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La Bibliothèque de l'Arsenal, a Parigi, ha conservato nei propri archivi un volume "misterioso" per più di un secolo: all'interno di questo testo, pare fossero illustrati pittogrammi nativo-americani, raffiguranti omini stilizzati spesso nudi e in atteggiamenti ambigui. Tuttavia nel ‘700 nessuno sapeva decifrare esattamente il loro significato e perciò questo testo, soprannominato Le Livre des Sauvages, cioè Il Libro dei Selvaggi, in quegli anni non divenne particolarmente famoso. L'occasione per cercare di vederci chiaro arrivò con Emmaneul Domenech, un monaco francese impegnato nell'Ottocento in numerosi viaggi in America tra Canada e Messico. Lui confermò l'origine del testo e si impegnò per decifrare quanti più simboli possibili… anche se in poco tempo si scoprì che quello, in realtà, non era altro che un quaderno appartenuto a un giovane scolaro tedesco, che nulla aveva a che fare con i nativi canadesi e la loro cultura. Ma come è stato possibile commettere un errore così grande?
Com’è nata la bufala sul Libro dei Selvaggi
La storia, come anticipato, inizia proprio nella Biblioteca dell'Arsenale di Parigi. Nel ‘700 arrivò presso la loro sede un volume curioso, pieno di illustrazioni di omini stilizzati e di scritte indecifrabili. All'epoca nessuno però sapeva decifrare esattamente il suo contenuto e quindi venne catalogato come volume relativo alla cultura nativo americana. Purtroppo a oggi non esistono documenti che ci diano indicazioni sulla sua origine: non sappiamo quindi in che modo questo libro sia arrivato in Francia.
A ogni modo, questo "mistero" venne risolto attorno alla metà dell'800 dal monaco Emmaneul Domenech: lui infatti, avendo trascorso molti anni a contatto con i nativi, era considerato uno dei massimi esperti francesi sull'argomento. La sua analisi fu lunga e minuziosa, e lo portò non solo a confermare l'autenticità di questi simboli, ma anche a pubblicare una nuova versione del libro arricchita da un'ampia introduzione e da interpretazioni puntuali della maggior parte dei simboli. All'interno di questo nuovo volume, chiamato Manuscrit pictographique Americain, precede d'une Notice sur l'ideographie des Peaux-Rouges e pubblicato nel 1860, Domenech sostenne ad esempio che alcuni di questi disegni rappresentavano uomini di medicina, spiriti, capi tribù e addirittura "il culto del fallo", in riferimento alle frequenti rappresentazioni di nudità.
Certo, alcuni di questi pittogrammi continuarono a rimanere ignoti e molte scritte, nonostante fossero scritte con alfabeto latino, restarono indecifrabili. Ma questo non importava al monaco: il suo obiettivo era quello di accrescere la propria autorevolezza in questo campo, e di certo nessuno avrebbe potuto smentire le sue intuizioni. O almeno, questo era quello che si sarebbe aspettato.
La risposta del giornale tedesco: erano disegni di bambini
Non passò molto tempo dalla pubblicazione del libro che il monaco venne a sapere che un giornale tedesco, il Vossiche Zeitung di Berlino, confutò la sua interpretazione. L'articolo infatti partiva proprio dall'analisi di quelle parole "ignote", chiarendo fin da subito che si trattava di semplici vocaboli della lingua tedesca. Alcuni di questi, poi, riportavano errori grammaticali tipici dei bambini delle elementari, e ciò pare essere confermato anche dalla qualità della grafia e dei disegni. La scritta rappresentata qui sotto, per esempio, non sarebbe altro che "Wurszd", cioè salsiccia:

Lo stesso vale anche per quella che fu inizialmente accreditata come rappresentazione di un barile. Secondo il monaco questa non sarebbe altro che una botte di rum originaria dell'Europa e acquistata da parte dei nativi americani. Secondo il Vossiche Zeitung invece questo sarebbe un semplice alveare. E come fanno a dirlo? Semplice, la parola "honig" in tedesco significa miele.

Per quanto riguarda le figure umane invece, non sarebbero altro che disegni sconci realizzati da un giovane che nulla hanno a che fare con presunti culti. Lo stesso giornale infatti li etichetta come rappresentazioni provocatorie nate dalla mente "sporca" di un ragazzino.
In un primo momento il monaco continuò a difendere le proprie idee ma presto perse credibilità e in poco tempo l'intera comunità capì che quel testo non aveva nulla a che fare con i nativi americani. Ma come è arrivato alla biblioteca? Questo non è dato sapersi: come anticipato non esistono documenti in merito e quindi, a oggi, anche l'autore di questi schizzi resta anonimo.