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26 Agosto 2025
12:02

Il masso di Newall di Stonehenge è stato modellato dall’uomo, non trasportato dai ghiacciai

Un nuovo studio sull'enigma delle “pietre blu” di Stonehenge rivela che il masso di Newall non è un deposito glaciale, ma un frammento modellato dall’uomo e proveniente dal Galles. Le analisi confermano così che i megaliti furono trasportati e lavorati dalle popolazioni neolitiche.

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Il masso di Newall di Stonehenge è stato modellato dall’uomo, non trasportato dai ghiacciai
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Stonehenge. Credit: garethwiscombe, via Wikimedia Commons

Molte cose ancora non sono ben chiare della storia di Stonehenge, il celebre sito archeologico inglese risalente al neolitico e composto da un cerchio di pietre erette. Ma un mistero sembra chiarito: l’origine delle “pietre blu”. Analisi recenti hanno dimostrato che il piccolo “masso di Newall”, a lungo ritenuto un deposito glaciale, proviene dal Galles ed è stato modellato dall’uomo, confermando che i megaliti furono trasportati e lavorati da comunità neolitiche. Nel corso dei secoli, le interpretazioni dell'utilità di questo grande monumento, posto nella piana di Salisbury, hanno spaziato da un mausoleo costruito dal mago Merlino a un computer astronomico, fino a un sito di atterraggio per UFO. Ancora di certo c'è poco.

Di queste "pietre blu", così chiamate per via delle loro tonalità bluastre, provengono da affioramenti lontani in Galles, a oltre 200 chilometri di distanza. Storicamente, gli archeologi sono stati indecisi sulla modalità con cui queste grandi rocce siano arrivate nella piana di Salisbury: alla teoria del trasporto umano è stata contrapposta per anni l'idea che siano stati trasportati da un ghiacciaio durante una avanzata preistorica.

Quest'ultima teoria si è basata soprattutto sulle caratteristiche di uno di questi megaliti più piccoli, il cosiddetto "masso di Newall". A differenza della maggior parte dei monoliti di pietra blu a Stonehenge, eretti o interrati, le dimensioni e la forma di questo pezzo di roccia hanno infatti lasciato pensare a un deposito glaciale. Parliamo di un frammento dalla forma allungata non più grande di una mano, e per la precisione di 22 × 15 × 10 cm, recuperato durante gli scavi del 1924 dal tenente colonnello Hawley e rimosso dal sito da R.S. Newall, da cui deriva il suo nome.

Nel nuovo studio The enigmatic ‘Newall boulder' excavated at Stonehenge in 1924: New data and correcting the record, i ricercatori dell'Università di Aberystwyth hanno condotto delle nuovi analisi mineralogiche, petrografiche e geochimiche sulla pietra, per capirne la storia.

Le prove petrografiche e geochimiche hanno rivelato che il masso corrisponde al Gruppo C di Riolite di Craig Rhos-y-Felin, una località in Galles. Non solo: il profilo "a proiettile" del masso di Newall corrisponde alla cima dei pilastri di riolite di Craig Rhos-y-Felin e somiglia per forma e dimensioni a uno dei ceppi sepolti di Stonehenge.

Sono state fatte delle indagini ulteriori sul campo nella piana di Salisbury: non sono stati trovati depositi glaciali, né massi erratici (cioè rocce o massi depositati da un ghiacciaio), né altri segni di movimento glaciale. La forma di queste rocce, spiegano gli scienziati, non è frutto dell’erosione subglaciale, ma il risultato di una modellazione intenzionale compiuta dall’uomo.

Questo frammento, quindi, è stato molto probabilmente staccato da un monolite da una parte delle popolazioni neolitiche locali, rafforzando la tesi secondo cui tutte le pietre blu presenti sul sito sono il risultato non di spostamenti glaciali, ma di sforzi umani.

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