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8 Maggio 2025
17:12

I tre scenari possibili del conflitto India-Pakistan: de-escalation, rappresaglia limitata e guerra

I recenti scontri tra India e Pakistan riaccendono i timori su un conflitto che dura dal 1947 ma che sta ha raggiunto toni molto accesi. Pur con tutte le incertezze del caso, gli scenari al momento verosimili sono la de-esclation, la rappresaglia limitata e un'escalation senza restrizioni.

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I tre scenari possibili del conflitto India-Pakistan: de-escalation, rappresaglia limitata e guerra
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I raid aerei con lanci di missili compiuti dall'India contro il Pakistan sul territorio conteso del Kashmir nella notte compresa tra il 6 e il 7 maggio 2025, avvenuti come risposta alla strage di turisti a Pahalgam del 22 aprile, hanno provocato almeno 34 vittime e scatenato contrattacchi da parte del Pakistan provocando di fatto uno scambio di attacchi con droni e aerei. Si teme per il rischio di escalation, soprattutto sulla base del fatto che entrambi i Paesi – le cui tensioni durano da decenni – detengono arsenali nucleari.

In una situazione così delicata è necessario rifuggere il catastrofismo ma anche fare appello ad una notevole dose di realismo politico. La cosiddetta “ombra del nucleare” potrebbe essere di per sé un incentivo per evitare gli scenari più tetri. È tuttavia necessario sottolineare il fatto che India e Pakistan non stanno combattendo una “guerra fredda”, ma sono invece coinvolte in un conflitto reale motivato da paure, interessi e rivendicazioni reali.

Al momento naturalmente è quasi impossibile fare previsioni dettagliate, ma possiamo tracciare i contorni dei tre principali scenari futuri che si configurano anche alla luce del contesto geopolitico di questa area del mondo.

Primo scenario: la de-escalation

In questo scenario la leadership politica e, soprattutto, quella militare alla guida del “Paese dei Puri” (significato etimologico del termine “Pakistan”) decide di non rispondere alla provocazione indiana, limitandosi a uno show di forza (movimenti di truppe, esercitazioni lampo e via dicendo) e a fare la voce grossa, ma senza passare all'azione, per poi procedere ad un lento ma guardingo processo di normalizzazione al fine di riportare la tensione al livello esistente prima dell'attentato di Pahalgam. Questo è lo scenario più ottimista che piacerebbe ai più.

Secondo scenario: la rappresaglia limitata

Rappresenta forse lo scenario che in questo momento i pachistani stanno prendendo maggiormante in considerazione e che, a ben vedere, hanno già attuato in passato nei confronti dell'India (Operazione “Swift Retort” a seguito del bombardamento di Balakot, il 26 febbraio del 2019) e nei confronti dell'Iran (Operazione “Mar Bar Sarmachar” a seguito dell'attacco missilistico da parte dei Pasdaran contro obiettivi terroristici nel territorio del Beluchistan pachistano, il 16 gennaio 2024). Questo è lo scenario che lascia aperte le incognite maggiori perché potrebbe dare il via ad una spirale di azioni e reazioni che potrebbero rientrare oppure finire fuori controllo.

Terzo scenario: escalation e guerra

Questo scenario prevede che il Pakistan reagisca alla provocazione indiana con una risposta militare senza restrizioni di sorta, trasformando il confronto in una vera e propria guerra come non accadeva dal 1971. Il grande timore legato a questo scenario è legato alla possibilità – al momento particolarmente remota – che dagli “scambi convenzionali” si possa passare a una guerra termonucleare, dal momento che entrambi i Paesi sono di fatto potenze nucleari.

L'asimmetria geopolitica nel conflitto tra India e Pakistan

Il conflitto indo-pachistano dura dal 1947, cioè da quando i due Paesi ottennero l'indipendenza dal dominio coloniale britannico, e riguarda soprattutto l'appartenenza del Kashmir, conteso tra i due Paesi. Da allora India e Pakistan hanno combattuto quattro guerre, oltre a numerosi incidenti di frontiera e momenti di accesa tensione. Sebbene per oltre due decenni il Pakistan riuscisse a tenere a bada l'ascesa della possente rivale, la catastrofica sconfitta nella guerra del 1971 portò all'ottenimento nel 1974 dello status di potenza nucleare da parte dell'India (Operazione “Smiling Buddha”), relegando il Pakistan al rango di potenza di secondo ordine che nemmeno il raggiungimento dello status di stato nucleare nel 1998 (Operazioni “Chagai-I” e “Chagai-II”) è riuscito a modificare.

Dopo quasi ottant'anni di storia separata e parallela, al netto di infiniti problemi e contraddizioni interne che li attanagliano e che sembrano non avere soluzione, i due giganti del subcontinente indiano presentano una sostanziale asimmetria nell'ambito del cosiddetto “hard power”. Oltre ad essere meno esteso territorialmente e assai meno dotato in fatto di risorse naturali, il Pakistan impallidisce demograficamente nei confroniti dell'India. Questo porta l'India a superare il Pakistan in quanto a PIL totale PIL pro capite, oltre che nella postura militare, con il Pakistan che possiede un terzo delle Forze Armate e di Sicurezza indiane.

Le differenze di “peso” tra i due paesi sono tali da suggerire la conclusione che, se il Pakistan avesse ottenuto le armi nucleari, non avesse utilizzato sapientemente e spietatamente il terrorismo internazionale di matrice islamica ai danni del vicino e non fosse stato particolarmente abile ad instaurare rapporti diplomatici e di proficua collaborazione, quasi sicuramente sarebbe già stato schiacciato dall'India e scomparso dalle mappe geografiche.

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Cartina politica del Kashmir con evidenziate le opposte rivendicazioni territoriali. Credit: CIA

La contesa del Kashmir, che vede sia Nuova Delhi che Islamabad rivendicare il controllo della totalità del territorio kashmiro, per esempio, ha un'importanza strategica tale da non permettere alcun passo indietro alle due leadership. Anche le opposte spinte ideologiche (l'Islamismo politico in Pakistan e la Hindutva in India) non lasciano molto spazio di manovra a tutti coloro che propugnano invece un sistema di “convivenza pacifica” tra due stati che, nel bene o nel male, rappresentano in ogni caso la “continuazione etnica e culturale” l'uno dell'altro.

In questo groviglio di eventi storici e interessi geopolitici uguali ed opposti, non resta che continuare a monitorare la situazione cercando di interpretare le mosse correnti e future delle opposte leadership, sperando nel meglio ma senza escludere a priori il peggio.

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