Con il termine "Preistoria" convenzionalmente si indica il periodo più lungo in assoluto dell'intera storia umana. Generalmente essa ebbe inizio con le prime tracce della presenza del genere Homo sul nostro pianeta, all'incirca due milioni di anni fa, e per convenzione ebbe fine in Eurasia tra il IV e il III millennio a.C. con l'invenzione della scrittura. La Preistoria è stata inoltre divisa dagli studiosi in tre periodi principali: Paleolitico, Mesolitico (o Epipaleolitico) e Neolitico, ognuno con cambiamenti peculiari e conquiste tecniche e culturali fondamentali.
Cosa si intende per Preistoria
L'uso del termine "Preistoria" deriva da una discriminante molto importante, alla base della metodologia con la quale studiamo il passato, ovvero l'uso delle fonti. Si tratta di un periodo di tempo, il più lungo in assoluto nella storia dell'umanità, che si pone appunto "prima della Storia", ovvero l'ultima parte del nostro percorso sulla Terra, ricostruibile in parte grazie all'uso delle fonti scritte, dall'invenzione della scrittura in poi. In assenza totale di documenti, l'unica metodologia in nostro possesso per indagare la Preistoria è la ricerca archeologica, che per sua stessa natura si occupa dello studio delle tracce materiali e dei reperti lasciati dai nostri antenati.
Quali sono i tre periodi della Preistoria
Nel corso degli anni, gli archeologi che si sono occupati di Preistoria hanno discusso a lungo su come questo periodo della storia umana potesse essere periodicizzato. Ad oggi, la cronologia più accettata divide la Preistoria in tre grandi macroperiodi: Paleolitico, Mesolitico e Neolitico. Vediamoli più nel dettaglio.
Paleolitico
In assoluto, il Paleolitico è la fase più lunga della storia dell'uomo dalla sua comparsa sulla terra. In proporzione, la nostra specie, Homo sapiens, vive nelle città da "solo" qualche migliaio di anni, ma ha invece vissuto da nomade per 195.000 anni. Il termine "Paleolitico" deriva dal greco: palaios, "antico", e lithos, "pietra", quindi "età della pietra antica". Convenzionalmente, il Paleolitico viene fatto cominciare circa 2,4 milioni di anni fa, con la presenza in Africa di Homo habilis, la prima specie del genere Homo che ci abbia lasciato utensili lavorati, gli strumenti più antichi in assoluto ritrovati dagli archeologi.
Questa prima fase è nota come "Paleolitico Inferiore", e convenzionalmente ebbe termine circa 120.000 anni fa, per una durata complessiva di 2,3 milioni di anni. In questo periodo lunghissimo avvenne l'evoluzione da Homo habilis a Homo erectus. Questo esponente del genere Homo si ritiene sia stato il primo ad addomesticare il fuoco e a uscire dall'Africa a partire da 1,8 milioni di anni fa.
Al Paleolitico Inferiore seguì il "Paleolitico Medio", che si concluse tra i 50.000 e i 40.000 anni fa. Questo periodo, dalla durata complessiva di circa 70.000 anni, ha visto la svolta evolutiva della nostra specie. In Eurasia prosperarono in questo periodo gli esponenti della specie Homo neanderthalensis, evolutasi probabilmente da quella parte della popolazione di Homo erectus che lasciò l'Africa. I neanderthaliani svilupparono strumenti in pietra più sofisticati ed elaborati, ed erano quasi sicuramente in grado di articolare un linguaggio complesso e di sviluppare un pensiero simbolico, ovvero possedevano una dimensione artistica e religiosa. Contemporaneamente, in Africa, nacque la nostra specie, Homo sapiens, a partire da almeno 200.000-100.000 anni fa. Gruppi di Homo sapiens cominciarono a lasciare l'Africa circa 50.000 anni fa e a diffondersi su tutti i continenti del mondo fatta eccezione per l'Antartide.
L'ultima fase del Paleolitico è nota come "Paleolitico Superiore". Convenzionalmente, questa ultima coda del Paleolitico viene fatta terminare 12.000 anni fa, attorno al 10.000 a.C. In questo periodo si ebbe l'ultimo picco glaciale, che ebbe termine attorno al 9700 a.C. Nella prima fase del Paleolitico Superiore, in Eurasia, Homo neanderthalensis e Homo sapiens convissero per almeno 10.000 anni, ma progressivamente la prima specie finì per estinguersi, per cause che agli studiosi ancora sfuggono nel loro complesso. Le ultime tracce di presenza dei neanderthaliani in Eurasia si datano tra i 40.000 e i 35.000 anni fa. Nell'ultima fase del Paleolitico Superiore, Homo sapiens progredì tecnologicamente e culturalmente e riuscì a colonizzare le Americhe e l'Australia.
Mesolitico (o Epipaleolitico)
La fine della glaciazione e il progressivo innalzamento delle temperature portarono a una crescita dei diversi gruppi umani. Questo periodo è noto come "Mesolitico", ovvero "età della pietra di mezzo", anche se gli archeologi ultimamente stanno preferendo il termine "Epipaleolitico", ovvero "successivo al Paleolitico". Questo periodo convenzionalmente viene fatto cominciare attorno al 10.000 a.C. e termina con l'introduzione dell'agricoltura, la cui datazione cambia da zona a zona del mondo. Nel Mesolitico la fine della glaciazione portò all'estinzione della megafauna (mammut, rinoceronti lanosi ecc.) e all'innalzamento del livello del mare. Ciò ebbe ripercussioni non da poco sulla vita dell'uomo: cambiarono le prede delle comunità di cacciatori-raccoglitori, che divennero gli animali di più piccola taglia (favorendo l'invenzione e l'uso dell'arco piuttosto che della lancia), e inoltre le migliori condizioni ambientali portarono alla crescita delle comunità, che essendo nomadi si diffusero più pervasivamente nel mondo, anche con primitive tecniche di navigazione.
Neolitico
L'ultima fase della Preistoria è il "Neolitico", l'età "della pietra nuova". Questo periodo segnò una rivoluzione che avrebbe cambiato per sempre la storia dell'uomo sulla terra, ovvero l'invenzione dell'agricoltura e dell'allevamento. Questa avvenne in Medio Oriente, nella famosa "Mezzaluna fertile", tra il 9000 e l'8000 a.C. Da queste aree cominciò progressivamente a diffondersi come modello sociale e produttivo vincente, con la formazione di villaggi e di popolazioni più numerose. Quella nota fra gli archeologi come "Rivoluzione Neolitica" giunse in Europa centro-occidentale tra il VII e il VI millennio a.C. La crescita della popolazione grazie alla maggiore disponibilità di cibo portò alla nascita dei primi agglomerati urbani e a una sempre maggiore complessità delle società neolitiche.
Come e quando si concluse la Preistoria
Convenzionalmente, la Preistoria viene fatta terminare con la comparsa delle prime fonti scritte. Questa avvenne in Mesopotamia, presso la civiltà sumerica con la scrittura cuneiforme, e in Egitto con quella geroglifica, alla fine del IV millennio a.C. La teoria maggiormente accreditata vede la nascita della scrittura come una conseguenza del dover tenere nota del crescentesurplus agricolo. Poiché l'invenzione e l'uso della scrittura avvennero unicamente in determinati luoghi in determinati periodi, e anche perché alcune civiltà anche piuttosto avanzate non ebbero l'esigenza di sviluppare dei sistemi di scrittura, l'uso di questa cesura cronologica si è spesso rivelato impreciso e confuso. Ad esempio, al tempo dell'invenzione della scrittura in Medio Oriente, in Europa Occidentale stava ancora giungendo la Rivoluzione Neolitica. Per questa ragione gli archeologi hanno sentito l'esigenza di creare un'altra parola che potesse fare da "termine ombrello" per periodizzare la storia europea prima della diffusione della scrittura a partire dall'epoca classica: Protostoria. Con questo termine si intendono quelle fasi temporali in cui in Europa la scrittura era assente o marginale (età del bronzo, età del ferro) ma già massicciamente impiegata dalle civiltà del Vicino Oriente.