Si è scritto e detto molto sul programma nucleare della Germania nazista. Sulla carta i tedeschi erano avvantaggiati rispetto agli americani, perché proprio in Germania, alla fine del 1938, fu realizzata la prima fissione del nucleo dell’uranio, prerequisito indispensabile per costruire la bomba. Nel 1939 gli scienziati tedeschi diedero avvio a un programma per l’utilizzo civile e militare dell’energia nucleare, ma il governo nazista non riteneva possibile costruire la bomba atomica prima della fine della Seconda Guerra Mondiale e investì poche risorse. Gli scienziati, divisi in gruppi rivali tra loro, riuscirono a raggiungere alcuni risultati, ma restarono lontani dalla costruzione della bomba. I loro progressi furono molto più lenti di quelli del progetto Manhattan, che, come sappiamo, realizzò l’atomica nell’estate del 1945.
La fissione nucleare nella Germania nazista
La premessa per la costruzione della bomba atomica è la fissione del nucleo atomico, cioè la capacità di “spaccare” il nucleo e liberare l’energia contenuta al suo interno. La fissione di un elemento pesante, l’uranio, fu realizzata per la prima volta a Roma dal gruppo di Enrico Fermi nel 1934. Fermi, però, non si rese conto del risultato che aveva ottenuto e la scoperta “ufficiale” della fissione avvenne nel dicembre del 1938 in Germania grazie a due fisici, Otto Hahn e Fritz Strassmann. Il contesto nel quale i due scienziati fecero la loro scoperta era molto “pericoloso”: in Germania era al potere il nazismo, che non faceva mistero delle sue mire espansionistiche e del suo odio per gli altri popoli.
Quando Hahn e Strassmann resero noto il loro risultato, in tutto il mondo i fisici iniziarono a studiare come liberare l’energia contenuta nella materia e utilizzarla sia per scopi pacifici, sia per costruire ordigni di enorme potenza esplosiva. Per farlo, era necessario dare vita una reazione a catena, cioè fare sì che la fissione di un atomo né innescasse a sua volta altre.
Il primo "club dell’uranio"
Nell’aprile del 1939 un gruppo di fisici tedeschi costituì un gruppo di ricerca, noto come club dell’uranio (uranverein), per studiare le possibili applicazioni della fissione. Il timore che l’uranverein potesse costruire la bomba atomica per Hitler spinse gli scienziati europei esuli negli Stati Uniti a fare pressioni sul presidente Roosevelt affinché finanziasse un programma per realizzare l’ordigno, dando così avvio a quello che diventerà il progetto Manhattan.
L’avvio del programma nucleare nazista
Nei primi mesi di lavoro gli scienziati tedeschi non fecero grandi progressi, ma nel settembre del 1939, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, fu costituito un nuovo uranverein. Questa volta la ricerca era posta sotto il controllo delle forze armate, che assunsero la gestione del prestigioso Kaiser-Wilhelm Institut für Physik (Istituto di Fisica “Imperatore Guglielmo”), situato a Berlino nel quartier Dahlem. Il progetto, diretto da Kurt Diebner, riuniva scienziati molto noti, tra i quali Werner Heisenberg, premio Nobel nel 1932. Oltre a condurre ricerche, il gruppo installò un laboratorio di test a Gottow, una cittadina non lontana da Berlino oggi parte del comune di Nuthe-Urstromtal, con l’obiettivo di costruire un reattore nucleare. La Germania, del resto, disponeva di tutte le risorse necessarie, sia pure in quantità limitate: l’uranio, che poteva estrarre nel territorio della Cecoslovacchia, e l’acqua pesante, che serviva come “moderatore” del reattore ed era prodotta nella Norvegia occupata dai nazisti.
I limiti del programma e la divisione dei gruppi di ricerca
Il programma raggiunse l’apice dello sviluppo nel 1942, quando il numero di scienziati che vi collaboravano arrivò a circa settanta. Tuttavia, il programma non era considerato una priorità dal governo, secondo il quale la bomba non sarebbe stata pronta prima della fine della guerra. La Germania era interessata a sviluppare armi di nuovo tipo (le wunderwaffen, letteralmente “armi miracolose”), ma puntò su tecnologie diverse da quella atomica e tra il 1943 e il 1944 costruì i primi missili, V1 e V2. I missili, però, pur avendo un impatto psicologico devastante sul nemico, erano molto imprecisi e non erano in grado di influenzare l’andamento della guerra.
Nel 1942 le forze armate abbandonarono il controllo del Kaiser-Wilhem Institut, che tornò sotto l’egida della Società scientifica Kaiser Wilhem. La direzione dell’istituto fu assunta da Heisenberg, che continuò a lavorare a Berlino fino al 1943, quando i laboratori furono trasferiti in altre città, Hechingen e Haigerloch, a causa dei bombardamenti. L’esercito, tuttavia, mantenne il controllo del laboratorio di Gottow, diretto ancora da Diebner. Si formarono così due gruppi di ricerca distinti, che continuarono gli esperimenti e le ricerche fino alla fine della guerra, ma lavoravano in forte competizione tra loro.
I risultati
È impossibile dire con precisione quanto gli scienziati tedeschi arrivarono vicini alla costruzione di una bomba atomica, perché i progetti erano segreti. Sembra però che fossero piuttosto lontani dall’obiettivo. Tra il 1944 e il 1945 il gruppo di Diebner riuscì a creare alcuni reattori (obiettivo raggiunto già nel 1942 da Fermi negli Stati Uniti), mentre il gruppo di Heisenberg, nonostante i tentativi, non riuscì mai a costruirne uno funzionante. I tedeschi avrebbero potuto al massimo realizzare una bomba sporca, cioè un ordigno non basato su una reazione a catena, ma capace ugualmente di disperdere materiale radioattivo. Una bomba, in altre parole, più potente di un ordigno convenzionale, ma molto meno distruttiva di uno atomico. Secondo alcuni studiosi, Diebner fece esplodere una o più bombe sporche come sperimentazione, ma non vi è conferma della notizia.
La reazione degli Alleati
Mentre era in corso la guerra, gli Alleati non conoscevano l’evoluzione del progetto tedesco e, temendo che potesse raggiungere risultati “pericolosi”, organizzarono alcune operazioni militari per danneggiare gli impianti e i laboratori della Germania.
Nel 1943, inoltre, diedero avvio all’operazione Alsos, mirante ad appropriarsi delle tecnologie e degli scienziati nemici, e due anni più tardi, quando occuparono la Germania, catturarono i principali fisici tedeschi e li internarono in Inghilterra. Gli scienziati erano ancora internati il 6 agosto 1945, quando la bomba Little Boy distrusse Hiroshima, e restarono scioccati nello scoprire che i loro “colleghi-rivali” erano stati capaci di realizzare l’atomica.
Perché la Germania non costruì la bomba e gli Stati Uniti sì?
Vari elementi impedirono ai tedeschi di avere successo. Anzitutto, il nazismo e i regimi suoi alleati avevano provocato la fuga di molti scienziati, in parte perché ebrei, in parte perché contrari alle dittature. Di conseguenza, tutti i migliori fisici dell’epoca si trovavano negli Stati Uniti.
Inoltre, l’organizzazione dei due programmi era molto diversa, perché, a differenza del progetto Manhattan, in Germania non fu creato un unico gruppo di lavoro. Il budget dei tedeschi, infine, era nettamente inferiore a quello americano: è stato calcolato che le risorse finanziarie investite dai nazisti erano di 1000 volte più basse di quelle del progetto Manhattan.