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14 Giugno 2024
6:00

Tutti i dubbi sullo studio di Harvard sui “criptoterrestri” e gli avvistamenti UFO

Uno studio dell'Università di Harvard (non ancora pubblicato) esplora la possibilità che alcuni avvistamenti di UFO siano dovuti a “criptoterrestri”, esseri intelligenti nascosti nel sottosuolo o negli oceani. Ma lo studio sembra afflitto da gravi problemi scientifici, metodologici e ”filosofici”.

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Tutti i dubbi sullo studio di Harvard sui “criptoterrestri” e gli avvistamenti UFO
harvard ufo uap

L'ipotesi è quantomeno fantasiosa: alcuni degli avvistamenti di fenomeni aerei non identificati (UAP, Unidentified Aerial Phenomena, quelli che un tempo venivano chiamati UFO) potrebbero essere attribuibili a criptoterrestri, cioè «esseri intelligenti nascosti qui sulla Terra (per esempio nel sottosuolo) e/o nel suo circondario (per esempio la Luna)», non necessariamente extraterrestri. L'idea non viene da un gruppo di appassionati di fantascienza ma da uno studio scritto da ricercatori dell'Human Florishing Program dell'Università di Harvard. Si tratterebbe quindi di una “terza ipotesi” che gli autori aggiungono alle due più “tradizionali” in questi casi: l'origine umana dei fenomeni e l'origine extraterrestre. Gli autori ammettono subito che lo scopo dell'articolo è esplorare la possibilità di indagare quest'ipotesi, e che questa è “improbabile”, ma si sbilanciano a stimare a 1 su 10 la probabilità che questi esseri esistano davvero (sebbene non venga data alcuna giustificazione quantitativa per questa stima).

Manco a dirlo, la notizia ha fatto il giro del mondo, stimolando reazioni di ogni genere. Ma se ci si prende la briga di leggere per intero lo studio, sorgono immediatamente dei legittimi dubbi sulla consistenza delle affermazioni dei tre autori. Premettiamo innanzitutto che l'articolo è stato accettato per la pubblicazione nella rivista Philosophy and Cosmology ma non è stato ancora sottoposto al processo di revisione paritaria, la cosiddetta peer-review, in cui il contenuto dello studio viene revisionato e validato in doppio cieco da ricercatori esperti indipendenti alla ricerca. Stiamo quindi parlando di una proposta di articolo non ancora ufficialmente accettata dalla comunità scientifica.

Fatta questa premessa, già spulciando le fonti indicate dagli autori si nota subito qualcosa di bizzarro. Troviamo infatti video di YouTube, tweet, podcast, news di testate o di agenzie e altri contenuti che non ci si aspetta certo di trovare in uno studio scientifico di spessore. Troviamo anche articoli di scienziati “controversi” come il fisico israeliano Avi Loeb, che negli anni ha mostrato un entusiasmo particolarmente fervido per le teorie riguardanti gli extraterrestri. Nel 2021, per esempio, Loeb pubblicò un libro dal titolo Extraterrestrial. The First Sign of Intelligent Life Beyond Earth, che proponeva l'ipotesi secondo cui l'asteroide interstellare ’Oumuamua fosse in realtà un'astronave aliena.

Entrando nel merito del contenuto dell'articolo, la sua tesi principale è che l'ipotesi dei criptoterrestri non sia da scartare perché ci sarebbero molti indizi che ci impedirrebbero di escluderla a priori. Peccato che questi indizi siano eminentemente aneddotici. Il testo raccoglie per esempio molte dichiarazioni di persone convinte che gli alieni esistano e che il governo statunitense li stia attivamente nascondendo, ma non affronta il fatto che sono soltanto dichiarazioni. Se vogliamo fare scienza non possiamo costruire teorie a partire da cosa dice la gente, ma in base a dati oggettivi e verificabili.

Un esempio: nello studio si cita David Grusch, ex funzionario dell'intelligence americana e veterano dell'aviazione USA, che nel 2023 in un'udienza pubblica ha dichiarato di aver ricevuto informazioni sul fatto che gli Stati Uniti avrebbero in possesso delle astronavi aliene e dei resti biologici non umani. Tuttavia, gli autori si premurarono di specificare che «al momento non c'è modo di conoscere la validità di queste affermazioni»: per forza, è la dichiarazione di una persona che riporta qualcosa per sentito dire. Questo è solo uno tra i tanti esempi di “indizi” che gli autori raccolgono a sostegno della loro tesi. Per quasi tutte queste dichiarazioni non viene fatto un lavoro di analisi di veridicità (mancano elementi a supporto, ma anche le contro-dichiarazioni di persone che la pensano in modo opposto), il che ci dà la sensazione che l'articolo non sia neutrale e soprattutto che sia poggiato su fondamenta estremamente deboli.

Infine, c'è anche una questione più “filosofica” nell'approccio degli autori all'ipotesi criptoterrestre. Nello studio ricorre il tema che la comunità scientifica dovrebbe indagare questa ipotesi. Per esempio si legge «anche se l'ipotesi criptoterrestre sembra assolutamente folle, dovrebbe essere investigata attivamente piuttosto che aspettando passivamente dati rilevanti che la facciano apparire evidente». Ma questa è un'affermazione quantomeno problematica dal punto di vista dell'approccio scientifico. Viene in mente per esempio la cosiddetta teiera di Russell, un concetto ideato dal filosofo britannico Bertrand Russell per dimostrare che l'onere della prova spetta a chi propone le idee «assolutamente folli», non a chi ne è scettico. Russell scrive:

Se io sostenessi che tra la Terra e Marte vi fosse una teiera di porcellana in rivoluzione attorno al Sole su un'orbita ellittica, nessuno potrebbe contraddire la mia ipotesi purché io avessi la cura di aggiungere che la teiera è troppo piccola per essere rivelata persino dal più potente dei nostri telescopi. Ma se, visto che la mia asserzione non può essere smentita, io sostenessi che dubitarne sia un'intollerabile presunzione da parte della ragione umana, si penserebbe giustamente che stia dicendo fesserie.

Con i criptoterrestri ci troviamo in una situazione analoga. I criptoterrestri, se ci sono, vivono perfettamente nascosti nel sottosuolo, nelle profondità degli oceani o nel lato nascosto della Luna. Insomma, assomigliano sospettosamente a teiere di Russell: nulla vieta che ci siano, ma non abbiamo nemmeno un reale motivo per crederci. Se sposiamo la posizione di Russell, non spetta alla «ragione umana» – in questo caso alla comunità scientifica – indagare attivamente su questa ipotesi, ma spetta a chi la propone portare delle prove. Delle prove sostanziose, però: non solamente dichiarazioni la cui veridicità non è verificata e avvistamenti anomali che non siamo (ancora) riusciti a confutare. Altrimenti, il rischio è che “studi” come questo finiscano per diventare – anche contro le loro stesse intenzioni – materiale utile a complottisti e fanatici per “argomentare” e diffondere le loro assurde teorie.

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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Ho una laurea in Astrofisica e un Master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste. La prima mi è servita per imparare come funziona ciò che ci circonda, la seconda per saperlo raccontare. Che poi sono due cose delle tre che amo di più al mondo. Del resto, a cosa serve sapere qualcosa se non la condividi con qualcuno? La divulgazione per me è questo: guidare nel viaggio della curiosità e del mistero. Ah, la terza cosa è il pianoforte e la musica in ogni sua forma.
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