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4 Dicembre 2025
7:00

Il gatto domestico arriva in Europa solo 2000 anni fa: uno studio spiega come e da dove vengono

Un nuovo studio di paleogenomica dimostra che i gatti domestici (Felis catus) arrivarono in Europa solo nel I secolo d.C. (durante la Roma imperiale) e provenivano dal Nord Africa. I gatti trovati nei siti neolitici non erano domestici, ma selvatici europei. Due arrivi distinti dall’Africa hanno poi formato le popolazioni moderne dei felini che troviamo nelle nostre case.

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Il gatto domestico arriva in Europa solo 2000 anni fa: uno studio spiega come e da dove vengono
origini gatti domestici

Il gatto domestico (Felis catus) sarebbe arrivato in Europa solamente 2000 anni fa circa, non nel Neolitico come si era ipotizzato per anni. Questa è la conclusione raggiunta da un nuovo studio pubblicato su Science in cui un team di ricercatori ha analizzato 87 genomi antichi e moderni. La ricostruzione genetica ha inoltre riscontrato che la loro origine va cercata nelle popolazioni feline del Nord Africa, con i quali i campioni analizzati hanno un'enorme affinità genetica, piuttosto che con quelle delle aree orientali, come l'Egitto, come spesso si è pensato. Gli antichi gatti europei  del Neolitico sono stati identificati in realtà come gatti selvatici europei (Felis silvestris) e sembra che il primo vero gatto con caratteristiche da Felis lybica lybica (il selvatico africano, antenato dei domestici) compaia solo circa 2.200 anni fa in Sardegna. Fu poi una seconda ondata africana, più recente, a portare in Europa il patrimonio genetico dei gatti domestici moderni. Lo studio ci racconta una storia di migrazioni feline, di antichi contatti tra popolazioni animali, e di come civiltà mediterranee – Fenici, Cartaginesi e Romani – abbiano avuto un ruolo chiave nella diffusione dei nostri gatti.

Lo studio sul DNA del gatto domestico in Europa: la genetica antica

Uno dei problemi nel cercare di chiarire la storia dei gatti è che finora avevamo pochi genomi antichi di gatti e, quasi sempre, le analisi si erano concentrate soltanto sul DNA dei mitocondri, che si trasmette solo per linea materna. Per quanto sia utile, racconta solo una parte della storia: per capire davvero l’origine delle popolazioni feline serve guardare anche al resto del genoma, come hanno fatto in questo lavoro.

I ricercatori hanno analizzato 70 genomi antichi, provenienti da siti archeologici in Europa e Anatolia, datati fino a 11.000 anni fa, e 17 genomi moderni di gatti selvatici di Italia, Bulgaria, Marocco e Tunisia. Lo scopo era distinguere tra:

  • Felis silvestris, il gatto selvatico europeo;
  • Felis lybica lybica, il gatto selvatico nordafricano e mediorientale, antenato dei gatti domestici.

I Felis silvestris europei del Neolitico non erano domestici

Una delle scoperte più importanti riguarda i resti felini trovati in siti tra Anatolia e Balcani, risalenti al periodo Neolitico e che erano stati identificati come gatti domestici perché portavano un tipo particolare di DNA mitocondriale. Ma quando gli autori hanno analizzato il genoma nucleare – cioè l’insieme completo del DNA – hanno scoperto che questi animali non erano né Felis lybica lybica né gatti domestici, bensì gatti selvatici europei (F. silvestris) che avevano incrociato antichi selvatici africani. Chiariamo: quando parliamo di gatto domestico ci riferiamo alla specie Felis catus, non è solo un modo per indicare un gatto che sta sul nostro divano.

In sostanza, quei gatti antichi mostrano tracce di incroci spontanei tra specie selvatiche, avvenuti molto prima dell’addomesticamento vero e proprio. È un tipo di mescolamento che potrebbe risalire addirittura alla fine dell’ultima era glaciale. Proprio questo incrocio antico chiarisce perché il DNA dei mitocondri e quello del nucleo raccontano due storie diverse. È una situazione conosciuta, chiamata “discordanza mitonucleare”: capita quando le linee ereditarie maschili e femminili non seguono lo stesso percorso nel tempo.

La conclusione è che nessun gatto domestico (F. catus) è comparso in Europa prima del I millennio a.C.

Il primo arrivo documentato è in Sardegna, circa 2.200 anni fa

Il più antico gatto europeo con caratteristiche genetiche da Felis lybica lybicaquindi il primo potenzialmente “domestico” – è stato trovato in Sardegna.  Il campione si chiama GSA01 e proviene dal sito di Genoni. È stato datato tra il 200 e il 50 a.C.

Analizzando il suo genoma, i ricercatori hanno visto che questo gatto è strettamente imparentato con i gatti selvatici sardi attuali, e che questi ultimi formano un gruppo genetico molto vicino a un selvatico marocchino. Questo suggerisce che in Sardegna esiste una linea felina di origine nordafricana arrivata almeno 2.000 anni fa, probabilmente portata da Fenici, Punici o Romani. Questi gatti potrebbero non essere ancora “domestici” nel senso moderno, ma selvatici africani che vivevano vicino agli insediamenti umani.

La seconda ondata è quella decisiva, perché a partire dal I secolo a.C. – I secolo d.C. compaiono in Europa numerosi gatti che hanno il pool genetico tipico dei gatti domestici moderni e una forte affinità con i selvatici del Nord Africa occidentale, soprattutto della Tunisia.

gatto romano
Furono gli spostamenti di Romani, Cartaginesi e Fenici a introdurre la seconda ondata di gatti domestici in Europa.

Il più antico di questi è un gatto del sito di Mautern, in Austria, datato tra 50 a.C. e 80 d.C.. I gatti con questo profilo genetico compaiono poi in Italia, nei siti militari romani lungo il Danubio, in Britannia (un esemplare datato 24–123 d.C.) e in tutta Europa dal Medioevo in poi. Tutto indica che i Romani, attraverso porti, eserciti e rotte commerciali, abbiano avuto un ruolo centrale nella diffusione del gatto domestico.

Perché il Nord Africa e non l’Egitto?

Tradizionalmente si pensava che i gatti domestici provenissero dall’Egitto, anche perché molte mummie feline egizie mostrano un particolare tipo di DNA mitocondriale, condiviso anche da diversi gatti romani analizzati in questo studio. Tuttavia, il DNA nucleare racconta un’altra storia: i gatti domestici antichi hanno un legame più forte con i selvatici tunisini che con quelli levantinicioè provenienti dalla parte orientale del Mediterraneo, come si era creduto finora.

Questo non esclude l’Egitto come centro di domesticazione, ma suggerisce la possibilità di più popolazioni nordafricane coinvolte. Per confermare del tutto la provenienza, mancano ancora genomi antichi egizi, che allo stato attuale non sono disponibili nello studio.

Cosa dicono i dati genetici sull’interazione tra selvatici e domestici

Lo studio analizza anche quanto si siano mescolati nel tempo gatti selvatici europei e domestici introdotti. Gli autori hanno calcolato le percentuali di mescolamento usando statistiche genetiche, cioè delle tecniche che misurano scambi di DNA tra popolazioni. Dai risultati è emerso che nelle antiche popolazioni di Anatolia e Balcani, l’influenza di Felis lybica lybica varia tra 7% e 34%. Nei gatti domestici romani, invece, la percentuale di DNA selvatico europeo è molto bassa (0–6%), ma nel Medioevo aumenta fino al 15% in alcune zone europee, probabilmente per l'incremento del contatto tra selvatici e domestici. Le uniche regioni in cui non si rileva questo mescolamento, secondo i dati dello studio, sono la penisola iberica e la Sardegna.

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