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28 Luglio 2025
13:56

Google ammette l’errore solo ora: per il terremoto in Turchia del 2023 inviò solo 469 alert su 10 milioni

Google ha ammesso che il suo sistema Android Earthquake Alerts non ha allertato correttamente milioni di persone durante il sisma in Turchia del 2023 che causò la morte di circa 55 mila persone. Solo 469 utenti ricevettero l’allerta critica, a fronte di 10 milioni che avrebbero potuto essere avvisati.

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Google ammette l’errore solo ora: per il terremoto in Turchia del 2023 inviò solo 469 alert su 10 milioni
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Durante il devastante terremoto che ha colpito il sud-est della Turchia nel 2023, il sistema di allerta precoce per terremoti sviluppato da Google non ha funzionato come avrebbe dovuto. Secondo quanto ammesso dalla stessa azienda, il 6 febbraio 2023 solo 469 persone ricevettero il messaggio più critico, quello che invita ad agire subito, mentre si stima che circa 10 milioni di persone nell’area colpita avrebbero potuto riceverlo, con un potenziale margine di anticipo di 35 secondi per mettersi in salvo dal sisma di magnitudo 7.8. Un numero ben più ampio – circa mezzo milione – ricevette invece un'allerta di livello inferiore, meno urgente, pensata per vibrazioni leggere e che non attiva notifiche visibili se il telefono è in modalità silenziosa. A quel tempo, Google dichiarò che il suo sistema aveva «performato bene».

Oggi, a distanza di oltre 2 anni da quel tragico evento, il colosso di Mountain View ha riconosciuto apertamente i limiti del suo algoritmo. In una simulazione post-evento, gli stessi ingegneri di Google hanno constatato che, se il sistema avesse rilevato correttamente l’intensità delle scosse, avrebbe potuto inviare avvisi tempestivi a milioni di persone. Questo episodio ha sollevato dubbi sull'affidabilità della tecnologia nei contesti in cui rappresenta l’unico strumento di allerta sismica.

Come funziona il sistema Android Earthquake Alerts di Google

Il sistema AEA (Android Earthquake Alerts), sviluppato da Google, utilizza i sensori di movimento presenti nei telefoni con sistema operativo Android per rilevare le onde sismiche. Quando un numero sufficiente di dispositivi rileva una vibrazione compatibile con un terremoto, i dati vengono inviati ai server di Google, che in pochi secondi possono stimare la posizione dell’epicentro e l'intensità del sisma, e inviare un allarme a chi si trova in zona.

Esistono due tipi principali di allerta: Take Action, la più grave, che attiva un suono forte, mostra un messaggio sullo schermo e interrompe qualsiasi altra attività del telefono, persino la modalità “Non disturbare”; e Be Aware, pensata per scuotimenti più lievi, che mostra solo una notifica discreta e può passare inosservata, soprattutto se il telefono è silenziato. Il primo terremoto del 6 febbraio 2023 – che ha raggiunto una magnitudo di 7.8 – si è verificato alle 04:17 del mattino (ora locale), quando la maggior parte delle persone dormiva. In quel momento, un allarme di tipo Take Action avrebbe potuto fare la differenza tra la vita e la morte.

Ma il sistema ha stimato erroneamente l'intensità dello scuotimento: la valutazione iniziale fu di una magnitudo compresa tra 4.5 e 4.9, ben lontana dalla realtà. Questo errore ha impedito al sistema di attivare l'allarme più critico per la maggior parte degli utenti. L'allerta più efficace è stata inviata solo a poche centinaia di dispositivi, 469 per l'esattezza, una cifra irrisoria rispetto alle milioni di persone potenzialmente coinvolte. I ricercatori di Google, in un secondo momento, hanno riportato sulla rivista Science i dettagli di ciò che è andato storto, parlando di «limitazioni agli algoritmi di rilevamento».

Successivamente, simulando lo stesso evento con le correzioni apportate, il sistema ha prodotto oltre 10 milioni di avvisi Take Action, e più di 67 milioni di notifiche Be Aware a utenti più distanti. Questo dimostra che la tecnologia può essere molto più efficace, ma anche quanto sia sensibile alla precisione delle sue prime stime. Come spiegano i ricercatori di Google, uno dei principali ostacoli è proprio la taratura dell'algoritmo, cioè la capacità del software di riconoscere con accuratezza l’intensità reale delle scosse in base ai dati ricevuti. Un margine di errore in quei primi secondi può compromettere l’intera risposta del sistema.

Le indagini sull'accaduto

La BBC ha indagato su quanto accaduto, cercando per mesi testimonianze di persone che avessero ricevuto l’avviso Take Action prima del sisma. Nonostante centinaia di interviste nelle aree colpite, non è stata trovata nessuna persona che lo avesse ricevuto in tempo utile. Questo ha alimentato le critiche da parte di alcuni esperti, secondo cui è problematico che ci siano voluti più di due anni per chiarire cosa sia andato storto. Come ha dichiarato Elizabeth Reddy, docente alla Colorado School of Mines:

Non stiamo parlando di un piccolo evento – sono morte delle persone – e non abbiamo visto una rappresentazione di questo avvertimento nel modo in cui avremmo voluto.

Va anche detto che il sistema Android Earthquake Alerts è pensato come supporto a eventuali infrastrutture di allerta nazionali, e non come loro sostituto. In Paesi dove queste infrastrutture non esistono o non sono pienamente operative, come in ampie zone della Turchia, però, la responsabilità ricade de facto su questa tecnologia. È per questo che alcuni sismologi mettono in guardia dall'affidarsi completamente a strumenti automatizzati non completamente validati, suggerendo che la trasparenza sulle prestazioni e sui limiti di questi sistemi debba essere una priorità assoluta.

Secondo Google, il sistema è oggi attivo in quasi 100 Paesi e continua a evolversi grazie all’analisi post-evento. L’azienda sottolinea che ogni terremoto fornisce nuovi dati per affinare l’algoritmo. Ma il caso turco ci ricorda che, per quanto potente possa essere la tecnologia, la precisione, la rapidità di comunicazione e la responsabilità nella gestione degli errori sono fondamentali per salvare vite umane.

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