
Immagina di essere al volante di un’auto di Formula 1 a 300 km/h, se chiudi gli occhi anche solo per 150 millisecondi — il tempo medio di un battito di ciglia — percorri circa 12 metri senza vedere nulla. Non sembra molto? Alla velocità di una monoposto, può essere sufficiente per mancare un punto di frenata o perdere l’attimo giusto per un sorpasso. Utilizzando un avanzato sistema integrato con dati GPS e telemetrici, un gruppo di neuroscienziati giapponesi ha studiato i blink (battiti di ciglia) di tre piloti professionisti su tre circuiti (Suzuka, Fuji e Sugo). La ricerca, pubblicata su iScience e guidata da Ryota Nishizono dell'Università di Tokyo, ha rivelato una sorprendente coordinazione e sincronizzazione dei blink con il tracciato, con una netta diminuzione della frequenza durante curve, frenate e accelerazioni.
Quante volte sbattono le palpebre i piloti: la sincronia del blink con il tracciato
Secondo un recente studio pubblicato su iScience condotto da un gruppo di neuroscienziati giapponesi ha dimostrato che i blink (ovvero i battiti di ciglia), sono estremamente coordinati e sincronizzati con il tracciato. A guidare la ricerca è stato Ryota Nishizono dell'Università di Tokyo, insieme al professor Daiki Nasu, il neuroscienziato Yusuke Yamamoto e il ricercatore Hiroaki Gomi del NTT Communication Science Laboratories. Il loro esperimento si è svolto su tre circuiti giapponesi (Suzuka, Fuji e Sugo) e ha coinvolto tre piloti professionisti di sesso maschile, monitorati con un sofisticato sistema di tracciamento oculare integrato con i dati GPS e telemetrici della vettura. Sono stati analizzati 304 giri in totale e migliaia di battiti di ciglia. Il risultato è stato sorprendente: i piloti sbattono le palpebre in punti del tracciato molto simili tra un giro e l’altro, spesso nelle stesse frazioni di secondo. Non solo: durante le curve, le frenate e le accelerazioni, ovvero nei momenti più impegnativi della guida, la frequenza dei blink scende quasi a zero.
Per capire quanto questo sia straordinario, basta pensare che sbattere le palpebre è un riflesso naturale, involontario. Lo facciamo tra le 15 e le 20 volte al minuto per mantenere umidi e protetti i nostri occhi. Ma in condizioni estreme come una gara, questo riflesso viene temporaneamente inibito. È il cervello a decidere, senza che ce ne accorgiamo. Quando la concentrazione sale e il contesto lo richiede, alcune regioni cerebrali – in particolare i nuclei della base e le aree motorie – posticipano o sopprimono il battito di ciglia. È come se il corpo capisse che in quel momento “non si può perdere neanche un frame”.
Un altro dato interessante dello studio riguarda il legame tra i blink e le prestazioni in pista. Quando i piloti ottenevano tempi sul giro più rapidi, i loro battiti di ciglia risultavano ancora più precisi e coordinati. Nei giri più lenti o meno performanti, invece, la distribuzione dei blink era più casuale. In altre parole, meno battiti “fuori posto”, migliori performance. Questo suggerisce che il controllo visivo e l’elaborazione cognitiva hanno un peso fondamentale nell’efficienza di guida. Inoltre, questo comportamento non riguarda solo il semplice atto di sbattere le palpebre, ma anche un’accurata gestione delle risorse cognitive. Mantenere l'attenzione visiva e mentale costante è essenziale durante una gara, e il cervello dei piloti è in grado di “ottimizzare” il tempo in cui interrompe la vista. Questo non solo evita disattenzioni, ma favorisce anche l'efficienza nella gestione dei compiti visivi e motori che devono eseguire in tempi brevissimi.
Cosa vede un pilota di Formula 1 in gara: il segreto dello sguardo immobile
A questa domanda ha risposto uno studio molto interessante condotto da Sky Sport F1, in collaborazione con Force India e il pilota Nico Hulkenberg. Grazie alla tecnologia avanzata di eye-tracking, che permette di tracciare i movimenti oculari con incredibile precisione, si è potuto osservare il comportamento visivo di un pilota durante un intero giro di pista.
L’esperimento ha utilizzato occhiali equipaggiati con cinque microcamere a infrarossi, in grado di rilevare ogni minimo movimento dell’occhio. I risultati sono straordinari. Hulkenberg, per esempio, reagisce al semaforo verde in meno di 100 millisecondi, praticamente nel tempo di un battito di ciglia. Ma non è solo la velocità a colpire: ciò che emerge è l'incredibile abilità dei piloti nel concentrarsi sul futuro, anticipando curve e sorpassi. Mentre l'auto sfreccia a velocità folli, gli occhi dei piloti sono sempre puntati più in là, verso la curva successiva, con una visione di anticipazione che sembra quasi un "sesto senso".
Inoltre, i piloti riescono a non abbassare lo sguardo sul volante, concentrandosi solo sulle informazioni vitali, come il cambio marce o i pulsanti necessari, senza mai distrarsi. Questo significa che una buona parte del loro processo decisionale avviene "in memoria", una sorta di automatismo che si sviluppa con l'esperienza e l'intenso allenamento.