
Numerosi studi e un trial clinico sono stati condotti utilizzando cani per analizzare campioni provenienti da pazienti malati di cancro, tra cui campioni di urina, con l'obiettivo di valutare se potessero essere impiegati come metodo di diagnosi precoce. Questo interesse del mondo della ricerca per le capacità diagnostiche dell'olfatto canino nacque nel 1989, quando una donna britannica scoprì di avere un melanoma, un pericoloso tumore della pelle, dopo che il suo cane le aveva ripetutamente annusato un neo sulla coscia. Due dermatologi pubblicarono un resoconto di questo evento sulla celebre rivista scientifica Lancet. Tuttavia, nonostante alcuni risultati promettenti, i metodi diagnostici tradizionali rimangono al giorno d'oggi più affidabili, rendendo la presenza di un cane in una clinica non necessaria.
Disclaimer: questo articolo ha uno scopo unicamente divulgativo. Per qualsiasi esigenza medica, ricordiamo di rivolgersi al proprio medico curante
L'olfatto nei cani e l'odore del cancro
Le capacità olfattive dei cani sono di gran lunga superiori rispetto a quelle umane: mentre noi possediamo appena 5 milioni di recettori olfattivi localizzati su un'area relativamente piccola, i cani ne possiedono in media oltre 220 milioni, distribuiti su un'area molto più estesa, e i lobi olfattivi del loro cervello sono più sviluppati dei nostri. L'olfatto non è solo alla base delle loro capacità di sopravvivenza, ma anche di interazione sociale: come molti mammiferi i cani possiedono anche una camera apposita, l'organo vomeronasale, deputato al riconoscimento di odori associati a individui o stati emotivi (negli esseri umani, questa camera è molto ristretta ed è a tutti gli effetti un organo vestigiale).

Per questo motivo, i cani vengono impiegati in operazioni antidroga durante i controlli doganali, come segugi nella ricerca di persone scomparse o in fuga, o per individuare la presenza di superstiti sotto le macerie. Non sorprende quindi che si sia cercato di usarli anche in ambito clinico, per la diagnosi di malattie tra le quali anche il cancro. Le cellule tumorali infatti, avendo un metabolismo diverso da quelle sane, possono produrre una serie di composti volatili dall'odore caratteristico, che passerebbero inosservate per noi, ma che un cane sarebbe in teoria in grado di percepire.
I risultati degli studi diagnostici
Dal 2004 in poi sono stati condotti diversi studi scientifici a doppio cieco in cui i cani venivano addestrati, di solito tramite un sistema di ricompense, a riconoscere campioni provenienti da persone col cancro e a distinguerli da quelli provenienti da persone sane. L'accuratezza della diagnosi olfattiva varia da caso in caso: solo per citare alcuni esempi, i cani hanno saputo identificare con l'olfatto la presenza di cancro alla vescica (41% di accuratezza), seno (84% di accuratezza) o polmone (80%). Tra il 2015 e il 2020, il Sistema Sanitario Nazionale inglese, in collaborazione la Medical Detection Dogs, una fondazione che si occupa dell'addestramento di cani diagnostici, ha condotto un trial clinico per verificare se si potesse addestrare cani a rivelare il cancro alla prostata annusando campioni di urina. I cani identificavano i campioni positivi nel 94% dei casi, e quelli negativi nell'88%, ma il trial ha anche evidenziato delle difficoltà nel trovare candidati che rispondessero bene all'addestramento.
Alcune percentuali che fanno ben sperare, ma che ancora non raggiungono quelle ottenute con metodi diagnostici tradizionali e più semplici. Inoltre, al giorno d'oggi, i composti volatili del cancro rimangono sfuggenti: anche se i cani sanno distinguere tra un campione sano e uno malato, non è ancora stata identificata la combinazione specifica di odori associata in maniera univoca alla presenza del cancro.
Perché non si usano cani per diagnosticare il cancro
Nonostante alcuni risultati di questi studi siano paragonabili a quelli dei metodi diagnostici tradizionali, l'utilizzo dei cani in campo clinico rimane ancora poco pratico rispetto alle alternative. Addestrare un cane in modo che sia in grado di identificare campioni specifici dall'odore richiede tempo e risorse, e spesso anche presenza di un addestratore durante l'esame. I campioni devono comunque essere prelevati dai pazienti: per evitare di influenzare la loro reazione, i cani non vengono a contatto con i pazienti, ma annusano i loro campioni isolati tramite appositi dispensatori. Questi stessi campioni potrebbero più semplicemente essere analizzati con tecniche di laboratorio tradizionali già in grado di identificare la presenza di tumori in maniera affidabile.
E va sempre tenuto a mente che anche i cani meglio addestrati non sono automi, ma animali con una propria personalità e stato emotivo. I cani amano situazioni coinvolgenti in cui il rinforzo positivo è costante, e annusare migliaia di campioni al giorno, solo alcuni dei quali risulterebbero positivi, sarebbe per loro difficile e stancante, e ne comprometterebbe l'accuratezza.
L'adozione di cani "annusa cancro" in ambito clinico rimane lontana, eppure le loro straordinarie capacità olfattive ci sono state comunque utili: è proprio grazie a loro che ci siamo accorti che il cancro si può diagnosticare dagli odori. Questa scoperta potrebbe portare, in futuro, allo sviluppo di "nasi elettronici" che rivelano cancro e altre malattie tramite composti volatili, e senza che sia necessaria la presenza dei cani in carne ed ossa durante l'esame.
Per questo motivo l'AIRC, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, consiglia lo stesso di rivolgersi a un medico se il vostro cane vi annusa con insistenza una parte del corpo: anche se meno affidabile di diagnosi tradizionale, potrebbe comunque aver percepito qualcosa che è meglio far esaminare a dovere.