0 risultati
video suggerito
video suggerito
21 Luglio 2024
6:00

Il curioso caso dei bambini “spediti per posta” negli Stati Uniti all’inizio del ‘900

Si può spedire un essere umano per posta, con tanto di francobollo? Secondo una storia piuttosto popolare sui social network, spedizioni di questo genere, in particolare di bambini, avvennero realmente negli Stati Uniti degli anni ’10 del '900. Famose sono le storie di Charlotte May Pierstorff ed Edna Neff. Quanto c’è di vero?

375 condivisioni
Il curioso caso dei bambini “spediti per posta” negli Stati Uniti all’inizio del ‘900
Bambini spediti per posta copertina

Dal 1913 al 1915 negli Stati Uniti si verificò una strana vicenda: poco dopo che il servizio postale del Paese, esistente dalla fine del ‘700, ebbe introdotto il servizio di spedizione dei pacchi, vari bambini furono "spediti per posta". Alcune famiglie, infatti, approfittarono del servizio statale per mandare i loro figli dai nonni o da altri parenti, pagando una regolare affrancatura. Tuttavia, non si trattava di vere e proprie spedizioni: i bambini erano semplicemente affidati a postini di fiducia, ben conosciuti dai genitori. La vicenda, in ogni caso, fu riportata dai giornali e nel 1914 costrinse il direttore del servizio postale a intervenire per vietare esplicitamente la spedizione di esseri umani. Le “spedizioni” però cessarono solo nel 1915. Approfondiamo questa storia.

Spedire i bambini per posta: la vicenda degli Stati Uniti degli anni ‘10

La storia dei bambini spediti per posta risale agli anni 1913-1915, ma è diventata popolare soprattutto dopo il 2014, quando ha iniziato a circolare sui social network. Ricostruiamola brevemente. Nel 1913 il servizio postale degli Stati Uniti (United States Postal ServiceUSPS), fondato nel 1795, introdusse un nuovo servizio per i cittadini: la spedizione di pacchi, che in precedenza viaggiavano solo con corrieri privati. I cittadini usarono il servizio per inviare le merci più varie e alcune famiglie ne approfittarono per “spedire” i loro figli, che dovevano soggiornare presso i nonni o altri parenti, pagando una regolare affrancatura e incollando il francobollo sui vestiti.

La prima spedizione di questo genere sarebbe stata quella di un bambino dell’Ohio che, poche settimane dopo l’introduzione del servizio di spedizione dei pacchi, sarebbe stato mandato dai genitori a casa di una nonna, distante poco più di un miglio.

Più nota è la storia di Charlotte May Pierstoff, una bambina di cinque anni che all’inizio del 1914 fu “spedita” da Grangeville, in Idaho, a Lewiston, una cittadina dello stesso Stato distante circa 73 miglia (117 km), per la cifra di 53 centesimi di dollaro. La vicenda è stata raccontata nel 1997 in un libro per bambini, Mailing May, opera dello scrittore Michael O’ Tunnel.

Charlotte May Pierstorff
Charlotte May Pierstorff

All’epoca dei fatti, la storia di May e degli altri bambini interessò i giornali, molti dei quali riportarono la notizia delle spedizioni. Perciò nello stesso 1914 il direttore generale dell’USPS, Albert S. Burleson, fu costretto a intervenire ed emise un memorandum per ricordare che la spedizione di esseri umani non era ammessa.

Tuttavia, le spedizioni di bambini continuarono anche dopo l’intervento di Burleson. La maggior parte fu inviata in località molto vicine a quella di partenza, ma in un caso la spedizione sarebbe avvenuta su lunga distanza: la piccola Edna Neff sarebbe stata spedita per posta ferroviaria da Pensacola, in Florida, a Christainburg, in Virginia, percorrendo oltre 1600 km. Sulla vicenda, però, non si dispone di informazioni precise. È invece certo che le spedizioni cessarono del tutto dopo il 1915.

Quanto c’è di vero nella storia dei bambini per posta

La storia dei bambini spediti per posta è vera, ma non va fraintesa. Il servizio postale degli Stati Uniti non organizzava spedizioni di bambini su larga scala né offriva ai cittadini un servizio apposito. Semplicemente, quando fu introdotta la spedizione dei pacchi, l’USPS non vietò esplicitamente di spedire esseri umani (forse immaginando che nessuno avrebbe mai provato a farlo) e alcune famiglie, che dovevano mandare i loro bambini dai nonni, ne approfittarono per farli viaggiare via posta. Il numero esatto delle spedizioni “umane” non è noto, ma si trattò certamente di pochi casi.

Notizia apparsa nel 1915
Notizia apparsa nel 1915

Non bisogna pensare, inoltre, che i bambini fossero spediti come un qualsiasi pacco. Come ha messo in luce la studiosa Nancy Pope, curatrice del National Postal Museum di Washington, i bambini furono affidati a postini che i genitori conoscevano personalmente, perché li portassero con sé da una città all’altra. Non a caso, la grande maggioranza delle spedizioni fu effettuata in piccole comunità, nelle quali le famiglie conoscevano bene i postini, e su brevi distanze. Infine, non tutte le foto che circolano in rete raffigurano vere spedizioni: alcune – compresa quella usata come copertina di questo articolo – furono scattate per divertimento.

Insomma, se qualcuno pensa di spedire un bambino o un altro essere umano per posta, deve trovare una soluzione alternativa. È però vero che molte compagnie di trasporti, sia aeree sia ferroviarie, a determinate condizioni accettano di far viaggiare bambini non accompagnati, che sono affidati ad appositi operatori.

Sfondo autopromo
Cosa stai cercando?
api url views