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20 Giugno 2023
15:30

La guerra di indipendenza americana in sintesi. La nascita degli Stati Uniti

L’indipendenza degli Stati Uniti, avvenuta alla fine del Settecento, fu un evento epocale perché per la prima volta una colonia europea si liberò dal dominio della madrepatria. Le conseguenze della rivoluzione furono profonde in tutto il mondo.

A cura di Erminio Fonzo
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La guerra di indipendenza americana in sintesi. La nascita degli Stati Uniti
guerra indipendenza americana

Il territorio del Nord America fu colonizzato dalle potenze europee tra ‘500 e ‘700. Il Regno Unito occupò la costa dell’Atlantico, ma negli anni ’60 del ‘700 le colonie britanniche entrarono in conflitto con la madrepatria, che aveva caricato gli abitanti di tasse eccessive e frenava le loro iniziative commerciali. I tentativi di accomodamento fallirono e nel 1775 iniziò una rivoluzione conosciuta come guerra di indipendenza.

Il 4 luglio 1776 il congresso americano emanò la Dichiarazione d'indipendenza e nel corso della guerra l'esercito statunitense riuscì a prevalere, anche grazie all’alleanza con la Francia. Nel 1783 il Regno Unito fu costretto a riconoscere l’indipendenza dei suoi ex possedimenti. Nacquero così gli Stati Uniti d’America, che nel volgere di alcuni decenni diventarono una delle principali potenze mondiali.

Le colonie inglesi del Nord America

Nell'età moderna l’America settentrionale fu terra di conquista delle potenze europee. Gli inglesi si insediarono in una parte del territorio degli attuali Stati Uniti e Canada; la Spagna occupò il Messico, il settore sud-occidentale del territorio statunitense e la Florida; la Russia conquistò l’Alaska; la Francia prese possesso degli attuali Stati Uniti centrali e di una porzione del Canada. Tuttavia, le potenze europee non controllavano l’intero territorio americano e le popolazioni native conservavano il possesso effettivo di vaste estensioni di terra.

Il Nord america nel 1750
Il Nord America nel 1750. Rosso: inglesi; Blu: francesi; Verde: spagnoli; Marrone: russi

Sulla costa atlantica gli inglesi fondarono tredici colonie, piuttosto diverse tra loro.

  • Nelle colonie situate più a nord, note come New England, prevalevano gli abitanti di origine inglese e l’agricoltura era basata su piccole e medie proprietà.
  • Nelle regioni centrali insieme agli inglesi era presente una vasta popolazione immigrata da Scozia, Irlanda e Germania e, come nel New England, l’agricoltura era formata da piccole e media proprietà.
  • Nelle colonie del Sud la popolazione bianca proveniva soprattutto dalle isole britanniche e l’economia era basata sulle grandi piantagioni, coltivate purtroppo dagli schiavi deportati dall’Africa.
Le tredici colonie nel 1775 (rosso). Domini inglesi (rosa), domini spagnoli (Arancione)
Rosso: le tredici colonie inglesi nel 1775. Rosa: domini francesi; Arancione: domini spagnoli

Nonostante le diversità, le colonie erano unite nel confronto con la madrepatria, iniziato dopo la Guerra dei sette anni (1756-1763), un conflitto europeo nel quale l’Inghilterra e la Prussia si erano scontrate con la Spagna, la Francia e il Sacro Romano Impero. Gli inglesi erano risultati vincitori e avevano strappato ai loro nemici numerosi territori coloniali, ma le ostilità avevano dissanguato le finanze del Paese.

I contrasti tra colonie e madrepatria

Dopo la guerra, il governo inglese decise di aumentare le tasse nei propri possedimenti coloniali. I rapporti con i coloni iniziarono a guastarsi, in particolare per l’introduzione nel 1765 dello Stamp Act, una legge che imponeva di applicare un bollo (e pagare, quindi, una tassa) su tutti i documenti stampati. Anche nel Nord America, del resto, si iniziavano a fare strada le idee dell’illuminismo, secondo le quali tutti gli uomini dovevano avere gli stessi diritti.

Negli anni seguenti la tensione aumentò, perché il governo britannico introdusse altre misure non apprezzate dagli americani. La più odiata era il monopolio del commercio del tè, che il re di Inghilterra, Giorgio III, garantì alla Compagnia delle Indie orientali, sottraendo ai coloni gli introiti che guadagnavano come intermediari. Nelle colonie nacque una società segreta, i Figli della libertà (Sons of liberty), e nel 1773 alcuni suoi membri compirono un atto dimostrativo, gettando in mare un carico di tè nel porto di Boston.

L’episodio, passato alla storia come Boston Tea Party, fu il preludio della guerra. L’anno successivo i rappresentanti delle colonie si riunirono a Philadelphia nel primo congresso continentale e decisero di boicottare le merci inglesi e di non pagare le tasse finché non fossero stati rappresentati al Parlamento di Londra. Si affermò il principio del no taxation without representation (nessuna tassazione senza rappresentanza), ancora oggi considerato valido.

Riunione del congresso continentale
Riunione del congresso continentale

L’inizio della guerra di indipendenza

Giorgio III non intendeva cedere ed emanò leggi ancora più coercitive. Nel 1775 i rappresentanti delle tredici colonie si riunirono nuovamente a congresso e decisero di costituire una forza armata, chiamata Esercito continentale, e affidarne il comando a un proprietario terriero della Virginia: George Washington.

George Washington
George Washington

Gli scontri armati tra miliziani americani e soldati inglesi erano sempre più frequenti. Il 4 luglio 1776, falliti i tentativi di mediazione, il congresso emanò la Dichiarazione d’indipendenza. Gli Stati Uniti d’America erano nati, ma per ottenere concretamente l’indipendenza dovevano sconfiggere le truppe inglesi.

La prima fase del conflitto e l’intervento francese

Nella prima fase del conflitto gli inglesi ottennero alcuni successi, ma nel 1777 subirono una sconfitta a Saratoga, nello Stato di New York. L’esito della battaglia agevolò l’entrata in guerra della Francia, che prese le armi al fianco degli Stati Uniti per vendicare la sconfitta nella Guerra dei sette anni. Dopo la Francia, entrarono in guerra contro gli inglesi anche la Spagna e l’Olanda.

Il Regno Unito, però, godeva del supporto di una parte degli indigeni, che erano in contrasto con i coloni, e degli americani lealisti, che non intendevano tagliare i rapporti con la madrepatria. Al suo fianco, inoltre, erano schierate numerose compagnie di mercenari tedeschi.

La fine della ostilità e il trattato di pace

La svolta del conflitto avvenne nel 1781, quando le truppe franco-americane inflissero una seria sconfitta agli inglesi a Yorktown, in Virginia. Nel Regno Unito, la classe dirigente e la popolazione iniziarono a rendersi conto che la guerra si stava rivelando molto più costosa del previsto e che continuarla era inutile: gran parte dei cittadini americani era favorevole all’indipendenza e, anche in caso di vittoria, sarebbe stato impossibile mantenere il possesso del territorio con la forza.

La resa degli inglesi a Yorktown
La resa degli inglesi a Yorktown

Gli scontri armati continuarono ancora per alcuni mesi sia in America del Nord, sia in altre aree: Antille, Atlantico e Mediterraneo, dove erano coinvolte le truppe francesi e spagnole. Iniziarono, però, anche i colloqui diplomatici e nel novembre 1782 i rappresentanti degli Stati Uniti e del Regno Unito firmarono un armistizio. L’anno successivo a Parigi fu sottoscritto il trattato di pace, con il quale il Regno Unito riconobbe l’indipendenza delle tredici ex colonie. 

Le conseguenze dell’indipendenza degli Stati Uniti

Nonostante la sconfitta, il Regno Unito restò la principale potenza marittima e commerciale del mondo e conservò un vasto impero coloniale.

In Nord America, l’indipendenza significò l’inizio di una nuova era. Nel 1788 le tredici ex colonie ratificarono la Costituzione, che assegnava al governo federale la responsabilità della politica estera e militare. Gli Stati Uniti, inoltre, diedero avvio a una poderosa espansione verso ovest, che in meno di un secolo li avrebbe portati a conquistare tutto il territorio fino all’oceano Pacifico e a diventare una delle principali potenze mondiali.

In Europa, la rivoluzione americana ebbe un forte impatto culturale ed emotivo, favorendo la diffusione di nuove idee politiche e fungendo da sprone per la rivoluzione francese.

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