Il terremoto che ha colpito Turchia centro-meridionale e Siria settentrionale il 6 febbraio 2023 ha causato numerosissime perdite umane – questo purtroppo lo sappiamo tutti: si parla di 45 mila vittime nella sola Turchia e il conteggio sale a 52 mila se si include anche la porzione settentrionale della Siria. Pensate che è stato il quinto terremoto più letale del ventunesimo secolo.
La sequenza sismica di Kahramanmaraș, questo il nome corretto, è quindi oggetto di intensi studi nelle ultime settimane. Per raccontarvi gli ultimi aggiornamenti sui dati e i possibili sviluppi futuri prendiamo come riferimento il nuovo studio "Earthquake doublet in Turkey and Syria" (in italiano, Doppio terremoto in Turchia e Siria) pubblicato dai sismologi Luca Dal Zilio e Jean-Paul Ampuero il 14 marzo 2023 su Nature Communications.
Il nuovo studio sulle origini del sisma in Turchia e Siria
La Placca Anatolica – cioè quella sulla quale si trova la Turchia – è circondata da due importanti sistemi di faglie trascorrenti: quella Nord-Anatolica e quella Est-Anatolica. È proprio quest'ultima ad essere coinvolta nei terremoti che hanno scosso il Paese. Delle due principali scosse, la prima – quella di magnitudo 7.8 – ha causato una rottura lunga circa 300 km, con uno spostamento laterale del suolo fino a 5 metri. Questa ha poi innescato il secondo sisma, di magnitudo 7.6, associata a una rottura di circa 100 km lungo le cosiddette faglie di Surgu e Cardak. Nonostante si tratti di un evento di dimensioni minori, lo spostamento superficiale massimo è stato più marcato e compreso tra 7 e 8 metri.
In realtà, secondo gli autori dello studio, questi sismi sarebbero dei "supereventi" all'interno di un "superciclo" che va oltre ai normali cicli sismici della zona. In altri termini, i supercicli sarebbero eventi che si ripetono su scale temporali più lunghe e che sono legati all'accumulo di stress su lunghi periodi di tempo. Per questo motivo gli autori segnalano preoccupazione per l'accumulo di stress tettonico che si sta verificando al termine delle enormi fratture citate in precedenza.
L'impatto catastrofico del doppio terremoto
A monte, una domanda che ci si potrebbe fare è "per quale motivo così tanta gente vive lungo queste faglie?". La risposta è semplice: in quelle aree il terreno è più fertile e c'è acqua, e quindi storicamente si tratta di aree densamente popolate.
Per capire come mai ci sono state così tante vittime vanno presi in considerazione più punti di vista. La Siria, ad esempio, porta ancora le cicatrici di una guerra e quindi è normale che la sua vulnerabilità sia più alta: in quelle condizioni sarebbe quasi impossibile realizzare tutti gli edifici con le dovute norme antisismiche. Discorso diverso per la Turchia dove, in effetti, esistono piani per la realizzazione di edifici antisismici – peccato che non siano state messi in atto, almeno in quella zona del Paese. In seguito ai sopralluoghi infatti è stato possibile vedere ad esempio la presenza di muratura in mattoni non armata o di calcestruzzo dalle scarse proprietà duttili. Questo ha portato in molti casi alla distruzione di interi palazzi a causa di un meccanismo noto come "collasso a pancake".