La Sardegna è un'isola mediterranea (per dimensione seconda solo alla Sicilia) dal passato ancora da decifrare appieno, ma ben nota fin dal tempo dell’antica Grecia, durante il quale era conosciuta con il nome di Ichnussa. Ha come capoluogo Cagliari, una popolazione residente di 1,5 milioni di persone (in costante diminuzione) ed è una terra suggestiva con circa 2000 km di costa e un entroterra aspro. Mantiene un’identità così ben definita da essere persino paragonata da alcuni a una sorta di piccolo continente a sé stante. Il sardo, ad esempio, è considerato una vera e propria lingua e non un dialetto. Coste scolpite dal vento, acque cristalline, rilievi selvaggi ed enigmatiche tracce dal passato, come i nuraghi, fanno di questa grande isola una terra ricca di fascino e da scoprire. Vediamo 10 curiosità geografiche, storiche e culturali che la riguardano:
1. L’origine del nome Sardegna
In passato la Sardegna era conosciuta dai Greci con il nome di Ichnussa o Sandàlion, in riferimento alla forma delle sue coste, paragonabile a quella di una calzatura o a quella di una pianta del piede umano. Fu solo in epoca romana che l’isola venne identificata con il nome latino di Sardinia, in riferimento al popolo dei Sardi che la abitava e il cui nome, a sua volta, potrebbe essere associato all’antico popolo mediterraneo dei Sherdana.
2. Lo Stemma dei quattro mori, simbolo della Regione
Lo stemma della Sardegna, o Stemma dei quattro mori, riproduce la rossa Croce di San Giorgio e quattro teste di moro con la fronte bendata. Questi personaggi rappresentano quattro re saraceni sconfitti tradizionalmente dalla Corona d’Aragona (a cui la Sardegna fu annessa nel XIV secolo) durante la battaglia di Alcoraz, combattuta nel 1096 sul suolo spagnolo e che vide contrapposti gli schieramenti cristiani e quelli musulmani.
3. I numeri della Regione Sardegna
La Sardegna ha una superficie di 24.106 km2, il che la rende la terza regione italiana per estensione (dopo Sicilia e Piemonte) nonché la seconda isola più grande dell’intero mar Mediterraneo (dopo la Sicilia). Nonostante questo, il territorio non è particolarmente abitato. Comprende infatti una popolazione di soli 1.569.832 abitanti, il che la rende una delle regioni italiane con la densità di popolazione minore: 65 ab/km2 (contro la media nazionale di 195 ab/km2).
4. La quercia da sughero
Tra le attività tradizionali della regione Sardegna troviamo la coltivazione della quercia da sughero (Quercus suber). Dalla corteccia di questa imponente pianta autoctona delle regioni mediterranee, alta fino a 15-20 metri, si ricava infatti il sughero. Attraverso una prima fase di estrazione, detta demaschiatura, si ricava dalla scorza spugnosa che circonda la pianta un materiale grossolano e poroso detto sugherone. Seguono poi delle ulteriori estrazioni, che avvengono a intervalli di 9-12 anni e da cui si ricava il sughero femmina, o sughero gentile, più leggero e compatto del primo e quindi di qualità superiore. Queste attività avvengono oggi secondo precise norme, stabilite dalle autorità forestali in modo che l’estrazione non porti conseguenze dannose alle piante.
5. Migliaia di nuraghi
Dalla Sardegna giungono fino a noi i resti di un tipo di costruzione unica al mondo, quella del nuraghe. Oggi sono presenti sull’isola circa 7000 nuraghi, importanti testimonianze della civiltà nuragica, che si è sviluppata in Sardegna a partire dal secondo millennio a.C.
Queste massicce strutture sono state realizzate con grandi blocchi di pietra di forma squadrata disposti in circolo e sovrapposti a secco, cioè senza l’uso di materiali in grado di garantire resistenza meccanica come la malta o il cemento. Con “nuraghe”, però, non intendiamo un preciso edificio, come faremmo, per esempio, parlando della ziggurat sumera, ma ci riferiamo piuttosto a una grande varietà di costruzioni con dimensioni e forme molto diverse tra loro. I nuraghi possono infatti essere semplici, come un edificio a forma di cono, o più complessi e comprendere interi villaggi circondati da mura se non addirittura vere e proprie fortezze.
La precisa funzione dei nuraghi è ancora oggi oggetto di dibattito e tra le teorie più accreditate vi è quella della funzione difensiva-militare, dovuta probabilmente alle caratteristiche architettoniche degli edifici a forma di torre e con le mura molto spesse. Altre teorie attribuiscono ai nuraghi le funzioni di osservatori astronomici oppure di tombe, anche se è probabile che i molti nuraghi dell’isola avessero funzioni differenti in base alla loro forma e alla loro dimensione.
6. Le dune di Piscinas
La Sardegna è una terra di meraviglie naturali tra cui un deserto tutto suo: parliamo delle dune di Piscinas. Questo paesaggio, che non ha eguali in tutta l’area del Mediterraneo, è un vero e proprio deserto in miniatura che si sviluppa su una sottile lingua di terra lungo la costa occidentale della Sardegna, nel comune di Arbus. Il vento che soffia dal mare ha dato origine a una serie di dune di sabbia dorata che si protendono per circa 2 chilometri verso l’interno e che raggiungono un’altezza di anche 50-100 metri. Le dune di Piscinas sono perciò considerate tra più alte d’Europa.
7. L’isola dei centenari
La Sardegna contiene una cosiddetta "zona blu", cioè un territorio in cui vive una popolazione così longeva da essere fuori dalla media mondiale. In particolare, i territori compresi tra la Barbagia e l’Ogliastra (area montuosa nella parte centro-orientale dell’isola) annoverano un elevato numero di centenari che non solo gode di una vita eccezionalmente lunga, ma anche di ottime condizioni di salute.
Difficile trovare una teoria scientifica univoca che possa mettere in luce le cause della lunga vita degli abitanti di questa "zona blu", ma esperti dei più disparati settori sono concordi nel riconoscere all’alimentazione mediterranea e allo stile di vita attivo, ma privo di stress, un ruolo fondamentale.
8. Il Mar Morto della Sardegna
Oltre al suo piccolo deserto personale, la Sardegna non si fa mancare neanche un suo Mar Morto. A differenza del più celebre cugino che si estende tra Giordania, Israele e Palestina, il cui nome è dovuto all’elevata salinità delle acque, il Mar Morto sardo è chiamato in questo modo perché le caratteristiche geografiche e la morfologia del territorio danno vita a un’insenatura (che si apre nel Golfo di Oristano, lungo le coste occidentali dell’isola) al riparo da venti e correnti, in cui le acque marine restano sempre calme anche quando in mare aperto sono agitate. Le peculiari caratteristiche fisiche della zona hanno dato vita a un porto naturale che per molti secoli è stato sfruttato dalle popolazioni mediterranee: lungo la costa, poco più a sud, possiamo infatti trovare i resti dell’antica città fenicia di Tharros.
9. L’olivastro millenario (tra i 3000 e 4000 anni)
Nel comune di Luras (provincia di Sassari) possiamo ammirare S’Ozzastru, detto anche il “Patriarca della natura”: un olivastro millenario che, secondo le stime, potrebbe avere tra i 3000 e i 4000 anni, risultando uno degli ulivi più vecchi d’Italia se non addirittura dell’intero continente europeo.
Se queste stime dovessero risultare corrette significa che l’imponente albero, dell’altezza di circa 14 metri, si presentava già come un esemplare secolare ben prima della fondazione della città di Roma. Difficile, tuttavia, dimostrare con esattezza l’età di questo gigante e se sia effettivamente il più antico d’Europa, ma è innegabile che si tratti davvero un albero fuori dal comune.
10. Il carnevale di Mamoida
Tra gli eventi più rinomati del folclore sardo troviamo certamente il Carnevale di Mamoiada. La ricorrenza, che ha luogo tra gennaio e febbraio, è caratterizzata dalla suggestiva sfilata danzante dei Mamuthones, maschere della tradizione sarda abbigliate con pelli di pecora nera, scure maschere di legno e campanacci e che procedono con ritmo cadenzato dal clangore delle campane agitate con colpi di spalla e salti.
Ad accompagnare i Mamuthones troviamo gli Issohadores, altra maschera tipica della tradizione dell’isola, abbigliata con un corpetto rosso, pantaloni bianchi, una maschera bianca e un berretto nero, “sa berrita”. Gli Issohadores definiscono il ritmo della sfilata e si muovono ai lati dei Mamuthones, catturando il pubblico, soprattutto giovani donne e membri delle autorità locali in segno di buon auspicio, con la loro fune “sa soha”.
Le figure dei Mamuthones e degli Issohadores hanno origini antiche. Secondo alcuni studiosi i primi risalirebbero all’età nuragica, da riti pagani collegati alle più disparate funzioni.