problemi di natura igienico sanitaria dovuti alla prolungata permanenza dei corpi sull'isola.

Miyajima (Itsukushima), Giappone

L’isola di Miyajima, in Giappone, è sede del un famoso santuario shintoistadi Itsukushima che, tra le altre cose, è parte della lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO fin dal 1996. Il luogo è celebre agli occhi del mondo soprattutto per via del grande Torii rosso, cioè il portale di accesso al santuario alto sedici metri, che emerge dalle acque del mare restando ben visibile anche dalla lunga distanza.

itsukushima
Santuario di Itsukushima

Il santuario è dedicato agli spiriti protettori del mare e della navigazione e, nonostante sia stato ristrutturato diverse volte, ancora oggi conserva l’originale architettura del XII secolo. Secondo la tradizione, non sarebbe consentito nascere e morire sul territorio dell’isola, in quanto nascite e morti sono considerati eventi che porterebbero alla contaminazione della purezza spirituale del luogo.

Cosa dice la legge?

Nonostante le infinite speculazioni del web, dovremmo sottolineare che in entrambi i casi non esiste un vero e proprio "divieto di morire" stabilito dalle leggi dei governi locali… Anche perché la cosa sarebbe tanto bizzarra quanto, ovviamente, inutile.
Attualmente, a Longyearbyen, dato il particolare contesto ambientale, la legge vieta la sepoltura dei defunti per una questione logistica e sanitaria, ma non vieta certamente ai suoi abitanti di passare a miglior vita. A Itsukushima, d’altro canto, la “norma” è più che altro una tradizione di natura spirituale e religiosa, non codificata in un reale contesto giuridico attualmente in vigore. In questi luoghi, il “divieto di morire” è quindi più che altro un meme che deriva da contesti estremamente singolari e non da una reale proibizione: nessuno può essere perseguito per il solo fatto di essere morto in questi luoghi.

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