Tra i bunker antiatomici in Italia il più grande è Stella d'Occidente (o West Star) ad Affi in provincia di Verona, realizzato negli anni '60 per scopi militari. Ormai, avendo terminato la sua funzione, è dismesso da diversi anni e l'obiettivo attuale è riqualificarlo per trasformarlo in un museo.
Le caratteristiche del bunker antiatomico di Affi
Ad Affi, un piccolo Comune di poco più di 2000 abitanti nel veronese, negli anni '60 fu progettato e costruito il più grande bunker antiatomico italiano. Si tratta di una vera e propria città nella città: 13000 m2 di estensione con un'ampiezza della parte operativa di 4000 m2. La struttura presentava caratteristiche eccezionali come la capacità di resistere ad un ordigno atomico della potenza di 100 kiloton, ovvero quasi 7 volte più potente della bomba di Hiroshima. Inoltre, il bunker permetteva senza problemi la sopravvivenza per almeno 3 mesi di 400 uomini, con anche una svariata quantità di attività di svago, come le palestre e i bar. L'accesso era garantito da due distinti ingressi, nominati Alfa e Beta, e da un'uscita di emergenza aggiuntiva.
Come ogni bunker antiatomico, anche West Star si compone di massicci muri in cemento armato perimetrali con duplice funzione tecnologica:
- quella di sostegno dei carichi verticali agenti, come il peso del terreno della montagna al di sopra del bunker, nonché protezione dalle possibili esplosioni nucleari;
- quello di schermatura dalle radiazioni generate da un eventuale ordigno atomico.
La struttura si sviluppa principalmente su due livelli, piano terra e primo piano. A questi si aggiunge poi un terzo livello, al di sotto del piano terra, principalmente costituito da una serie di cunicoli ad altezza uomo necessari per il contenimento di tutta la parte impiantistica del bunker. Tutto il complesso si serviva di una serie di sensori di pressione per rilevare possibili anomalie esterne. Questi sensori, collegati ad un meccanismo di chiusura delle zone di comunicazione di aria con l'esterno, permettevano l'eventuale protezione dall'ingresso di radiazioni provenienti dagli ambienti esterni. Al suo interno, gli spazi centrali di comando erano separati dagli ambienti di contorno tramite blast doors, ovvero porte blindate di imponente massa a movimentazione innescata da pistoni idraulici.
La storia del bunker Stella d'Occidente
Il bunker venne chiamato West Star ed era il centro di comando del FTSAE, ovvero le Forze Terrestri Alleate del Sud Europa. Il suo obiettivo, ovvero quello di garantire protezione a seguito di un ipotetico attacco nucleare, calzava appieno le ideologie politico-sociali dell'epoca, cioè quelle della Guerra Fredda. Come è noto, in questo periodo storico riecheggiava fortemente l'idea della la nascita di un conflitto nucleare tra la Russia e gli Stati Uniti.
In una superficie di circa 13000 m2 nasceva in sotterrano quello che sarebbe diventata un'opera di rifermento nel contesto dei bunker antiatomici. La stessa fu letteralmente scavata all'interno del Monte Moscal e divenne operativa nel 1966, periodo nel quale fungeva da posto di comando per eventuali conflitti bellici e punto di coordinamento delle operazioni NATO anche nei periodi "freddi". Il suo nome americano, West Star, si contrapponeva proprio alle ideologie Russe, rappresentate all'epoca simbolicamente con la famosa Stella Rossa.
Il nuovo progetto di "musealizzazione"
Grazie al supporto tecnico fornito dall'Università di Firenze, il complesso sito ad Affi – ora inutilizzato – prenderà nuovamente vita. Di recente infatti, la possibilità di riutilizzare il bunker antiatomico a fini culturali pare essere sempre più certezza. L'idea progettuale contestualizza l'utilizzo del bunker come un museo focalizzato sugli eventi della guerra fredda. Il team di progettazione racconta i primi stralci del progetto ai microfoni di TV locali, sintetizzando la sviluppo di tre percorsi di visita per il museo: (1) base, destinato prevalentemente a semplici curiosi o eventuali turisti di passaggio; (2) intermedio, principalmente destinato a scolaresche e studiosi di settore; (3) esperienziale, dedicato principalmente agli estimatori di strutture di rifugio in sotterraneo, come appunto i bunker. La difficoltà maggiore nella progettazione vedono l'instaurarsi di due grosse problematiche, la prima afferente alla grandezza della struttura nel suo complesso e la seconda relativa alla poca conoscenza del manufatto punto per punto.
L'imponente lavoro non mira solo a dare nuova linfa ad una struttura verso l'oblio della fatiscenza, ma dà anche importanti testimonianze storiche e documentazioni ufficiali utili per lo studio e l'approfondimento delle tematiche politico-sociali dell'epoca.