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27 Febbraio 2024
7:00

La Colombia esplorerà un galeone sommerso con un tesoro da miliardi di dollari

Nei prossimi mesi Il governo colombiano esplorerà con un sottomarino a guida autonoma il relitto del San José, un galeone spagnolo affondato più di 300 anni fa. Si ritiene che il suo carico di oro, argento e smeraldi abbia un valore stimabile in 17-20 miliardi di dollari.

A cura di Andrea Basso
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La Colombia esplorerà un galeone sommerso con un tesoro da miliardi di dollari
galeone spagnolo tesoro colombia
Immagine creata con AI con solo scopo illustrativo

Il governo della Colombia ha annunciato pochi giorni fa che finanzierà una missione sottomarina nel Mar dei Caraibi, all'interno delle sue acque nazionali (il luogo esatto è tenuto segreto) per esplorare il relitto del San José, un galeone spagnolo colato a picco nel 1708, più di trecento anni fa. La nave faceva parte della flotta spagnola del tesoro, ovvero il sistema di convogli marittimi che trasportava materiali di valore fra la Penisola Iberica e le colonie americane della corona di Spagna. Si ritiene che il carico, consistente in oro, argento e smeraldi, sia uno dei tesori marittimi più grandi di tutti i tempi e abbia un valore di circa 17-20 miliardi di dollari. La missione ha finalità archeologica, ma il carico è reclamato anche da un'azienda statunitense, dalla Spagna e da un popolo nativo della Bolivia. Approfondiamo la notizia.

Breve storia del galeone San José

Il San José era un galeone spagnolo dal dislocamento di 1051 tonnellate, armato con 68 cannoni. Era stato varato nel 1698 nei cantieri navali baschi, considerati fra i migliori della marina ispanica. L’8 giugno del 1708, nel contesto della guerra di successione spagnola (1701-1714), un grande conflitto che oppose le principali potenze europee, la flotta spagnola del tesoro, di cui faceva parte il San José, venne attaccata da quattro navi da guerra inglesi al largo di Cartagena, nel Mar dei Caraibi, nell’attuale Colombia. Nel corso dello scontro, che si risolse con una vittoria britannica, la santabarbara del San José venne colpita, provocando una gigantesca esplosione che fece letteralmente a pezzi la sfortunata nave. Il galeone affondò in pochi istanti, e dei 600 uomini a bordo ne sopravvissero solo 11.

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L’esplosione del San José rappresentata in un quadro di Samuel Scott del 1708.

Cosa prevede la missione colombiana sul relitto del San José

I resti del galeone si troverebbero all’interno delle acque nazionali colombiane. Nonostante ciò, una società privata americana, la Sea Search Armada, afferma di aver trovato il relitto del San José al largo della costa colombiana già nel 1981, e di aver ceduto al governo di Bogotá la posizione in cambio di metà del tesoro.

La marina militare colombiana ha affermato invece nel 2015 di aver trovato i resti della nave in una posizione diversa rispetto a quella comunicata dagli americani, a circa 600 m di profondità. Per questa ragione non ci sarebbe nulla da spartire con la Sea Search Armada. Per tutelare il relitto dai cercatori di tesori, il governo colombiano ha deciso di non rendere nota la posizione della nave.

Oltre a Colombia e Sea Search Armada, anche un altro Paese vorrebbe avere voce in capitolo a riguardo del San José, ovvero la Spagna. Secondo la convenzione UNESCO, di cui la Spagna è firmataria, il relitto potrebbe appartenere di diritto a Madrid, in quanto nave da guerra della corona e cimitero militare sommerso. Anche i Qhara Qhara, un popolo nativo della Bolivia, sostengono di aver diritti sul carico del galeone, visto che i minerali preziosi sono stati estratti nelle loro terre.

In realtà per adesso la Colombia sembrerebbe non avere intenzione di recuperare il tesoro a fini economici. Già nel 2016 era emersa la volontà di non considerare il San José come un bene economico, ma come parte del patrimonio archeologico. Il ministro della cultura Juan David Correa per ora ha annunciato che il relitto verrà esplorato con l’ausilio di un sottomarino a guida autonoma che recupererà unicamente alcuni manufatti per uno studio archeologico. Le missioni a 600 m di profondità inizieranno tra aprile e maggio. Il sito non verrà intaccato e il suo valore scientifico e archeologico rimarrà tutelato dal governo di Bogotá, almeno per ora. Lo stesso ministro ha annunciato:

“Bisogna smettere di pensare a ciò come a un tesoro. […] Si tratta di un patrimonio archeologico sommerso di importanza cruciale per la cultura della Colombia”.

A chi appartengono i relitti sommersi?

Il tesoro contenuto come carico dal galeone San José, frutto dello sfruttamento coloniale spagnolo delle miniere peruviane, era composto da oro, argento e smeraldi per un valore stimato oggi tra i 17 e i 20 miliardi di dollari. Per questo motivo il ritrovamento del suo relitto è stato uno degli obiettivi più importanti da perseguire per moltissimi cacciatori di tesori negli ultimi tre secoli. D'altro canto, se un relitto che si trova entro le 200 miglia nautiche dalla costa di un paese appartiene a quest’ultimo, nelle acque internazionali vigono altre regole. Lo Stato a cui apparteneva la nave, se esiste ancora, ha il diritto di rivendicarne il relitto, ma in realtà quest'ultimo, col suo carico, sono di chi lo trova per primo.

Nonostante la prospettiva di guadagni immensi, poi, non bisogna dimenticare che i relitti sono siti archeologici a tutti gli effetti. Nel 2001 è stata varata la Convenzione UNESCO sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, per la tutela dei relitti e del loro valore archeologico. Molti Paesi hanno ratificato questo documento, ma fra i firmatari non figurano, ad esempio, Stati Uniti, Regno Unito, Russia, Canada, Brasile e Germania. È infatti in questi Paesi che risiedono la maggior parte delle società private che si occupano della ricerca e del recupero dei carichi sommersi a fini economici. Moltissime di queste hanno già rinvenuto relitti e recuperato tesori in giro per il mondo, senza riguardo però per la tutela del bene archeologico. Secondo l’UNESCO, gli scavi subacquei, condotti senza criteri scientifici e unicamente con la prospettiva del guadagno, danneggiano irrimediabilmente i contesti archeologici.

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