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22 Agosto 2025
14:30

Il fulmine più lungo mai registrato misurava 829 km: cos’è un megaflash

Il fulmine record, verificatosi negli Stati Uniti nel 2017, misurava circa 829 km ed era un "megaflash", lampi orizzontali continui che attraversano sistemi di celle temporalesche aggregate.

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Il fulmine più lungo mai registrato misurava 829 km: cos’è un megaflash
fulmini
Credit: WMO

È molto recente il nuovo record del fulmine più lungo mai misurato: la World Meteorological Organization (WMO) ha infatti riconosciuto il 31 luglio 2025 il primato a un cosiddetto megaflash che si è esteso per la bellezza di 829 km durante una tempesta negli Stati Uniti nel 2017, superando di 61 km il record precedente. Un fenomeno avvenuto qualche anno fa, quindi, ma individuato solo recentemente a seguito di alcune revisioni di dati e immagini prodotte dai sistemi di mappatura geostazionaria dei fulmini a bordo del satellite GOES-16 della NOAA.

Il megaflash si è verificato il 22 ottobre del 2017 negli Stati Uniti e ha coperto una distanza orizzontale di 829 km ± 8 km, estendendosi dal Texas orientale fino a Kansas City (Missouri). Per intenderci, questa è la distanza compresa tra Venezia e Parigi. La durata dell'evento è stata di 7,391 secondi.

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) ha inserito l’evento nell’Archivio degli eventi meteorologici e climatici estremi, classificandolo come il fulmine più esteso mai misurato. I dettagli dell'evento e le misurazioni sono state pubblicate in uno studio sulla rivista Bulletin of the American Meteorological Society lo scorso 31 luglio 2025.

fulmine più lungo mai registrato
Immagine satellitare del fulmine da record. Credits: WMO

Nell'immaginario comune, i fulmini sono visti come fenomeni meteorologici molto localizzati e spesso visibili solo se si è abbastanza vicini al temporale. Tuttavia, i megaflash si discostano da questa visione. Si tratta di “megafulmini”, ossia singoli lampi orizzontali continui con una lunghezza minima di 100 km, che si propagano attraverso le nubi rilasciando centinaia di scariche nube-terra lungo il loro percorso. Un megaflash non è di per sé visibile a occhio nudo, mentre lo sono le scariche a terra che esso genera. Talvolta, questi mega-lampi si verificano oltre 30 minuti dopo l’ultimo tuono percepito localmente.

Chiaramente si tratta di fenomeni meteorologici estremi e piuttosto rari. Gli esperti stimano che solo l’1% dei temporali possa produrre megaflash. Questi si verificano all’interno di sistemi temporaleschi organizzati, ovvero aggregati di celle convettive che interagiscono tra loro formando strutture più ampie e durature rispetto ai temporali isolati. Questi sistemi, noti come sistemi convettivi a meso-scala, possono estendersi per oltre 1000 km di distanza e durare oltre 12 h.

Nonostante si tratti di fenomeni rari, i megaflash hanno attirato l’interesse di numerosi ricercatori che, da un lato, mirano a comprenderne la natura e, dall’altro, a valutare i rischi associati alla loro presenza. Infatti, sebbene ad oggi siano spesso localizzati in aree non densamente popolate, le scariche nube-terra generate dai megaflash rappresentano un rischio per la sicurezza ancora poco compreso.

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Immagine del complesso temporalesco che ha generato il megaflash del 22 ottobre 2017, ripresa dal satellite GOES–16. Credits: NOAA

I primi studi di dettaglio sui megaflash risalgono a poco meno di 20 anni fa. Nel 2007, un evento con un'estensione di 321 km fu identificato nel cielo dell'Oklahoma grazie all'utilizzo di Lightning Mapping Array (LMA), reti di rilevamento composte da antenne, ricevitori GPS e sistemi di elaborazione in grado di registrare la distribuzione dei fulmini. Tuttavia, progressi significativi nell'identificazione e nello studio di questi fenomeni estremi sono stati compiuti solo a partire dal novembre 2016, con il lancio dei satelliti meteorologici geostazionari GOES-16 e GOES-17 del NOAA. Entrambi sono dotati di sensori Geostationary Lightning Mapper (GLM), che consentono il monitoraggio continuo dei temporali nell’emisfero occidentale.

Proprio grazie a dati prodotti dal GOES-16 è stato possibile mappare il megaflash da record del 2017, avvenuto nelle Grandi Pianure del Nord America, un'area nota per gli eventi temporaleschi estremi. Questo fulmine, in particolare, non era stato identificato nell’analisi originale della tempesta, ma è stato scoperto successivamente durante una nuova revisione dei dati. In precedenza, il primato apparteneva a un altro evento verificatosi tra gli Stati Uniti e il Golfo del Messico il 29 aprile 2020, con una lunghezza di 768 km, ossia 61 km in meno rispetto al nuovo primato.

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