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9 Maggio 2025
16:39

Il rischio di guerra India-Pakistan e la questione della deterrenza nucleare: intervista agli esperti

Abbiamo intervistato Matteo Miavaldi e Francesca Marino, esperti di India e Asia meridionale, per aiutarci a inquadrare il conflitto tra India e Pakistan nel Kashmir nel quadro geopolitico mondiale e per capire quali potrebbero essere i rischi effettivi di un'escalation.

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Il rischio di guerra India-Pakistan e la questione della deterrenza nucleare: intervista agli esperti
Intervista a Matteo Miavaldi e Francesca Marino
Matteo Miavaldi lavora per Il Manifesto ed è esperto di India e Asia meridionale; Francesca Marino lavora per Limes ed è specializzata in India e Asia meridionale
india pakistan

I recenti scontri con raid aerei, missili e droni tra India e Pakistan stanno riportando l'attenzione su questa area del mondo, in un contesto particolarmente complesso dal punto di vista geopolitico con già due focolai di guerra accesi con il conflitto russo-ucraino e il conflitto israelo-palestinese. La preoccupazione è che gli attuali scontri possano dare origine a un terzo focolaio potenzialmente in grado di intervenire nei già delicati equilibri geopolitici mondiali, anche alla luce del fatto che entrambi i Paesi possiedono arsenali nucleari. Per aiutarci a inquadrare meglio la crisi tra India e Pakistan e capire quali potrebbero essere i rischi effettivi di un'escalation abbiamo intervistato Matteo Miavaldi e Francesca Marino, giornalisti rispettivamente per Il Manifesto e Limes, entrambi esperti di geopolitica dell'India e dell'Asia meridionale.

Quanto è considerata probabile al momento un'escalation?

Matteo Miavaldi: L'establishment militare e l'amministrazione politica del Pakistan ha mosso delle promesse di guerra dicendo che ogni goccia di sangue pachistano versata verrà vendicata. Ma come verrà vendicata, quando verrà vendicata e quanto è tutto da vedere. A questo punto credo che per il Pakistan sia diventata una questione di orgoglio: lo Stato e l'esercito pachistano si sentono in dovere di dimostrare alla loro popolazione che esiste un Governo che li protegge. La stessa cosa vale per l'India, in quanto l'attacco indiano è avvenuto dopo il l'attentato terroristico del 22 aprile nel Kashmir, quindi per certi versi l'India ha già dimostrato alla popolazione indiana che esiste un governo forte che la difende. Il Pakistan, invece, deve ancora farlo.

In caso di guerra come cambierebbero gli equilibri geopolitici?

Matteo Miavaldi: Domanda da un milione di dollari. Una guerra come quelle a cui stiamo assistendo in Ucraina non mi sembra uno scenario molto probabile, perché la differenza di forza tra i due Paesi è enorme. L'India ha il secondo esercito più numeroso al mondo dopo quello cinese, in fase di ammodernamento ma molto molto capace; il Pakistan invece ha molte difficoltà economiche che ricadono anche sulle potenzialità belliche del Paese. In tutto questo vanno tenuti d'occhio i due grandi player internazionali, cioè gli Stati Uniti (che stanno cercando di riportare India e Pakistan sulla via del dialogo e di ottenere una de-escalation attraverso il il Dipartimento di Stato), ma soprattutto la Cina in quanto avversario regionale dell'India e alleato abbastanza forte del Pakistan. Il gigante asiatico ha invitato con un comunicato India e Pakistan a una de-escalation, ma sottolineando che la sovranità del Pakistan deve essere mantenuta integra. Ciò potrebbe essere interpretato come un messaggio per l'India del tipo “C'è una linea rossa che voi non dovete sorpassare e se la sorpassate ci siamo noi”, e probabilmente potrebbe contenere il livello di escalation a cui l'India può aspirare.

Come si pone questo conflitto rispetto ai focolai già accesi in Ucraina e Medio Oriente?

Matteo Miavaldi: Per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino, le similitudini sono piuttosto scarne. Per quanto riguarda il Medio Oriente, invece, secondo me è interessante notare una similitudine per quanto riguarda le modalità. L'India ha infatti fondamentalmente sparato una serie di missili e bombe molto all'interno del territorio pachistano (perché sono stati colpiti anche degli obiettivi nel Punjab) sulla base dell'accusa che l'India ha fatto al Pakistan di essere responsabile dell'attentato terroristico del 22 aprile. L'accusa è stata mossa senza la minima prova, tanto che il Pakistan l'ha respinta proponendo di aprire una Commissione d'inchiesta indipendente. L'India si dice invece sicura della responsabilità da parte del Pakistan e ha bombardato degli obiettivi che l'India descrive come terroristici, nella fattispecie campi di addestramento. ma che il Pakistan descrive come degli obiettivi civili. Qui c'è una similitudine con quello che Israele ha fatto iniziando a bombardare Gaza, sostenendo che gli obiettivi degli attacchi fossero luoghi in cui si nascondevano i terroristi. Questa sorta di “precedente” potrebbe aver fatto ritenere all'India che avrebbe potuto agire in modo analogo senza temere grandi ripercussioni da parte della comunità internazionale.

Il rischio nucleare è concreto oppure gli arsenali dei due Paesi possono funzionare come deterrenti?

Francesca Marino: Non vedo il rischio nucleare come uno scenario concreto. Però è possibile che la situazione possa degenerare. Gli arsenali nucleari possono sicuramente agire come deterrenti, ma a preoccupare non è tanto la possibilità concreta dell'uso di ordigni nucleari: ambedue le parti saprebbero che il nucleare potrebbe rappresentare la fine di entrambi i Paesi. A preoccupare è soprattutto il rischio che la situazione degeneri, ad esempio se i pachistani dovessero attaccare postazioni in città indiane: in quel caso le conseguenze potrebbero essere importanti.

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Veronica Miglio
Storyteller
Innamorata delle parole sin da bambina, ho scelto il corso di lingue straniere per poter parlare quante più lingue possibili, e ho dato sfogo alla mia vena loquace grazie alla radio universitaria. Amo raccontare curiosità randomiche, la storia, l’entomologia e la musica, soprattutto grunge e anni ‘60. Vivo di corsa ma trovo sempre il tempo per scattare una fotografia!
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