Le luci delle città che brillano nella notte possono essere uno spettacolo mozzafiato, ma è uno spettacolo che si paga a caro prezzo. Negli ultimi decenni, e in particolare dagli anni '90, l'inquinamento luminoso è cresciuto fino a diventare una questione sempre più significativa, "rubandoci" la possibilità di ammirare il cielo notturno e diventando al tempo stesso fonte di innumerevoli problemi: energetici, scientifici, ambientali, e anche umani.
Cosa vuol dire che la luce inquina?
Siamo abituati a pensare all'inquinamento come alla dispersione di materiali di origine artificiale nell'ambiente naturale o alla contaminazione delle acque, dell'aria, e del suolo da parte di sostanze tossiche o pericolose a causa delle attività umane. E allora come può semplicemente la luce essere fonte di inquinamento? La risposta è che luce inquina quando c'è ma non ci dovrebbe essere.
L'inquinamento luminoso infatti è la presenza di luce artificiale dove è indesiderata, impropria, o eccessiva. L'esempio più semplice è quello dell'illuminazione cittadina quando non è rivolta correttamente verso la sede stradale, ma si disperde indiscriminatamente in tutte le direzioni, anche dove non serve. Questo non solo costituisce uno spreco di energia, ma ha delle conseguenze negative in moltissimi ambiti.
La perdita del cielo notturno
L'illuminazione notturna è una cosa che ormai diamo per scontata. Viviamo immersi in laghi di luce artificiale, sotto una coltre di foschia luminosa, ma non è sempre stato così. In passato, l'illuminazione delle città era garantita prima dalle lampade ad olio, poi dai lampioni a gas, e infine dalle lampadine elettriche. Ma fuori dai centri abitati, era sufficiente allontanarsi di pochi chilometri per ritrovarci avvolti nel buio della notte, sotto un cielo trapunto di migliaia e migliaia di stelle.
Un cielo stellato che ha sempre riempito gli esseri umani di meraviglia e di sgomento, ma che al tempo stesso era un compagno fedele su cui fare affidamento per trovare punti di riferimento nello spazio e nel tempo: la Stella Polare, timone della volta celeste; il Grande Carro che guarda a settentrione; Orione, il gigante nel cielo d'inverno; il Triangolo estivo che porta la bella stagione; la Via Lattea, che fiume argentato che divide a metà il cielo notturno. Nomi che ancora oggi conosciamo, ma che difficilmente riusciamo ad osservare, se non in momenti particolari, magari in vacanza lontano dalle nostre case. Stelle e pianeti sono stati i protagonisti di miti e leggende che sono parte integrante del nostro patrimonio culturale; perderli significa perdere una parte della nostra identità: una parte di ciò che ci rende umani.
Le ragioni dell'illuminazione artificiale
La ragione per cui negli ultimi anni abbiamo assistito ad una proliferazione dell'illuminazione artificiale dipende in parte da un minore consumo di energia delle tecnologie di illuminazione con l'utilizzo di lampade di tipo LED (light emitting diode), ma soprattutto da una concezione sociale e politica che associa uno spazio urbano intensamente illuminato ad una idea di sicurezza, di pulizia, e di benessere. Tuttavia, per quanto intuitivo, questo paradigma è scientificamente tutto da dimostrare.
Le conseguenze dell'inquinamento luminoso
Si potrebbe pensare che la perdita della possibilità di osservare il cielo notturno sia una faccenda che riguarda solo astronomi e appassionati di astrofotografia. È fuori da ogni dubbio che la presenza delle luci artificiali renda più difficile il lavoro di chi si occupa di ricerca scientifica astronomica, tanto è vero che da decenni gli osservatori astronomici si sono spostati dalle campagne appena fuori città verso luoghi sempre più remoti: altipiani montuosi, deserti rocciosi, isole in mezzo all'oceano, e ancora più recentemente, nello spazio grazie all'uso dei satelliti e dei telescopi orbitali.
Ma una ormai crescente mole di studi hanno dimostrato come l'illuminazione artificiale impropria o eccessiva abbia effetti deleteri sugli esseri umani, sulla vita animale, e addirittura su quella vegetale. Un gran numero di meccanismi biologici si basano sull'alternanza giorno-notte e sul ciclo delle stagioni, che vengono sperimentate dagli organismi in base alla lunghezza delle ore di luce; l'illuminazione artificiale può alterare questi meccanismi, con conseguenze negative. Abbiamo quindi studi degli effetti sugli artropodi, sui rettili, sugli uccelli, sui mammiferi, e sulla vita marina.
Come ridurre l'inquinamento luminoso
Ci sono diverse strategie che si possono mettere in atto per ridurre l'impatto dell'inquinamento luminoso. L'introduzione della lampade a LED, per quanto riguarda il consumo energetico, ha avuto come conseguenza la proliferazione delle luci sia come numero che come intensità. Inoltre, le lampade a LED spesso emettono una luce "fredda" che, a causa della prevalenza delle frequenze più alte (luce blu), è anche quella che può creare più problemi per animali ed esseri umani. Una robusta legislazione locale e nazionale potrebbe mettere un freno a questo eccesso.
Altri accorgimenti sono ad esempio il corretto orientamento dell'illuminazione stradale (rivolta quindi esclusivamente verso il basso), il corretto taglio dei fasci luminosi per l'illuminazione delle facciate di palazzi e monumenti (in modo che la luce venga bloccata completamente dalla sagoma dell'edificio e non si perda verso il cielo), e infine la corretta temporizzazione dell'illuminazione (in modo che si attivi solo quando è strettamente necessaria).