![valore ewaste](https://staticgeopop.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/32/2023/10/valore-ewaste.jpg)
Secondo gli ultimi dati forniti dalle Nazioni Unite, i rifiuti elettronici "invisibili" valgono circa 9,5 miliardi di dollari a livello globale.
Per “invisibili” si intendono i rifiuti che restano nelle nostre case inutilizzati oppure non vengono identificati come tali e quindi vengono smaltiti in modo non opportuno:, per esempio finendo in discarica o in un termovalorizzatore invece di essere riciclati. Queste le parole di Pascal Leroy, direttore generale del Forum WEEE (Waste Electrical and Electronic Equipment):
L'e-waste invisibile passa inosservato a causa della sua natura o del suo aspetto, portando i consumatori a sottovalutare il suo potenziale di riciclabilità.
All'interno di questa categoria troviamo giocattoli, sigarette elettroniche, auricolari, cavi e così via. Anzi, il 35% circa di questi rifiuti elettronici "invisibili" appartiene proprio al mondo dei giocattoli, come macchine da corsa, trenini elettrici, giocattoli musicali e pupazzi parlanti. Il punto è che questi oggetti coprono circa 1/6 del totale dei rifiuti elettrici o elettronici e al loro interno contengono metalli economicamente interessanti come oro, rame, ferro, litio, zinco e argento.
Il problema è che la produzione di e-waste (invisibile e non) è in costante aumento: tra il 2016 e il 2023 siamo passati dalle 36,2 milioni di tonnellate alle 52,2 milioni di tonnellate, e si prevede che questo stesso trend proseguirà anche per i prossimi anni. Pensate che secondo uno studio del 2023, si stima tutti gli e-waste prodotti ogni che sarebbero sufficienti per realizzare circa 4500 Tour Eiffel.
![produzione ewaste nel tempo](https://staticgeopop.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/32/2023/10/produzione-ewaste-nel-tempo.jpg)
Comprendere come gestire al meglio questa tipologia di rifiuto ci permetterebbe non solo di avere un ritorno di tipo economico – visto il valore dei metalli contenuti al loro interno – ma anche di limitare l'impatto ambientale di questi prodotti che, in molti casi, vengono smaltiti in maniera non idonea, come nel caso di Agbogbloshie in Ghana.