Fra i conflitti svoltisi sulla penisola italiana, ce n’è uno che non è molto conosciuto: la guerra greco-gotica, chiamata così perché combattuta dal 535 al 553 (durando quindi 18 anni) fra i Bizantini (Greci) e gli Ostrogoti. Si tratta di una delle guerre più lunghe, violente e distruttive mai combattute in Italia. La devastazione e i mutamenti politici ed economici conseguenti hanno avuto effetti di lungo termine sulla storia italiana, che sono stati fra le cause della divisione politica che ha caratterizzato per secoli la penisola, dal Medioevo alla sua unificazione. Vediamo come si è svolto il conflitto e le sue conseguenze.
- 1Perché iniziò la guerra: l’Italia dei Goti dopo la fine dell'Impero Romano d'Occidente
- 2L'intervento bizantino e l'inizio della guerra greco-gotica
- 3La sconfitta dei Goti
- 4Totila e la rimonta dei Goti
- 5Come si concluse la guerra: la definitiva vittoria dei Bizantini
- 6La divisione dell'Italia: le conseguenze della guerra
Perché iniziò la guerra: l’Italia dei Goti dopo la fine dell'Impero Romano d'Occidente
Convenzionalmente, l’inizio del Medioevo viene fatto coincidere con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d C. In quell’anno Odoacre, re degli Eruli, una popolazione germanica che militava nell’esercito romano, depose l’ultimo imperatore Romolo Augustolo, e inizio ad amministrare l’Italia. Il regno degli Eruli durò poco perché nel 494 gli Ostrogoti di Teodorico, un altro popolo germanico integrato all’interno del mondo romano, sconfissero Odoacre.
Nel periodo di dominio di Teodorico l’Italia fiorì economicamente. Il re, che governava dalla capitale Ravenna, fu lungimirante: decise di lasciare parte dell’amministrazione alle élite romane, dando origine a una società in cui la componente germanica del suo popolo si integrò con la maggioranza romana in Italia.
Il regno “romano-barbarico” d’Italia era contraddistinto da ricche città, in cui il commercio e la produzione erano ancora molto sviluppati. Anche se non in maniera paragonabile ai periodi precedenti, la società italiana era ancora raffinata e benestante, e le opere pubbliche erano ancora in larga parte efficienti. Sotto Teodorico, le due principali confessioni cristiane dell’epoca, ovvero i cattolici e gli ariani (movimento che riteneva Gesù subordinato a Dio) convivevano in un clima di relativa tolleranza.
A Teodorico, morto nel 526, succedette la figlia Amalasunta, che proseguì la politica del padre. Le scelte di Amalasunta non piacquero però a una parte della nobiltà ostrogota, che nel 535 la rovesciò e la fece assassinare. Il potere in Italia rimase quindi nelle mani di un nuovo re: Teodato.
L'intervento bizantino e l'inizio della guerra greco-gotica
Nel frattempo, sul trono dell’Impero Romano d’Oriente, a Costantinopoli, regnava Giustiniano, destinato a divenire uno dei più importanti imperatori della storia bizantina. Uno dei suoi obiettivi era riportare l’Italia sotto il controllo romano, ricreando l'impero romano. Giustiniano scelse di cogliere la palla al balzo: con la scusa di vendicare Amalasunta, ordinò al suo esercito di invadere l’Italia, sconfiggere i Goti e riportare le insegne imperiali a Roma.
Giustiniano poteva contare su uno dei migliori generali di tutti i tempi: Belisario. Questi aveva già combattuto contro i Persiani, e contro i Vandali, un altro popolo germanico, in Nordafrica. Alla testa dei suoi uomini, nel 535, sbarcò in Sicilia, e si impadronì delle due città principali: Palermo e Siracusa. La maggior parte della popolazione romana dell’Italia meridionale fu entusiasta del ritorno delle forze imperiali e Teodato non era apprezzato come lo erano stati Teodorico e Amalasunta. Il generale bizantino si impadronì poi di Napoli, dove i suoi uomini massacrarono gran parte della popolazione, e anche di Roma. Dopo 60 anni, dalla deposizione di Romolo Augustolo, le insegne di Roma tornarono nella capitale originaria dell’impero.
La sconfitta dei Goti
La caduta di Napoli e Roma segnò la fine di Teodato: i nobili goti, spazientiti dalla mancanza d’iniziativa del re, lo assassinarono. Scelsero poi come nuovo re d’Italia Vitige, un capo militare. Vitige tentò di reimpadronirsi di Roma, ma dopo un anno d’assedio i Bizantini emersero di nuovo vincitori.
Giustiniano riuscì a mandare rinforzi da Costantinopoli, fino a che nel 540 Belisario riuscì a conquistare la capitale del regno dei Goti, Ravenna, e a catturare lo stesso Vitige. Tuttavia l’imperatore iniziò a dubitare della fedeltà del suo generale, e convinto che Belisario volesse reclamare per sé l’Italia lo richiamò nella capitale.
Totila e la rimonta dei Goti
Senza Belisario, le sorti della guerra si invertirono. Il nuovo re dei Goti, l’energico Totila, capì che era necessario affrontare i Bizantini in battaglie campali. Scelse poi di integrare fra le sue forze non solo i sudditi goti, ma anche quelli di origine italica, che si arruolarono grazie alla promessa di una redistribuzione delle terre. Inoltre, molti italici, anche se all’inizio avevano accolto con favore i Bizantini, si erano resi conto che quei “romani” che arrivavano da Costantinopoli e che parlavano greco anziché latino erano più diversi di loro di quanto lo fossero i Goti, integrati ormai da generazioni in Italia.
Totila passò al contrattacco e in pochi anni riconquistò gran parte del territorio che i suoi predecessori avevano perso, giungendo fino in Sicilia. Giustiniano si convinse a rimandare in Italia Belisario, ritornato fra le sue grazie. Dal 544 al 549 il generale bizantino e Totila si affrontarono in una serie di campagne in tutta la penisola: Roma venne persa e conquistata più volte, ma alla fine Belisario non riuscì ad infliggere nessuna sconfitta decisiva ai Goti, e tornò a Costantinopoli.
Come si concluse la guerra: la definitiva vittoria dei Bizantini
Totila a questo punto controllava la maggior parte dell’Italia, mentre i Bizantini erano confinati in alcune fortezze. Nonostante la posizione di forza degli Ostrogoti, Giustiniano decise di non demordere e rifiutò di trattare con Totila. L’imperatore, con un grande sforzo finanziario riuscì a radunare un nuovo esercito da mandare nella penisola, comandato dall’eunuco Narsete.
Nel 552 l’esercito di Narsete giunse in Italia. Totila andò incontro al nemico e Bizantini e Goti si affrontarono nel 553 in una decisiva battaglia campale nei pressi di Gualdo Tadino, oggi in provincia di Perugia. Lo scontro si risolse in una vittoria bizantina, con lo stesso re Totila che trovò la morte. La morte di Totila fu un bruttissimo colpo per il morale degli Ostrogoti in Italia. A Pavia venne eletto un nuovo re, Teia, che cercò di affrontare nuovamente Narsete nei Monti Lattari, nei pressi di Sorrento, ma anche lui venne sconfitto e ucciso. Teia sarebbe stato l’ultimo re goto d’Italia. Narsete alla fine stroncò le ultime sacche di resistenza (Brescia e Verona) e sconfisse anche i Franchi, chiamati in Italia dai Goti per un’ultima disperata battaglia. Nel 562 i Bizantini erano padroni dell’intera penisola.
La divisione dell'Italia: le conseguenze della guerra
La guerra durò diciotto anni, dal 535 al 553, con le ultime sacche di resistenza eliminate nel 562. Giustiniano era riuscito a riportare l’Italia nell’Impero Romano, ma la vittoria bizantina fu effimera: nel 568 un altro popolo germanico, i Longobardi, invase la penisola e travolse le guarnigioni bizantine. L’invasione longobarda spaccò territorialmente in due l’Italia, e ne cambiò profondamente la cultura e la storia, segnando l’inizio dello sviluppo di una nuova civiltà, non più romana, bensì “italiana”. La penisola non sarebbe mai più stata unificata fino al 1861.
L’Italia fu un campo di battaglia per anni e ne uscì devastata. Le ricche città della penisola vennero distrutte o spopolate e quasi ogni parvenza di commercio cessò di esistere. Perfino i grandi centri come Roma o Milano vennero distrutti.
A rendere ancora più devastante il conflitto furono anche una carestia e l’arrivo della peste, detta di “Giustiniano”, che uccise milioni di persone in tutto il bacino del Mediterraneo. Guerra, carestia ed epidemia ebbero effetti duraturi. Alcuni studi demografici suggeriscono che tra il VI e il VII secolo, la popolazione italiana sia scesa da 11 a 8 milioni di persone.
L’Italia non sarebbe mai più stata la stessa, e ci sarebbero voluti secoli perché le città ricominciassero a fiorire e la popolazione a crescere. Dalle ceneri di quella guerra nacque però una nuova penisola, che, a partire dal X secolo, sarebbe stata destinata a diventare la culla della raffinata civiltà italiana del Medioevo.