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Forse stenterete a crederci ma, sebbene i cani siano tra gli animali domestici più comuni al mondo, gli studi riguardanti la loro vista sono relativamente pochi. Per lungo tempo si pensò che questi animali vedessero in bianco e nero e che, solo in alcuni casi, determinati cani fossero dotati di una ridotta capacità di distinguere i colori. Oggi grazie alle ricerche più recenti sappiamo che non è così: possono distinguere i colori gialli, blu e viola, ma non i rossi e i verdi. In compenso, la loro acutezza visiva è significativamente inferiore a quella umana.
Cosa sappiamo della vista dei cani: acutezza visiva e buio
Uno dei primi punti che la scienza ha indagato riguardo la vista dei cani, è il suo funzionamento in condizioni di scarsità di luce. Come accade per noi umani, anche questi animali sono provvisti di bastoncelli, cellule fotosensibili che si trovano nella retina. Secondo alcuni studi, la responsabile di una prima differenza tra le specie sarebbe, nello specifico, una proteina presente proprio nei bastoncelli, chiamata rodopsina, che nei cani risulta sensibile a picchi di lunghezze d’onda lievemente maggiori (506-510 nm) rispetto a quelli registrati negli studi su Homo sapiens (495 nm). In ogni caso si tratta di una differenza minima, che da sola non sembra giustificare un adattamento tanto diverso al buio.
Alcuni animali, tra cui i cani, sono poi provvisti di tapetum lucidum, una membrana riflettente posta dietro la retina, che noi possiamo vedere di notte come un luccichio giallognolo e migliora la vista degli animali quando c’è poca luce e, tuttavia, ne riduce il dettaglio delle immagini. Secondo alcuni scienziati questo varierebbe molto a seconda della razza di riferimento. A tal proposito, ci teniamo a specificare che quando parliamo di cani domestici, ci stiamo riferendo a una varietà di razze così ampia che è impossibile includere in questo articolo tutte le variazioni che potrebbero esserci tra animali anche molto diversi tra loro (pensate a un Cavalier King Charles spaniel oppure a un Pastore Maremmano-Abruzzese).
In ogni caso, quando immaginiamo il mondo con gli occhi dei nostri cani, dovremmo immaginarlo molto meno nitido di quanto crediamo. In fatto di acutezza visiva (anche chiamata acuità visiva), infatti, cioè della capacità dell’occhio di cogliere il dettaglio delle immagini in maniera nitida, la maggior parte dei cani mostra valori piuttosto inferiori a quelli umani (questo vuol dire che per vedere altrettanto nitidamente un oggetto, un cane deve avvicinarsi a esso più di quanto non sia necessario all’uomo).
Quali colori distingue il cane
Come accennavamo all’inizio dell’articolo, fino a qualche decennio fa si era soliti credere che il cane vedesse in bianco e nero. Si tratta di una notizia errata. A darne notizia fu uno studio condotto nel 1989 dal team del professore Jay Neitz all’Università della California, che per primo evidenziò come i cani fossero in grado di vedere i gialli e i blu-viola, ma non i rossi e i verdi. Questo accade perché mentre noi Homo sapiens (e altri animali) abbiamo a disposizione tre tipi di coni, le cellule fotosensibili presenti nella retina e responsabili del riconoscimento di forme e colori, i cani ne presentano soltanto due. Questi consentono agli animali di notare la differenza tra il blu e il giallo, ad esempio, ma non tra il rosso e il verde. Si tratta di una visione dicromatica, che somiglia molto al daltonismo, per intenderci, e di gran lunga differente dal bianco e nero che immaginiamo. La prossima volta che il vostro cane farà fatica a trovare un pallone arancione nel verde fitto di un prato, saprete spiegarvi bene il perché.
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