
Il progetto Riese era il programma predisposto nel 1943 dai nazisti per costruire un sistema di gallerie sotterranee nella regione della Bassa Slesia (oggi in territorio polacco). Lo scopo delle gallerie, molto probabilmente, era ospitare il quartier generale di Hitler e proteggerlo dagli attacchi aerei che dal 1943 divennero particolarmente intensi su tutto il territorio tedesco. Tunnel simili, del resto, erano in costruzione anche in altri Paesi, tra i quali l’Italia. Le gallerie del progetto Riese furono scavate da prigionieri di guerra e altri detenuti, che erano costretti a lavorare in condizioni di semi-schiavitù. I prigionieri erano alloggiati in campi di concentramento allestiti vicino alle gallerie e, a causa delle condizioni terribili nelle quali erano costretti a lavorare, il tasso di mortalità era elevatissimo. Il progetto Riese non fu mai portato a termine: nei primi mesi del 1945 l’avanzata dell’Armata rossa costrinse i nazisti a sgomberare tutta la Bassa Slesia. In totale, erano stati scavati nove chilometri di gallerie.
Cos’era il progetto Riese e a cosa serviva
Il Progetto Riese, cioè "Progetto gigante", era la costruzione di un sistema di tunnel nelle montagne nella Bassa Slesia, una regione che durante la Seconda guerra mondiale faceva parte del territorio della Germania ed oggi è parte della Polonia: più precisamente, le gallerie si trovavano nell’area compresa tra il castello di Ksiaz e i Monti del Gufo. Il progetto prevedeva la costruzione di sette complessi di tunnel e, se fosse stato portato a termine, avrebbe dato vita a una vera e propria città sotterranea.

Le gallerie erano pensate soprattutto come rifugio e quartier generale per i leader nazisti, incluso Hitler. Probabilmente, i tunnel avrebbero dovuto avere anche altre funzioni, tra le quali quella di ospitare fabbriche sotterranee di armamenti, ma la documentazione disponibile non ci consente di conoscere con precisione gli ulteriori scopi del progetto. Quel che è sicuro è che i lavori presero avvio alla fine del 1943 e si interruppero nei primi mesi del 1945. Per comprendere le ragioni per le quali fu avviato il Progetto Riese bisogna considerare qual era la situazione della guerra nell’autunno del 1943: la Germania nazista occupava ancora gran parte dell’Europa, ma doveva fronteggiare gli attacchi dei sovietici sul fronte orientale e degli angloamericani in Italia. Inoltre, il territorio tedesco era sottoposto a continui bombardamenti aerei, che avevano effetti devastanti. Hitler e i gerarchi nazisti già disponevano di imponenti strutture da usare come quartier generale, la più nota era la Wolfsschanze (tana del lupo), situata presso la città di Rastenburg (oggi in Polonia), dalla quale Hitler dirigeva le operazioni militari sul fronte orientale. Tuttavia, le strutture erano costruite in superficie e, di conseguenza, erano esposte ai bombardamenti. Per tale ragione, a settembre del 1943 le autorità naziste decisero di dotarsi di un quartiere generale sotterraneo, invulnerabile agli attacchi aerei.

La scelta non era del tutto nuova dato che simili strutture esistevano, o erano in costruzione, anche in altri Paesi, compresa l’Italia. Nel 1940 Mussolini aveva ordinato di scavare delle gallerie nel Monte Soratte, presso Roma, nelle quali si sarebbe trasferito, insieme ai suoi gerarchi, in caso di necessità. La costruzione non fu portata a termine, ma tra il 1943 e il 1944 le gallerie furono usate da Albert Kesserling, comandante delle truppe naziste in Italia, per installarvi il suo quartier generale. Inoltre, dopo la Seconda guerra mondiale, le gallerie furono ristrutturate e trasformate in tunnel antiatomici, capaci di resistere ad attacchi nucleari. Tunnel di questo tipo, del resto, negli anni della guerra fredda esistevano in molti Paesi e in alcuni casi oggi sono strutture museali visitabili.

La costruzione delle gallerie e i risultati dei lavori
Il progetto Riese fu approvato nel settembre del 1943 da Albert Speer, ministro degli armamenti e principale architetto del regime nazista, e da Fritz Todt, capo dell’omonima organizzazione, che si occupava di lavori edilizi. Fu stabilito di fondare un’apposita impresa di costruzioni, la Industriegemeinschaft Schlesien (Compagnia industriale della Slesia) e di far costruire le gallerie ai prigionieri di guerra, da rinchiudere in condizioni di semi-schiavitù in campi di concentramento nei pressi dei luoghi di lavori. I prigionieri provenivano soprattutto dall’Unione Sovietica, dalla Polonia e dall’Italia.

I lavori iniziarono nell’autunno del 1943 si rivelarono subito difficoltosi perché la composizione geologica del terreno, formato da rocce molto dure, faceva sì che gli scavi procedessero a rilento. Inoltre, a dicembre del 1943 tra i prigionieri scoppiò un’epidemia di tifo, che rallentò ulteriormente gli scavi. Nell’aprile del 1944 Hitler, insoddisfatto dei progressi, decise di affidare la realizzazione del progetto direttamente all’Organizzazione Todt, esautorando la Compagnia industriale della Slesia. L’Organizzazione allestì nuovi campi e fece trasferire prigionieri dai campi di sterminio, in particolare da Auschwitz: si stima che nel complesso lavorarono alla costruzione delle gallerie circa 13.000 prigionieri, costretti ai lavori forzati. Il tasso di mortalità era molto elevato, ma il numero di vittime non è noto. A dicembre del 1944 una nuova epidemia di tifo colpì i lavoratori e, poco tempo dopo, gli scavi furono interrotti perché l’Armata rossa, avanzando da Est, si stava avvicinando alle gallerie. Nei primi mesi del 1945 i cantieri dovettero essere sgomberati. Era stata realizzata solo una piccola parte delle gallerie, pari a circa 9 chilometri di lunghezza e a 25 chilometri quadrati di estensione. Le gallerie non furono mai usate per gli scopi per i quali erano state scavate, ma oggi alcune strutture, come quelle situate presso il castello di Ksiaz, sono aperte al pubblico.